venerdì 3 maggio 2013

Merda artistica


(foto da internet)


Merda d'artista è il titolo di un'opera dell'artista italiano Piero Manzoni. Nel lontano 1961 l'autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di conserva, ai quali applicò un'etichetta con la scritta «merda d'artista» in inglese (Artist's shit), francese (Merde d'Artiste), tedesco (Künstlerscheiße) e italiano. Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell'artista. 
Manzoni mise in vendita i barattoli di circa 30 grammi ciascuno ad un prezzo pari all'equivalente in oro del loro peso. La creazione non mancò di suscitare interesse, sia a causa della radicale rottura con la tradizione artistica del tempo che per l'evidente segnale di degenerazione e decadenza dell'arte moderna. 
Ebbene, molti anni dopo, in piena era di internet, è nata in Francia VDM. L'acronimo sta per Vie De Merde, o meglio www.viedemerde.fr, uno dei grandi successi di internet oltralpe. Come funziona? In media, circa 1.500-2.000 persone inviano ogni giorno il resoconto di una loro disavventura, rigorosamente contenuto in non più di trecento caratteri, tre righe insomma, in una specie di twitter aumentato. Ma, attenzione, solo tre, non una di più, di queste tragedie in tre righe vengono pubblicate. In compenso, le leggono circa 200 mila persone al giorno. 
Ecco a voi un esempio: "Oggi, dopo aver lungamente discusso e scherzato con mia madre, le ho detto che se lei avesse avuto vent’anni di meno sarebbe stata sicuramente una mia amica. Non mi aspettavo che mi rispondesse: “Forse, ma sicuramente tu non saresti mai stato uno dei miei”. VDM».




(foto da internet)

L'idea è venuta a due giovani Maxime Valette e Guillaume Passaglia
I due ragazzi hanno capito che la gente ha voglia di scrivere le sue piccole avventure quotidiane e che, se si tratta di disavventure, altra gente ha voglia di leggerle. 
Il 12 gennaio 2008 è nato www.viedemerde.fr (per tutti oggi VDM) e da lì una tendenza che forse cigola con l'idea della grandeur francese, ma che ha conquistato, in poco tempo, i lettori ed è stata celebrata dai mass media. Basti pensare che il quotidiano Libération le ha dedicato una pagina intera!
Sulla scia di VDM, un anno dopo è nata Fuck My Life, in versione anglosassone, anch’essa gettonata da un pubblico che, secondo gli esperti in comunicazione,  è più giovane e un po’ più volgare di quello francese... 
L'esperimento nei paesi latini -udite, udite-, è invece  fallito. E' molto strano. Motivi ne abbiamo a sufficienza per riempire una VDM iberica ed italiana!  Qualcuno ha sottolineato che, in fondo in fondo, italiani e spagnoli preferiamo di gran lunga farci i fatti degli altri piuttosto che raccontare i nostri. 
Insomma, siamo dei pettegoli incalliti: meglio leggere le disavventure degli altri piuttosto che mettere in bella mostra le nostre. 
Il marchio VDM carbura anche nel mercato editoriale: libri e fumetti targati VDM hanno venduto più di 700 mila copie. 
L’agenda VDM, invece, si attesta su circa 25 mila all'anno. Mica male! 
Il sito web, oltretutto, è pieno zeppo di pubblicità e di merchandising. 
E il mese scorso è nata una serie televisiva, intitolata appunto Vie de merde, che spopola su NT1, per un  fatturato complessivo di circa un milione di euro. Come direbbe Piero Manzoni...  

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