(foto da internet)
È uscito in questi giorni Giocherò nel Barça, il secondo libro di Gemma Pasqual tradotto in italiano. L'autrice ci onora con la sua amicizia e ci ha gentilmente concesso questa breve intervista.
Questo è il
secondo libro che pubblichi in Italia, dopo la Ballerina di Baghdad. Credi che esista un forte interesse nel
nostro paese per la letteratura per ragazzi?
Senza dubbio, e specialmente per la
letteratura per ragazzi che parla di temi sociali e d'attualità.
Il titolo originale di questo
libro è difficile da tradurre in un’altra lingua. Come si è scelto Giocherò nel Barça?
Non lo so, non ho preso parte al processo
di traduzione. Suppongo che ci sia una relazione diretta con il titolo
originale Barça ou Barzakh! che significa giocherò nel Barça o morirò per
cercare di farlo; evidentemente stiamo parlando del Barça o della vita che
sperano di avere in Europa.
(foto da internet)
Il tuo libro è
anche una denuncia delle condizioni di vita dei giovani africani. Se nel libro
la Ballerina di Baghdad lo spunto è nato da un articolo di un giornale, che
cosa ti ha spinto a narrare una storia come questa?
Anche in questo caso sono state le notizie
dell’arrivo costante dei giovani
africani che mettono a repentaglio la loro vita per raggiungere l’Europa, con la
speranza di un mondo migliore. I dati, le notizie, le morti, l’età -sono sempre
più numerosi i giovani- le donne incinte, i bambini... tutto questo è
terrificante.
I sogni degli adolescenti di cui parli nel tuo libro, in
un modo o in un altro, si
spezzano, e Amadou è l’unico che potrà mantenere viva la speranza d’una vita
migliore grazie alla solidarietà e all’amore. Credi che, alla fine, siano
proprio i rapporti umani, i sentimenti,
che ci permettono di andare avanti?
Nei
miei incontri con i giovani, sempre spiego loro che c'è in noi una parte
selvaggia che dobbiamo addomesticare; qualcosa non funziona in noi adulti se
ancora esiste un primo mondo e un terzo mondo. Ci piaccia o no, la nostra vita
è regolata da leggi che fanno sì che questi giovani debbano giocarsi la vita
per cercare una vita migliore. Tutto ciò deve cambiare, e il cambiamento deve
nascere dalle nuove generazioni. Sono
convinta che le leggi devono tener conto dei rapporti umani e dei sentimenti
per poter avanzare. Tutti insieme dovremmo spezzare questa divisione tra primo
e secondo mondo e cercare di costruire un mondo migliore.
La casa
editrice che pubblica i tuoi libri in italiano è Edizioni San Paolo, una casa
editrice cattolica. In Italia c’è sempre stata una parte della chiesa attenta
ai problemi degli immigranti, dei giovani, delle donne, dei poveri. Credi che
in Spagna esista questo tipo di sensibilità nel mondo cattolico?
Mi piace pensare che Edizioni San Paolo,
una casa editrice importante, pubblichi i miei romanzi perché piacciono.
In Spagna come in Italia, esiste una parte della Chiesa attenta ai
problemi sociali, ma non solo nella Chiesa, bensì nella società intera. Non
possiamo restare a guardare come si susseguono le ingiustizie sociali. Comunque, tutti noi, e quindi anche gli
italiani, abbiamo veramente bisogno di governi che siano attenti ai problemi
delle persone.
Se tu dovessi classificare il tuo libro nei
sottogeneri della letteratura per ragazzi, come credi che si potrebbe catalogare Giocherò nel Barça?
Evidentemente è un romanzo sociale, ma è
anche un romanzo d’avventura.
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