Anticamente vincolata ai fasti dell'Antica Roma, la cucina laziale ha, con il tempo, perso quel filone aristocratico che la associava a qualsiasi prelibatezza del mondo civilizzato. Attualmente, infatti, nella gastronomia romana prevalgono tre componenti popolaresche: 1) l' ebraica (detta “giudia”), la più raffinata, ingegnosa e colta; 2) la burina, di derivazione abruzzese, da cui ha ereditato i famosi “bucatini all’amatriciana”, la “pasta alla carbonara”, l’"abbacchio" e in genere i piatti di carne di maiale; 3) la macellara, nata intorno ai mattatoi con protagonista il “quinto” cioé quarto: interiora, zampe, guancia, di cui i “rigatoni con la paiata” o la “coda alla vaccinara”.
Ma i sapori del Lazio provengono anche dalla coltura delle aree circostanti: fra gli ortaggi dominano i carciofi e le insalatine, mentre nei dolci si evidenzia la ricotta, come nel famoso “budino”. Sembra quasi profano, ma esiste una ricetta che porta il nome di Caravaggio, che, comunemente è chiamata carciofi alla romana.
Pur essendo di origini lombarde Caravaggio si trasferì in gioventù a Roma, e qui il Cavalier d'Arpino gli affidò l'esecuzione di quadri di genere, rappresentanti fiori o frutta, genere all'epoca disprezzato dagli accademici del tempo perchè ritenuti soggetti inferiori rispetto a dipinti in cui venivano rappresentate figure umane. Ed il pittore inventò un suo particolare repertorio dipingendo giovani presi dalla strada, messi in posa, accompagnati da cesti di verdura e frutta, calici e oggetti di vetro: la ricetta dei carciofi è un omaggio alla gioventù del pittore.
1 commento:
Plato riquísimo. Gracias por la receta.
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