(foto da internet)
A Bologna, nonostante la pioggia, in quartieri popolari, i volontari seminano sciarpe e indumenti “sospesi”, chiusi in sacchetti trasparenti di plastica e con all’interno un biglietto: «Questo oggetto non è stato smarrito, ma è un regalo a chi ne ha bisogno per l’inverno».
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Il progetto “Dona una sciarpa”, realizzato dall’associazione Guardian Angels di Bologna, si sta allargando in altre dieci città italiane, da Milano a Torino, da Padova a Cagliari: e ovunque un’antica tradizione napoletana, il “caffè sospeso”, simbolo di generosità, diventa così il simbolo di una nuova solidarietà. Un piccolo gesto, potenzialmente quotidiano, però di grande valore per gli italiani che dall’inizio della grande crisi, ormai dieci anni fa, non vedono ancora l’uscita dal tunnel, e affrontano l’aria avvelenata dell’impoverimento con una delle armi migliori, la generosità contagiosa, di un popolo resiliente. «Nei nostri giri tra i poveri e con i poveri non facciamo che incontrare italiani. Altro che stranieri… E questo fatto, da solo, vale più di qualsiasi statistica sull’aumento della povertà nel nostro Paese» racconta Giuseppe Balduini, presidente dei Guardian Angels bolognesi.
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Con il tassello degli indumenti, quelli che tra l’altro sprechiamo ogni giorno visto che un terzo dei nostri guardaroba non è mai utilizzato, il puzzle del “sospeso” è sempre più completo. A Napoli sono le donne a spingere l’avanzata del “sospeso” in altri territori, rispetto al caffè: il gruppo Salvamamme ha stretto un accordo con una trentina di negozi di giocattoli. Chi vuole, ne compra uno per i suoi bambini e ne lascia un altro pagato per chi viene dopo e non può permettersi l’acquisto. In Puglia è nata la Banca delle visite, una start up di giovani che non si occupano di tecnologia avanzata, non stanno insieme da smanettoni a caccia dell’idea giusta per svoltare, ma hanno messo in campo la dimensione del “sospeso” nel settore della Sanità. Così, a fronte di ormai 12 milioni di italiani che rinunciano a curarsi per mancanza di soldi, come se l’assistenza sanitaria fosse stata cancellata dall’album dei diritti dei cittadini, nella regione pugliese ci sono tante persone che pagano una visita e lasciano il conto “sospeso” a favore degli ultimi.
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Sono state create, da Nord a Sud, da Bolzano a Catania, reti per il “sospeso” che vanno dalla pizza ai libri, dai gelati ai biglietti d’ingresso nei musei, nei teatri, nei cinema. Tutto solo attraverso il tam tam e con la potenza dell’effetto emulazione, più forte di qualsiasi inanità, pubblica e privata. Spiega Balduini: « Il boom del “sospeso” è il segnale di un salto in avanti che sta facendo il volontariato in Italia. Non abbiamo più voglia di lamentarci dell’inconsistenza accertata dei politici, di quanto promettono con un diluvio di slogan e non mantengono mai. A questo punto la risposta è: “Lo stiamo facendo noi”. E non abbiamo più voglia di restare alla finestra, magari solo a lamentarci».
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E tra chi cavalca l’onda lunga del “sospeso”, accanto all’idea di stanare così gli indifferenti cronici, appare anche la bandiera del marketing, altra necessità quando, per esempio, un’attività commerciale non tira e ha bisogno di qualche scossa salutare. A Mestre, dove non arrivano i turisti da spennare come a Venezia, Wilmer Fogarin per catturare clienti ne inventa una al giorno, dalle feste a sorpresa al caffè “sospeso” per gli indigenti, una novità per i veneti sempre attenti agli schèi. E Fogarin forse non immagina neanche che anche il colosso mondiale del caffè, Starbucks, per sfondare in Cina sta utilizzando il grimaldello del “sospeso”. Attraverso un instant message il cliente cinese benestante, che scopre il piacere dell’espresso in versione americana, lo può a sua volta offrire gratis al cliente cinese povero. Anche la furbizia globale è un segno del successo di un piccolo miracolo, chiamato dono di massa, del made in Italy della solidarietà.
1 commento:
L´Iniziativa Caffèe Sospeso mi sembra benissima perché tutti possano godere delle piccole piacere della vita!
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