venerdì 3 aprile 2009

Il Trap

(foto da internet)


Il Trap è il Trap e basta. Mercoledì scorso la nazionale italiana di calcio ha giocato contro la nazionale irlandese una gara valida per le qualificazioni per il mondiale del 2010 in Sudafrica. Sulla panchina della squadra irlandese c’è, da tempo, un italiano: il Trap, appunto.
Trap sta per Trapattoni, classe 1939, 70 anni suonati, detto semplicemente Gioan o Gioanin, bandiera del nostro calcio.
Mediano del Milan di Nereo Rocco, come allenatore ha vinto di tutto. Un giorno ha deciso di andarsene all’estero: ha allenato in Germania, in Austria, in Portogallo, sino ad approdare in Irlanda.
Il Trap è anche (e soprattutto) un fenomeno culturale. Le sue battute lo hanno reso famoso in tutto il mondo.
Il Nostro comunica in qualsiasi lingua. Anzi, il Trap ha la sua propria lingua: una specie di esperanto apprezzato nel mondo. Oltre alla lingua, il Trap fa sfoggio anche di una filosofia propria: il trapattonese, ovvero una lingua-labirinto, a volte dialettale, che è anche un'affermazione di sé e uno stile di vita. Un esempio? Eccolo: non compriamo uno qualunque per fare del qualunquismo. O ancora: sia chiaro che questo discorso resta circonciso tra noi. Non ne avete abbastanza? Continuiamo: quando ti abitui allo zucchero non accetti più il sale. Il Trap è un acerrimo difensore del contropiede, ed ecco allora la perla: il nostro caso è prosa, non poesia.
Il Trap prima di una partita: una sfida ostica, ma anche agnostica. E il Trap dopo la partita: abbiamo ritrovato il filo elettrico conduttore.
Il Trap nel massimo pensiero filosofico: tante volte il tocco delle campane è bene sentirli tutti. In genere c'è il din don dan nelle campane, no? Sentire magari il solito rintocco din din din va a finire che non si sente il don dan, quindi c'è un'altra musica. Io ho voluto chiarire alcuni concetti...


(Foto da internet)

Oltre al pensiero trapattoniano, Gioan è famoso anche per altre cose: uno show che spopolò su You tube -e che i tifosi intitolarono il monologo di Strunz-, il rito dell'aspersione dell'acqua santa davanti alla panchina o ancora al suo marchio di riconoscimento: il fischio con i mignoli in bocca.
Vi lasciamo con il notissimo monologo di Strunz. Nel 1998, il Trap è sulla panchina del Bayern. Nel monologo inveisce contro Strunz, un giocatore assai bizzoso. Senza tentennare il Trap usa la lingua di Goethe. La traduzione, diventata persino un rap, è questa:
"Uno allenatore non è un idiota. Questi giochi, come due o tre giocatori erano deboli come una vuoto bottiglia. Strunz! Strunz! è due anni qua, ha dieci partite giocato, è sempre infortunato. Cosa permettiamo? Strunz. Hanno molto simpatico compagni, mettete in dubbio i compagni! Devono mostrare adesso io voglio, sabato questi giocatori devono mostrarmi e i suoi fans devono da soli lo partita vincere. Io sono stanco adesso il padre di questi giocatori. Uno è Mario, uno, un altro è Mehmet. Strunz al contrario è uguale. Io sono terminato".
Il Trap: unico. Irripetibile. Fantastico.



2 commenti:

vicente ha detto...

IO lo ricordo quando era alla Juve. Non capisco che dice!

Lluna ha detto...

Non mi piace il calcio ma mi sono divertita parecchio, sopratutto con il rap.

Amparo Santaúrsula