(foto da internet)
Cari lettori, la polpetta di questo lunedì di maggio è l'espressione, con valore scherzoso, rompere gli zebedei.
Il termine zebedei è equivalente a testicoli, specialmente nell'espressione sopraccitata.
L'etimo sembra provenire dal nome di Zebedeo, padre degli apostoli Giacomo e Giovanni, spesso citati nei Vangeli come filii Zebedaei.
Però perché si dice, in italiano, ad una persona che ci secca e/o ci infastidisce: non rompermi gli zebedei?
Probabilmente perché i due apostoli appaiono (quasi) sempre nel Vangelo in un ordine ben definito: prima Giacomo e poi Giovanni.
Coppia inseparabile, quindi, un po' come le gonadi maschili che accompagnano da sempre, secondo il volere di madre natura, la vita di chi scrive queste ciance.
Nessun commento:
Posta un commento