(foto da www.lastampa.it)
Complimenti a Van Basten: la marea olandese ha travolto una piccola, incerta e smarrita Italia. Esordio peggiore impossibile: la nazionale di calcio ha beccato in una sola partita più gol di quelli che aveva incassato ai mondiali di Germania.
Conclusione: si torna tutti coi piedi per terra.
L’Italia del secondo tempo, spinta dall'orgoglio e da un tifo caldo all’inizio, ma via via rassegnato, non è servita a molto. Roberto Donadoni si sforza di assorbire la botta del 3-0 olandese e di rimettere insieme i cocci azzurri. «Mi fido di questi ragazzi - spiega nella conferenza stampa di fine partita - andiamo avanti sapendo che la prossima gara con la Romania sarà ancora più importante. Io sono ottimista, si deve essere ottimisti, ci sta che si perde. Se pensiamo di aver chiuso non abbiamo capito nulla. E' stata una serata no, ma guardiamo avanti, altrimenti andiamo subito in vacanza anziché a Zurigo».
Conclusione: si torna tutti coi piedi per terra.
L’Italia del secondo tempo, spinta dall'orgoglio e da un tifo caldo all’inizio, ma via via rassegnato, non è servita a molto. Roberto Donadoni si sforza di assorbire la botta del 3-0 olandese e di rimettere insieme i cocci azzurri. «Mi fido di questi ragazzi - spiega nella conferenza stampa di fine partita - andiamo avanti sapendo che la prossima gara con la Romania sarà ancora più importante. Io sono ottimista, si deve essere ottimisti, ci sta che si perde. Se pensiamo di aver chiuso non abbiamo capito nulla. E' stata una serata no, ma guardiamo avanti, altrimenti andiamo subito in vacanza anziché a Zurigo».
(foto da internet)
Per chi ha guardato la partita, gli azzurri hanno alquanto annoiato e allora… abbiamo visto come i disegni tatuati sulla pelle dei calciatori danzavano da un lato all’altro dello schermo, visto che di tatuaggi i calciatori ne sono i più forti espositori al mondo.
Delfini, maschere maori, crocifissi, granchi, compleanni, anniversari, stellette, coppe del mondo, trifogli, samurai e centurioni. Loro hanno la pelle come un foglio da disegno, una tela, un muro. Bicipiti, quadricipiti, polpacci e pance buoni per affreschi, una pelle da ricoprire di inchiostro indelebile. In realtà il legame tra sportivi e tatuaggi è più che consolidato, visto che si tratta di una forma d'arte nata millenni fa in Polinesia per dare risalto alla bellezza fisica (soprattutto maschile), e, si sa, che tanti atleti sono estremamente vanesi.
Tutto il mondo è paese, ma in Italia le critiche alla «fighetteria» dei calciatori sono particolarmente insistenti. Già da un po' di tempo non si esita ad individuare un filo conduttore tra le prestazioni degli azzurri e le loro pettinature curate e premurosamente levigate dopo ogni fallo subito.
Il binomio calciatori-bella vita, in realtà, è vecchio come l'arte della pedata. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stata un'evoluzione: molti giocatori, oltre a frequentare locali alla moda e coprirsi di abiti firmati, hanno addirittura inaugurato proprie linee di abbigliamento.
Il binomio calciatori-bella vita, in realtà, è vecchio come l'arte della pedata. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stata un'evoluzione: molti giocatori, oltre a frequentare locali alla moda e coprirsi di abiti firmati, hanno addirittura inaugurato proprie linee di abbigliamento.
Di fronte a tali nuove tendenze, i tatuaggi intesi come forma di trasgressione valgono poco o nulla.
«Il tatuaggio è un messaggio, ovvio - dice Bruno De Michelis, psicologo del Milan - il nome dei familiari esprime un forte legame. Indelebile, indistruttibile e sulla carne. E quindi è anche un messaggio fortissimo. Ma un tempo lo facevano nobili e carcerati: solo gli ergastolani potevano esibire determinati segni, erano come dei gradi. Oppure gli indios che giravano nudi proprio per esprimere la tribù d'appartenenza. Farsi quindi un “tribale” vuol dire sentirsi un guerriero. Io temo però che calciatori e in genere la maggior parte di quelli che ne hanno lo facciano unicamente per un fatto di moda, estetico». Le date sono state quasi tutte trasformate e scritte in numeri romani: l’antica Roma è di moda tra i tatuati, perché simboleggia la grandezza e l'onore, concetti forti.
Cassano ha un delfino azzurro sul gomito sinistro, ha scelto un animale nobile e gentile come lui proprio non è. E una maschera maori sull'altro braccio. Sulle spalle il segno del cancro, un ideogramma sul braccio sinistro. E poi anche un drago e un ramo d'albero. Materazzi è il campione mondiale; il più particolare è un indiano arrabbiato sul petto: se lo fece fare quando Cuper lo metteva in panchina.
E via alle quattro stellette mondiali, una Coppa del Mondo, l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci sulla pancia, fiori e farfalle sul braccio destro. «Materazzi così racconta la sua vita - dice Alessandra Maggiora Vergano, la sua tatuatrice personale - è il suo modo di esprimere le emozioni: arriva che ha già le idee chiare, io mi limito a consigliarlo. Tutto indelebile, certo». In totale Materazzi ne ha 23. Come il suo numero di maglia: inciso pure quello.
Cannavaro sul braccio destro ha un samurai, sulla schiena due maschere giapponesi, una donna e un anziano, e poi fiori di ciliegio. Totti fu tra i primi a esibire un centurione. Del Piero fra i nuovi ha un'aquila. Forse vuole volare.
Si sentono tutti un po’ guerrieri! Ma speriamo che alla prossima partita non dovremo soffermarci sui loro quadri… e potremo guardare una bella partita di calcio!
4 commenti:
Non mi piacciono i ragazzi con i tatuaggi. Sono orribili!
Via Donadoni, è meglio Lippi. Con i tatuaggi non si fanno gol.
A me invece mi piacciono. Mi sembrano erotici.
Credo che l'olanda ha avuto un po' di fortuna nei due primi segni, ma l'italia ha sciupato parecchie oppurtunità di segnare. I tre gol non riflettono l'incontro. Un giorno sfigato no!
Saluti
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