venerdì 11 ottobre 2013

Di tabú linguistici (nel calcio) e di altre sciocchezze (sportive)



(foto da internet)

Probabilmente i chiodini appassionati di calcio sapranno che il Getafe ha prelevato un nuovo attaccante: il romeno Ciprian Marica. 
Fin qui niente di strano. Il problema è sorto quando l'ex giocatore dello Schalke ha dovuto scegliere la maglietta con il relativo numero, e poi farsi stampare il nome sulla schiena.
I dirigenti del Getafe l'hanno subito sconsigliato di farsi apporre il suo cognome; un cognome che in Romania non significa niente ma, e qui sta il problema, in Spagna è un termine volgare per definire un omosessuale. 
Il termine in questione, com'è noto, è il diminutivo di maricón, appellativo poco gentile per definire un gay. L'equivalente in italiano sarebbe checca o frocetto.
Florian Marica, secondo i dirigenti della sua nuova squadra, si sarebbe tirato addosso gli sberleffi delle tifoserie di tutti gli stadi di Spagna.  Quindi, il nostro ha deciso di farsi chiamare solo con il suo nome di battesimo (Florian): da una settimana infatti, i tifosi avversari si erano già scatenati con le prime ironie su siti e sui social network.

Esponenti della forte comunità romena presente in Spagna hanno fatto sapere di non condividere la scelta del calciatore, mentre le associazioni gay non si sono ancora espresse. 




(foto da internet)

Un altro problema linguistico è presente, da anni, nel seno del Barça: infatti, il miglior giocatore del mondo, Lionel Messi, viene chiamato, da queste parti, Leo, mentre che in Argentina, in maniera affettuosa è, per tutti, Lío
Orbene, lío, nello spagnolo della penisola iberica,  sta per confusione, casino, problema grosso. Quindi, meglio che i gol vengano segnati da Leo e non da un tal Casino...
Lasciando da parte il calcio, ci ha colpito la notizia di un atleta italiano, il quale, per aggirare un test antidoping ha pensato bene di ripulire l'urina mediante un pene falso! 
Incredibile ma vero!  Si tratta di un pene di plastica che, con la semplice pressione di un bottone, espelle l'urina, senza sostanze dopanti, inserita in precedenza dentro un'apposita capsula. L'inganno, nel più puro stille Totò truffa, è stato denunciato dalla Wada, l'Agenzia mondiale antidoping. 






(foto da internet)

Il kit pene-falso-capsula-siringa-tubo è in vendita su Internet, a 130 euro. E' disponibile in cinque tonalità di pelle, dal bianco albino fino al nero, e in unica misura!  
Va fissato al pube con un cerotto, mentre quello vero, udite, udite, si dovrebbe nascondere come si può. 
Durante il controllo antidoping, l'atleta deve solo premere un pulsante per provocare l'espulsione dell'urina ripulita. 
L'espediente, sostengono i suoi ideatori, è infallibile perché anche i giudici più scrupolosi di solito omettono l'unico passaggio necessario per scoprire se il pene è vero o falso: toccare con mano! 
Come direbbe il compianto De Coubertin: l'importante è pisciare.... 

1 commento:

Elia ha detto...

Molto interessante questo post! :)