mercoledì 8 febbraio 2017

L'arte del saper scrivere che non c'è più

Risultati immagini per lettera dei docenti universitari 
(foto da internet)

"Molti studenti scrivono male in italiano, servono interventi urgenti".  È il contenuto della lettera che oltre 600 docenti universitari, accademici della Crusca, storici, filosofi, sociologi e economisti hanno inviato al governo e al parlamento per chiedere "interventi urgenti" per rimediare alle carenze dei loro studenti: "È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente", si legge nel documento partito dal gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità. Hanno deciso di denunciare con una lettera indirizzata al Governo, alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e al Parlamento: «il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato - si legge nella lettera, intitolata `Saper leggere e scrivere: una proposta contro il declino dell’italiano a scuola´ - anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i governi. Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all’aggiornamento degli insegnanti, ma non si vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema».
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(foto da internet)

Da tempo - continua la lettera - i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcune facoltà hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana". Secondo i docenti, il sistema scolastico non reagisce in modo appropriato, "anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico".


 
 (foto da internet)

"Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all'aggiornamento degli insegnanti, ma - si fa notare -  non si vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema. Abbiamo invece bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti, oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né l'impegno degli insegnanti, né l'acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti". Nella lettera si indica quindi una serie di dettagliate linee d'intervento per arrivare, "al termine del primo ciclo" di studi, ad un "sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti".
 Nella lunga lista dei firmatari ci sono molti nomi illustri della Accademia della Crusca, rettori universitari, docenti di letteratura italiana, storici, matematici, costituzionalisti, economisti e docenti di diritto pubblico comparato e romano.
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"Circa i tre quarti degli studenti delle triennali sono di fatto semianalfabeti - si legge tra i commenti dei docenti alla lettera -  È una tragedia nazionale non percepita dall’ opinione pubblica, dalla stampa e naturalmente dalla classe politica. Apprezzo che finalmente si ponga il problema. Ahimè, ho potuto constatare anch'io i guasti che segnalate, dal momento che il mio esame è scritto e ne vengono fuori delle belle... È francamente avvilente trovarsi di fronte ragazzi che vogliono intraprendere la professione di giornalista e presentano povertà di vocabolario, scrivono come se stessero redigendo un sms, con conseguenti contrazioni di vocaboli, o inciampano sui congiuntivi".

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I docenti universitari, dunque, propongono alcune linee di intervento: una revisione delle indicazioni nazionali che «dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari», che dovrebbero contenere i «traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni» e l’introduzione di «verifiche nazionali periodiche» durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano. «Sarebbe utile - affermano - la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media, anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari ordini di scuola»

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I docenti si dicono «convinti che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base. Questi momenti costituirebbero per gli allievi un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti avrebbero finalmente dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro».   

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