(foto da internet)
Ci sono nel mondo tanti liquori all'anice: il raki turco, l'ouzo greco, il pastis francese. In Italia, c'è la sambuca, e quella per antonomasia è la sambuca Molinari.
La sambuca è un liquore dal sapore dolciastro, la cui base essenziale viene
realizzata con anice e successivamente elaborata tramite l'uso di erbe naturali.
Se ne ottiene un liquore dolce e
vellutato, dalla consistenza densa e oleosa, dai sapori intensi e delicati, dall'aspetto trasparente e
incolore.
Secondo tradizione (ad esempio, per la Treccani) la sambuca deve il suo nome alla pianta del sambuco da cui si
ricava l'estratto.
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Secondo i padri (italiani) del liquore, invece, i signori Molinari, la sambuca non si ottiene dalle bacche del sambuco, come erroneamente si crede, e quindi, l'etimologia del nome non ha niente a che vedere con la pianta...
Molinari, nel suo ragionamento linguistico, cita Luigi Manzi, il vero inventore della sambuca, nel lontano 1851. Secondo Molinari, il Manzi, patriota italiano, amico di Giuseppe Garibaldi, diede quel nome al suo liquore in onore dei sambuchelli, gli acquaioli della sua Ischia natale, che andavano nei campi a ristorare i contadini, portando loro acqua e anice, notoriamente una combinazione dissetante. Chissà?!
La sambuca Molinari nacque quando Angelo Molinari, un romano verace, si stabilì, negli anni '40, a Civitavecchia, dove la sambuca era stata già inventata, appunto, da Luigi Manzi.
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La sambuca di Manzi, però, aveva come base l'anice verde, mentre che quella che Molinari lanciò, da Civitavecchia in tutto il mondo, aveva come base l'anice stellato. Le altre erbe, poi, che completano la ricetta del famoso liquore, sono ancora segrete.
Comunque, nel 1945, alla fine della guerra, nacque, ufficialmente, la sambuca Molinari.
Comunque, nel 1945, alla fine della guerra, nacque, ufficialmente, la sambuca Molinari.
Legata alla sambuca c'è una bellissima leggenda che vuole Mastroianni, in piena dolce vita, seduto una notte in un caffè di via Veneto. Il Marcello nazionale volle fare uno scherzo ai compagni di tavolo. Nel bicchierino di sambuca, all'improvviso, fece cadere un chicco di caffè e urlò: "c'è una mosca, c'è una mosca".
E fu così che nacque (?) la leggenda e la mitica sambuca con la mosca. Chissà... (noi vi ricordiamo che nel bicchierino di sambuca si possono aggiungere uno o due chicchi di caffè come ornamento, appunto la cosiddetta mosca, che masticata mentre si beve ne esalta il gusto).
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Comunque, il vero trampolino di lancio della sambuca Molinari, fu, senza dubbio, Carosello. Con i suoi slogan adatti alle famiglie: Occhio all'etichetta, Bevi poco ma bene, Molinari distrugge la sete, l'immagine della sambuca Molinari si legò con successo ai testimonial dell'epoca: da Walter Chiari a Paolo Stoppa, da Sidney Rome a Trapattoni.
Nel 1971, Antonio, il figlio di Angelo Molinari, iniziò a dirigere la ditta fondata dal padre, quando la produzione annua era già arrivata a un milione e 700 mila unità.
Con Antonio Molinari alla guida dell'impresa, la sambuca Molinari raggiunse una produzione di circa 9 milioni di bottiglie all'anno, vendute in Italia e all'estero, per un fatturato complessivo di 53 milioni di euro.
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Torniamo al liquore: la sambuca può essere servita liscia, come ammazzacaffè o
semplicemente come drink. Può essere utilizzata anche come correzione per il
caffè. E se bevuta con aggiunta di acqua fredda è anche chiamata sambuca col
fantasma in quanto aggiungendovi acqua, la sambuca diventa di un colore bianco opaco
somigliante al fumo.
In questi giorni la sambuca è tornata alla ribalta grazie a una notizia legata ai cosiddetti scontrini gonfiati che, ultimamente hanno come bersaglio i turisti che visitano l'Italia. Questa volta, però, c'è di mezzo un famoso caffè (il Doney), in via Veneto, a Roma, e la vittima dello scontrino gonfiato non è un malcapitato turista giapponese, ma un romano (de Roma) di nome Armando che
denunciò alle autorità competenti di aver pagato un bicchierino di sambuca consumato al bancone, rigorosamente in piedi, la bellezza di 12 euro!
Ma forse sarà stato uno scherzo alla Mastroianni??!
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