(foto da internet)
Ci ha lasciato, all'età di 77 anni, Enzo Jannacci, poeta-medico-musicista, cantautore dal sorriso beffardo, stralunato, assurdo, protestatario, malinconico, venato di profonda tristezza. E' stato autore di canzoni che formano parte del nostro immaginario collettivo, dal celebre Vengo anch’io, a Quelli che, diventata una sorta di inno, all’Armando, a Ci vuole orecchio, a Ma mi, scritta con Strehler, a Ho visto un re, scritta con Dario Fo.
Personaggio originale, anomalo e fuori dal coro, Jannacci faceva il musicista con lo spirito del dilettante, pronto a cambiare, a distinguersi sempre dagli altri.
Se ne va con lui una certa Milano, forse una città che non esiste più; quella Milano raccontata da Vittorio De Sica, in Miracolo a Milano, ma anche da Mario Monicelli nel film Romanzo Popolare, con Ornella Muti e Ugo Tognazzi, quella Milano della Vita Agra di Luciano Bianciardi.
Artista poliedrico e senza schemi fissi, nella sua lunga carriera artistica, Jannacci ha cantato in dialetto milanese, quando nessuno si sarebbe azzardato a farlo, ha fatto lo stralunato in tv tra gli anni '60 e '70, e ha raccontato come nessun altro gli ultimi, i perdenti, i barboni, le prostitute e la gente di malavita, creando uno stile particolarissimo.
Ciao Enzo!
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