mercoledì 1 novembre 2017

Che fine avevano fatto i disoccupati?

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(foto da internet)
“Cercasi personale per diversi ruoli”, c’era scritto sul cartello che campeggiava sulla porta d’ingresso della panetteria Pattini in Corso Garibaldi a Milano. E, poi fra parentesi, le mansioni: barista, cassiera, commessa, panettiere, pasticcere, addetto pulizie. Cinque annunci, uno per ognuno dei punti vendita dello storico marchio di gastronomia milanese. Cinque posti di lavoro. Cinque settimane senza riuscire a coprire anche solo una di quelle caselle. Siamo in Italia, per la cronaca, un Paese con il tasso di disoccupazione all’11,2% e con quello giovanile al 34,2%. Ed è un piccolo paradosso che merita di essere approfondito: «I curriculum arrivano - spiega Pattini - ma i problemi iniziano al colloquio. Cerchiamo una cuoca che affianchi la nostra, per darle una mano, ma nessuna vuole farlo. Avevamo preso un barista, ma ha rifiutato un contratto perché altrimenti perdeva i 700 euro di disoccupazione. L’altro giorno è venuta una cuoca e ce l’ha detto chiaramente: io comincio da voi, ma aspetto la risposta alla domanda di disoccupazione. Se mi danno l’assegno, non vengo. E non è venuta. Un’altra ha rifiutato il lavoro perché mi ha detto che da piazzale Loreto a qua ci metteva troppo tempo ad arrivare». Cinque fermate di metropolitana. Dieci minuti, attese comprese."Ho messo i cartelli subito dopo Ferragosto, sono riuscito a prendere solo quattro persone, due delle quali sono andate via"
"Cerco baristi e panettieri ma non li trovo": l'offerta dell'imprenditore di Milano (1.400 euro per 8 ore) va a vuoto da mesi
(foto da www.repubblica.it)
L'offerta era chiara: otto ore di lavoro al giorno e uno stipendio che, a seconda della mansione, oscilla tra 1.200 e 1.400 euro netti. Sembra uno scherzo, ma il signor Pattini è serissimo: «Noi offriamo un impiego stabile, perché ci mettiamo tanto a formare i nostri addetti e non vogliamo ricominciare da capo ogni volta», spiega. Anche perché, almeno fino a quattro, cinque anni fa, continua Pattini, questo della formazione era un problema non da poco: «La gente veniva da noi, imparava a fare il pane, o il panettone, e poi se ne andava in alberghi o in altre attività come la nostra», raccontava. Ora è diverso: a Milano di negozi come il suo ne sono rimasti pochi, il mercato si è chiuso: «Se vieni da noi, rimani da noi». 
"Cerco baristi e panettieri ma non li trovo": l'offerta dell'imprenditore di Milano (1.400 euro per 8 ore) va a vuoto da mesi
(foto da www.repubblica.it)
L'imprenditore aggiungeva ancora: "I voucher per noi erano perfetti, il personale era in regola e lavorava per le ore necessarie e nei momenti di maggior bisogno. Varie casalinghe, per esempio, lavoravano tre ore al mattino, dopo aver lasciato i figli a scuola"L'altra questione riguardava i giovani. "I ragazzi - continua il titolare delle panetterie - stanno con noi qualche mese, poi chiedono lettere di referenze e vanno a lavorare all'estero. L'anno scorso è successo  quattro volte. All'estero infatti, l'arte della panificazione e della pasticceria italiana ha successo: Lo vediamo dai turisti che vengono qui in negozio, apprezzano i prodotti tradizionali". Da aprile, raccontava, gli affari erano aumentati, "piace la nostra volontà di rimanere una bottega, producendo tutto quello che vendiamo e sfornando pane fresco ad ogni ora del giorno". Paradossalmente, però, nessuno voleva entrare a far parte di questa tradizione che piaceva a tutti. 
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(foto da internet)
Poi all'improvviso, dopo aver letto la storia sui giornali, la notizia è arrivata anche fuori  Milano città, e l'imprenditore affema di aver ricevuto candidature mirate, di persone con esperienza nel settore. La notizia, in realtà, è arrivata molto più lontano dell'hinterland milanese. “Abbiamo ricevuto candidature e telefonate dalla Sicilia, dall’Abruzzo e persino dall’Australia - racconta sorridendo - e dobbiamo ancora esaminare gli ultimi curriculum”.
In molti, da più canali, accusano l’azienda di aver inscenato una finta ricerca di personale per farsi pubblicità. “Se fosse così saremmo stati molto bravi. La verità è che anche noi siamo stupiti da quanto successo in pochi giorni. Basti pensare che il fornaio, che inizia a lavorare all'una, mi ha raccontato che il telefono continua a squillare anche durante la notte”.
I nuovi assunti sono cinque, spiega Romano, "a cui si aggiunge un sesto ragazzo, studente universitario, che lavorerà part time da lunedì, e Pamela, assunta come cassiera pochi giorni fa. Oltre a Valentina e Ahmed, ci sono un addetto alle pulizie di origine filippina e due baristi italiani: uno, di ritorno da un’esperienza in Inghilterra, che inizierà a lavorare mercoledì, e l’altro, Massimo, è già dietro il bancone. “Io lavoravo come barista - racconta - martedì la mia fidanzata ha letto che Pattini cercava personale e, sapendo che volevo cambiare azienda, mi ha consigliato di provare. Sono assunto da giovedì, part time giovedì per il primo mese che funge da periodo di prova, in attesa di concludere l’altro rapporto di lavoro”.

Milano, Pattini toglie i cartelli: "Oltre 1.200 candidati in tre giorni, ne abbiamo assunti 5"
(foto da www.repubblica.it)

Obiettivo centrato, quindi, anche se non tutte le posizioni sono complete. “Continueremo a fare colloqui per coprire ancora tre posti rispondendo a chi ci ha scritto in questi giorni”
Valentina, 34 anni e tre figli, da ieri lavora come banconista nella panetteria Pattini di corso Garibaldi. “Avevo mandato il curriculum a inizio ottobre senza ricevere risposta. Mercoledì, leggendo la storia sui giornali, ho chiamato per chiedere spiegazioni. Sono stata convocata per il colloquio giovedì e mi hanno assunta”. Ahmed, egiziano, ha iniziato il mese di prova in negozio giovedì. “Sono in Italia da otto anni - spiega dopo aver finito il suo turno - qui ho sempre fatto il fornaio, anche se nel mio paese sono ingegnere”.

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(foto da internet)
Valentina e Ahmed sono due dei cinque dipendenti assunti negli ultimi giorni dalla panetteria. “Abbiamo tolto i cartelli venerdì mattina, in due giorni sono arrivati circa 1.200 curriculum" spiega Alberto Romano, genero di Angelo Pattini e amministratore delle panetterie, sbalordito dal clamore suscitato dalla notizia della loro difficoltà a trovare personale.

Sarà allora che è proprio vero quello che cantava il molleggiato Adriano Celentano negli anni '70: Chi non lavora non fa l'amore.

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