(foto da internet)
Su un foglio da quaderno, e con pochi colori, un bambino di nome Elia ha immaginato il futuro di Castelluccio di Norcia. Lo vede ricostruito interamente, proprio lì dov'è, ai piedi del monte Vettore.
Il disegno vuole mandare un messaggio positivo al paese: in alto, Elia scrive: Ricostruirete tutto.
Sua madre Anna l'ha pubblicato sul gruppo Facebook Quelli di Castelluccio, con la speranza che tutto torni come prima.
Jonathan Jones, columnist del giornale britannico The Guardian, scrive, invece, sulla basilica di San Benedetto di Norcia: "Scompare un bagaglio culturale unico. La chiesa di Norcia simboleggia tutto quello che di meraviglioso ha l'Italia".
Jonathan Jones, columnist del giornale britannico The Guardian, scrive, invece, sulla basilica di San Benedetto di Norcia: "Scompare un bagaglio culturale unico. La chiesa di Norcia simboleggia tutto quello che di meraviglioso ha l'Italia".
È difficile scrivere sul terremoto che da agosto sta colpendo l'Italia centrale. Le parole, in queste occasioni, come abbiamo scritto (purtroppo) solo due mesi fa, crollano.
Abbiamo voluto, ricordare, a modo nostro, chi non c'è più, la sofferenza dei cosiddetti montanari testardi (sic), rievocando la bellezza dei luoghi colpiti dal sisma e la vita incastonata in borghi sperduti ricchi di storia mediante tre semplici simboli. La forza di continuare risiede proprio nel nostro patrimonio storico e socio-culturale in senso lato; tutto ciò che, in definitiva, ci protegge e ci educa ad essere persone migliori. Siamo più fragili e spaesati, più vulnerabili, o almeno così ci sentiamo da queste pagine, quando esso viene a mancare...
Normal.dotm
0
0
1
33
190
eoi sagunt
1
1
233
12.0
<![endif]-->
-->
(foto da internet)
Iniziamo, quindi, dal primo simbolo scelto: la basilica di San Benedetto di Norcia di cui rimane in piedi la sola facciata. Essa sorge su quella che, secondo la tradizione, fu la
casa natale dei santi Benedetto e Scolastica.
La facciata, a capanna, presenta, nella parte
inferiore, un unico portale, sormontato da una
lunetta ogivale con gruppo scultoreo raffigurante la Madonna col Bambino fra
due angeli adoranti; ai lati, entro altrettanti tabernacoli, vi sono due
statue: San Benedetto e Santa Scolastica. Ai lati del
rosone, quattro bassorilievi raffiguranti i simboli degli Evangelisti. La
facciata era sormontata da due pinnacoli e da una croce marmorei.
La basilica era a forma di croce latina, con un'unica navata
coperta con capriate lignee. Al di sotto della chiesa, si trovano la cripta e un'area archeologica con i resti di una domus romana di epoca
imperiale. Nella Basilica, tutti i giorni alle ore 19,45, un monaco benedettino, in
silenzio, si avvicinava alla scala che portava nella cripta cercando di passare inosservato: lì si teneva la Compieta.
(foto da internet)
La Compieta, com'è noto, è l’ultima preghiera della sera che scandisce la vita dei monaci: veniva recitata in
latino ed era accompagnata da canti gregoriani. La comunità di monaci la dedicava a San Benedetto prima di ritirarsi
nel monastero, per poi riprendere il mattino seguente alle 4,30 con il Mattutino.
(foto da internet)
Andando verso nordest, al confine con le Marche, si trova quel che resta di Castelluccio di Norcia, un borgo famoso per le lenticchie e per la spettacolare
fioritura di giugno-luglio. Castelluccio è il nostro secondo simbolo: un luogo unico, un sito incantato fuori dal tempo. Un paese di montagna, circondato dalle vette imponenti dei Monti Sibillini.
Situato ad oltre 1.450 metri, domina un vasto
altipiano; chi c'è stato, ricorderà la percezione di vastità, di silenzio, e il panorama mozzafiato che spazia all'infinito.
Creato intorno al XIV secolo, Castelluccio è rimasto sostanzialmente immutato e rappresenta uno di quegli insediamenti-modello in cui l'uomo è riuscito, per secoli, a convivere e a migliorare un territorio, in una perfetta simbiosi con la natura.
(foto da internet)
I 20 chilometri quadri di campi che lo circondano, producono poche centinaia di quintali di lenticchie di altissima qualità.
I campi di lenticchie, però, sono anche i protagonisti
involontari di un fenomeno unico al mondo: la Fiorita. A tarda primavera, nel
periodo che precede la raccolta dei legumi, i campi assistono allo sbocciare di fiori che imprimono all'intera piana una fisionomia cangiante, fatta di colori e di figure geometriche.
Il verde iniziale, diventa giallo, poi rosso e infine blu/viola. I tre protagonisti
della mutazione sono i fiori di colza, i papaveri e i fiordalisi.
La Fiorita si manifesta tra la fine di maggio
e la prima metà di luglio e, nella sua fase finale, attrae turisti e fotografi che si riversano sulla piana e sulle due strade che la attraversano, per ritrarre, ed ammirare, lo spettacolo unico della vastissima conca.
(foto da internet)
Terzo e ultimo gioiello: un po' più a nord di Castelluccio, si trova Visso, in provincia di Macerata. Nel borgo si custodivano, nel Palazzo dei Governatori, 27 manoscritti di Giacomo Leopardi, tra cui quello dell’Infinito (ascolta>>).
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, si è offerto di ospitare, per metterli al sicuro, i preziosi documenti nel capoluogo emiliano.
Il patrimonio letterario costituito dai manoscritti leopardiani
è di proprietà del Comune. Nel 1868, l’allora sindaco di
Visso, comprò a Prospero Viani, preside del Liceo Galvani di Bologna i suddetti manoscritti. Il Viani, trovatosi in difficoltà economiche, fu infatti
costretto a disfarsi di una parte della sua collezione di opere leopardiane e
la cedette al Comune di Visso per 400 lire.
Tra i manoscritti vi sono sei Idilli (tra cui L’Infinito e La sera del dìdi festa -ascolta>>-), cinque sonetti, l’Epistola al Conte Carlo Pepoli, quattordici
lettere scritte tra il 1825 e il 1831 all’editore milanese Stella e un commento
alle rime del Petrarca.
Caro Elia, il cor, nonostante tutto, e per dirla col Leopardi, non si spaura...
Caro Elia, il cor, nonostante tutto, e per dirla col Leopardi, non si spaura...
Nessun commento:
Posta un commento