domenica 15 ottobre 2006

Alla volta dei Carciofi alla romana di Caravaggio

Durante i giorni della festa del cinema romana, non si può non pensare come saranno affollate le osterie romane, in cui gli ospiti della città eterna assaporeranno tante specialità delle tradizioni culinarie della regione.
Anticamente vincolata ai fasti dell'Antica Roma, la cucina laziale ha, con il tempo, perso quel filone aristocratico che la associava a qualsiasi prelibatezza del mondo civilizzato. Attualmente, infatti, nella gastronomia romana prevalgono tre componenti popolaresche: 1) l' ebraica (detta “giudia”), la più raffinata, ingegnosa e colta; 2) la burina, di derivazione abruzzese, da cui ha ereditato i famosi “bucatini all’amatriciana”, la “pasta alla carbonara”, l’"abbacchio" e in genere i piatti di carne di maiale; 3) la macellara, nata intorno ai mattatoi con protagonista il “quinto” cioé quarto: interiora, zampe, guancia, di cui i “rigatoni con la paiata” o la “coda alla vaccinara”.
Ma i sapori del Lazio provengono anche dalla coltura delle aree circostanti: fra gli ortaggi dominano i carciofi e le insalatine, mentre nei dolci si evidenzia la ricotta, come nel famoso “budino”. Sembra quasi profano, ma esiste una ricetta che porta il nome di Caravaggio, che, comunemente è chiamata carciofi alla romana.
Pur essendo di origini lombarde Caravaggio si trasferì in gioventù a Roma, e qui il Cavalier d'Arpino gli affidò l'esecuzione di quadri di genere, rappresentanti fiori o frutta, genere all'epoca disprezzato dagli accademici del tempo perchè ritenuti soggetti inferiori rispetto a dipinti in cui venivano rappresentate figure umane. Ed il pittore inventò un suo particolare repertorio dipingendo giovani presi dalla strada, messi in posa, accompagnati da cesti di verdura e frutta, calici e oggetti di vetro: la ricetta dei carciofi è un omaggio alla gioventù del pittore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Plato riquísimo. Gracias por la receta.