(foto da internet)
Alberto Ferrero Della Marmora nacque a Torino nel 1789 e fu avviato alla carriera
militare seguendo la tradizione di famiglia. Influenzato dagli ideali della
Rivoluzione francese, nutrì per un certo periodo simpatie repubblicane. Studiò nella Scuola militare di Fontainebleau, e iniziò la carriera militare
nell'esercito francese, prendendo parte a numerose campagne contro l'Austria.
Nel 1819 fece uno dei suoi primi viaggi di studio
in Sardegna per studiare l'ornitologia dell'isola. Questo viaggio gli fornì un ampio materiale, che utilizzerà nei suoi successivi
scritti.
Nel 1821, in seguito ai moti piemontesi, venne confinato in Sardegna, perché sospettato di
connivenza con i rivoltosi. Fu riammesso in servizio nel 1824, a disposizione del viceré di
Sardegna.
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Durante questo periodo compì numerosi viaggi nell'isola. Frutto di queste escursioni fu la pubblicazione di
numerose opere, tra cui ricordiamo il noto Voyage en Sardaigne ou Description statistique, physique et politique de cette île avec des recherchessur ses productions naturelles et ses antiquités.
Nel 1845, uscì a Parigi la Carta della Sardegna, da lui curata, e, nel 1860, venne pubblicata la sua opera più conosciuta: Itinéraire de l'île de Sardaigne, pour faire suite au voyage en cette contrée.
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Il suo Voyage en Sardaigne, fu un forte stimolo per i viaggiatori desiderosi di conoscere l'isola. Il libro è impreziosito da 19 tavole illustrate, ed è una straordinaria descrizione paleontologica e geologica, fisica, linguistica e politica dell'isola, con accurate ricerche sulle sue produzioni naturali e le sue antichità.
Viaggiatore instancabile, scrisse l'Itinéraire come una sorta di guida nella quale sono indicate le cose più importanti che non si possono tralasciare di vedere. Della Marmora dedicò all'isola oltre cinquanta pubblicazioni di taglio scientifico che contribuirono a far conoscere, specialmente all'estero, una terra fino ad allora completamente ignota.
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Nel primo volume del Voyage, Della Marmora stila un compendio di storia sarda, descrive l'isola dal punto di vista fisico e climatico; ne esamina il regno minerale, vegetale ed animale, parla degli abitanti (caratteristiche fisiche, costumi, abitudini), della loro lingua e conclude con un quadro sull'amministrazione e sulle
attività economiche.
Nel capitolo VII del suddetto volume, si può leggere: "Fra le usanze dei campagnuoli della
Sardegna, alcune sono degne di nota e sembrano risalire all'antichità più
remota: citeremo le seguenti: ponidura o paradura. Quando un pastore ha subito qualche perdita e vuol rifare il
suo gregge, l'usanza gli dà facoltà di fare quel che si dice la ponidura o
paradura. Egli compie nel suo villaggio, e magari in quelli vicini, una vera
questua. Ogni pastore gli dà almeno una bestia giovane, in modo che il
danneggiato mette subito insieme un gregge d'un certo valore, senza contrarre
alcun obbligo, all'infuori di quello di rendere lo stesso servizio a chi poi lo
reclamasse da lui (...)”.
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Ebbene, sa paradura, o sa ponidura -il primo termine deriva dal verbo parare (formare, creare), e il secondo da ponnere, (mettere a disposizione)-, ovvero l'antichissima rete di
solidarietà descritta da Della Marmora nel XIX secolo, è tornata a funzionare in questi giorni per i terremotati umbri, in particolare per gli allevatori della
zona di Cascia a cui i pastori sardi doneranno mille pecore per
favorire la ripresa delle attività zootecniche della Valnerina.
L’antica pratica di mutuo soccorso in uso in Sardegna, è stata già esportata in continente dopo il tragico terremoto dell'Aquila, quando alcuni allevatori sardi donarono dei capi ovini ai pastori abruzzesi.
Il nuovo progetto è stato
presentato al Centro operativo di Cascia da Emilio
Carau, funzionario della protezione civile nazionale, e dal sindaco di Cascia Gino Emili.
La donazione solidale è stata programmata per il 9 aprile.
Gratzias meda!
(A Gio, M.G. e a S., con affetto)
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1 commento:
Itte bellu! Gratzias medas a tie!Unu saludu
Gio
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