lunedì 24 ottobre 2011

Andrea Zanzotto (in memoriam)



(foto da internet)

"Che cosa si capisce della vita dopo 90 anni? Niente", affermò il poeta Andrea Zanzotto, il 10 ottobre scorso, in occasione del suo 90esimo compleanno. È scomparso in questi giorni, il poeta che difese il paesaggio dalla devastazione urbanistica a tappeto, che non accettò mai l'ideologia leghista. Disse, in un'intervista a La Stampa: "La Padania non esiste, il popolo padano neppure". È sempre vissuto nella cosiddetta Marca trevigiana, la terra amata, cantata e mai abbandonata, che nel tempo è stata deformata dallo sviluppo e da un benessere che ha abiurato la 'venetitudine' del lavoro umile e silenzioso.
Andrea Zanzotto incarnava questi valori. La Beltà, raccolta di versi pubblicata nel 1968 e considerata ancora oggi la sua opera fondamentale, venne presentata da Pier Paolo Pasolini e Franco Fortini e consacrò Zanzotto al grande pubblico.
Zanzotto era il poeta delle cose semplici ma complesse, affiliato secondo la critica come continuatore della linea ungarettiano-ermetica. Un poeta delle parole cesellate e comprese dal loro interno. Mai magniloquenti ma sempre cariche di forza.

Zanzotto studiò a Treviso, poi all'Università di Padova dove si laureò in Lettere. Insegnò per anni a Valdobbiadene. Arruolato nel 1943, partecipò alla Resistenza veneta nelle file di Giustizia e libertà.



(foto da internet)

Dagli anni '60 iniziò il percorso poetico che lo condurrà a collaborare a numerosissime riviste letterarie, tra cui Il Caffé che riuniva letterati come Calvino, Ceronetti e Volponi. Nel 1976 Zanzotto iniziò a collaborare con Federico Fellini al Casanova. Con il cineasta riminese, Zanzotto scrisse anche la sceneggiatura de La città delle donne e, posteriormente, E la nave va del 1983. In quell'anno Zanzotto pubblicò un'altra opera fondamentale: I Fosfeni.
Gli ultimi anni vedono Zanzotto al lavoro sulla lingua veneta. Nel 2005 pubblicò i Colloqui con Nino , una sorta di introspezione nel passato e nell'educazione sentimentale.

La poetica di Andrea Zanzotto è fortemente innovativa, presenta un linguaggio pulito e recupera fonemi ascrivibili a un linguaggio infantile ma al contempo colto, con amplissime e frequenti incursioni nell'universo semantico del greco classico.

Vi proponiamo un testo poetico di Andra Zanzotto:


L'attimo fuggente

Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell'incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m'affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v'ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l'immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami.
È questo il sospiro che discrimina
che culmina, "l'attimo fuggente".
È questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell'anno.


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