mercoledì 24 aprile 2013

Strafalcioni

(foto da internet)
 
La lingua italiana parlata ai nostri giorni è piena di "tossine grammaticali", modi di dire o espressioni che sono entrate nel lessico comune, ma che fanno a pugni con la correttezza e la sensibilità linguistica. E al primo posto di un'ipotetica classifica degli errori, o "almeno ai piani alti", assicurano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, linguisti, già autori del fortunato Ciliegie o ciliege, ci sarebbe proprio quel Piuttosto che divenuto ora titolo del loro ultimo libro (Sperling & Kupfer). Un manuale che, oltre a una sezione dedicata alla "tossina" più usata dagli italiani, con relativa analisi dell'espressione simbolo della degenerazione linguistica, comprende un breviario di ben 300 "cose da non dire ed errori da non fare". E se è assodato che il famoso congiuntivo, regola prima della sintassi, compare ormai ben di rado sui giornali, nei blog e nelle chat, e se politici e personaggi pubblici lo ignorano nelle interviste radiofoniche o televisive, questa volta Della Valle e Patota concentrano la loro attenzione su un elenco infinito di scivoloni comunicativi.





Ricordate il facci al posto di faccia, reso famoso dal ragionier Ugo Fantozzi in un suo film del 1975, con il suo celeberrimo facci lei..., fino ad arrivare all'uso improprio dell'accento sulla terza persona del verbo dare, mentre sulla seconda persona dell'imperativo che vorrebbe l'apostrofo (da' retta a me) si mette erroneamente l'accento. Raggruppati in ordine alfabetico, gli errori più diffusi, sono seguiti dal modo corretto di dire e da citazioni di quanto scritto o detto dai personaggi colti in fallo. Perché, avvertono gli autori, mentre non è lecito né opportuno infierire su chi, per umile estrazione, non ha dimestichezza con la lingua italiana, è giusto fare le bucce a chi di comunicazione vive e si serve.  



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