lunedì 28 settembre 2015

Lessico e arte (I)


 (foto da internet)

Cari chiodini, iniziamo quest'oggi una nuova rubrica settimanale dedicata al lessico (e all'arte). Probabilmente ricorderete un libro di testo che si usava tempo fa nelle nostre scuole, edito da Bonacci, il mitico Uno.
In esso, gli autori utilizzarono il David di Michelangelo -a dir il vero un po' censurato-  per etichettare le parti del corpo in italiano.
Ebbene, ci proponiamo di analizzare lo stesso campo lessicale servendoci dei numerosi esempi presenti nell'arte italiana.
Inizieremo il nostro viaggio dalla parte superiore del corpo: la testa.
Il dizionario ci offre questa definizione: "(...) nell’uomo è il segmento più elevato del corpo, situato al di sopra del collo (è sinonimo di capo, ma in varie regioni si usa quasi esclusivamente testa)".
Per illustrarla, abbiamo scelto un quadro di Caravaggio, David con la testa di Golia.


(foto da internet) 

Il quadro è conservato nella galleria Borghese di Roma.  Venne dipinto attorno al 1609-1610. E' un olio su tela di 125x101 cm. Venne eseguito, probabilmente, a Napoli, dove Caravaggio, fuggito da Roma, si trovava in esilio per l’accusa di omicidio. Non è noto il committente dell'opera. 
Nel quadro si può osservare come David regge e osserva il capo mozzato di Golia, con un'espressione che denota una certa pietà verso l'avversario sconfitto, e nel cui viso Caravaggio avrebbe raffigurato il proprio autoritratto
Sulla spada appare l’iscrizione  H.AS O S: il motto agostiniano Humilitas occidit superbiam, che sta per l'umiltà uccise la superbia.
Secondo i critici, il pittore avrebbe inviato la tela al cardinale Scipione Borghese, come dono per il pontefice Paolo V, allo scopo di ottenere il perdono del Papa e favorire il suo ritorno a Roma. 
La grazia fu accordata ma Caravaggio, dopo un avventuroso viaggio verso la città eterna, morì in Toscana, sulla spiaggia di Porto Ercole, il 18 luglio 1610. 
Numerosissimi i modi di dire, in italiano, con il termine testa.
Ne ricordiamo uno, ahimè, che rimanda alla tela del Caravaggio: giocarsi la testa.
 


Caravaggio (Michelangelo Merisi)(Milano 1571 – Porto Ercole, Grosseto 1610)
David con la testa di Golia
1609-1610
Olio su tela, cm 125x101
Inv. 455
Provenienza: collezione del cardinale Scipione Borghese
Il dipinto fu eseguito con tutta probabilità a Napoli, dove Caravaggio, fuggito da Roma nel 1606, si trovava in esilio per l’accusa di omicidio. Non è noto il committente dell'opera e si deve forse allo stesso pittore la scelta del soggetto: la vittoria dell’eroe d’Israele sul gigante filisteo Golia.
David non manifesta un fiero atteggiamento di trionfo mentre regge e osserva il capo mozzato di Golia; la sua espressione è piuttosto di pietà verso quel “peccatore”, nel cui viso Caravaggio avrebbe raffigurato il proprio autoritratto. La descrizione del volto di Golia, così vividamente espressiva nella fronte corrugata, la bocca spalancata per l’ultimo respiro, lo sguardo sofferente, l’incarnato esanime, rappresenta il risultato del dramma umano vissuto dall’artista. L’iscrizione che compare sulla spada “H.AS O S” e’ stata sciolta dalla critica con il motto agostiniano Humilitas occidit superbiam.
L’episodio biblico diventa quindi impressionante testimonianza degli ultimi mesi di vita di Caravaggio, rendendo plausibile l’ipotesi secondo la quale il pittore avrebbe inviato la tela al cardinale Scipione Borghese, quale dono da recapitare al pontefice Paolo V per ottenere il perdono e il ritorno in patria. La grazia fu accordata ma Caravaggio, quasi al termine del viaggio verso Roma, morì sulla spiaggia di Porto Ercole.
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