(foto da internet)
Comincia a far furore anche in Italia il cohousing, o meglio il vicinato elettivo. Il cohousing è una nuova concezione dell'abitare: meno egoismo e più condivisione di certi spazi comuni con persone che abbiamo scelto. Una specie di struttura sociologica che ricorda i paesi di una volta.
Il movimento è nato negli anni ’60 in Danimarca, grazie all’architetto scandinavo Jan Gudmand Hoyer. L'idea architettonica-sociologica sta avendo successo. La vita in cohousing è un po' più facile, specialmente nelle grandi città; il rispetto degli spazi privati è totale ma si condividono invece gli spazi di socialità. Il tutto favorisce la comunicazione, la socializzazione, la fiducia negli altri, allontanando l’isolamento e all’alienazione delle città.
Si costituiscono, in questo modo, dei veri e propri villaggi che permettono, oltre ai vantaggi sociali, di risparmiare sul prezzo delle case. Infatti, il prezzo di una casa progettata e costruita per il cohousing è molto competitivi rispetto a quelli del tradizionale mercato immobiliare, e in più, compreso nel prezzo, ci sono beni e servizi comuni che in qualunque appartamento di città non sono previsti: dalla lavanderia all’asilo nido, dalla palestra alla piscina, all’auto in car sharing, ai contratti collettivi per l’energia e il riscaldamento. Il cohousing significa anche condividere le spese arrivando a risparmiare, stando agli studi pubblicati, dal 12 al 15 per cento al mese per ogni famiglia.
Si costituiscono, in questo modo, dei veri e propri villaggi che permettono, oltre ai vantaggi sociali, di risparmiare sul prezzo delle case. Infatti, il prezzo di una casa progettata e costruita per il cohousing è molto competitivi rispetto a quelli del tradizionale mercato immobiliare, e in più, compreso nel prezzo, ci sono beni e servizi comuni che in qualunque appartamento di città non sono previsti: dalla lavanderia all’asilo nido, dalla palestra alla piscina, all’auto in car sharing, ai contratti collettivi per l’energia e il riscaldamento. Il cohousing significa anche condividere le spese arrivando a risparmiare, stando agli studi pubblicati, dal 12 al 15 per cento al mese per ogni famiglia.
Inoltre la filosofia del cohousing viene applicata fin dall'inizio del progetto. Ogni futuro cohouser partecipa alla progettazione del villaggio in cui vivrà. Sceglie, attraverso una community virtuale, il vicinato e, via via che il progetto prende forma, ne consolida la conoscenza.
Vedremo, un po' più avanti, se i cohouser nostrani e moderni ce la faranno.
Noi, nel frattempo, vi giriamo una domanda: vi piacerebbe abitare in questo modo?
Vedremo, un po' più avanti, se i cohouser nostrani e moderni ce la faranno.
Noi, nel frattempo, vi giriamo una domanda: vi piacerebbe abitare in questo modo?
3 commenti:
sí, mi piacerebbe. Io ho amici che abitano cosí in una zona de El Puig.
Mi piacerebbe abitare cosí. Le nostre città sono inumane e almeno avere uno spazio comune per fomentare la convivenza tra persone mi sembra buona idea.
Trini
Non lo so. Da una parte penso di sì perché puoi essere vicino a quella gente che tu vuoi, ma dall'altra parte penso che sia meglio abitare in una casa con la tua fammiglia e basta e se vuoi compagnia la cerchi in un altro posto.
Amparo Santaúrsula
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