sabato 14 ottobre 2006

Cinema (2)/Gillo Pontecorvo


Il secondo post lo dedichiamo alla memoria del regista Gillo Pontecorvo, scomparso l'altro ieri a Roma. Nato a Pisa nel 1919, si dedicò tardi al cinema. Fu assistente di Yves Allegret e di Joris Ivens, mentre in Italia collaborò con Steno e con Monicelli. Dopo aver realizzato alcuni documentari (ricordiamo "Pane e zolfo" e "Cani dietro le sbarre"; nel 1956 Gillo Pontecorvo diresse "Giovanna" (episodio dal film "La rosa dei venti").
Del 1957 è "La grande strada azzurra", il suo primo film, tratto dal racconto di Franco Solinas "Squarciò". L'opera, di grande impegno sociale, delineò quelle che sarebbero state le caratteristiche del suo stile: vigoroso e romanzesco. Il film segnò l'inizio di un lungo sodalizio con Solinas, sceneggiatore dei suoi film successivi: "Kapò" (1960), ambientato in un lager nazista, con un cast di attori eccellenti come Susan Strasberg, Emanuelle Riva e Laurent Terzieff.
Nel 1966 Gillo Pontecorvo vinse il Leone d'Oro a Venezia con "La battaglia di Algeri", dove, con stile asciutto, documentaristico e carico di tensione ricostruì i sanguinosi scontri tra i parà francesi del colonnello Mathieu e i ribelli del Fronte di Liberazione Nazionale, avvenuti ad Algeri nel 1957. Il film, vietato in Francia per alcuni anni, si guadagnò due nominations all'Oscar, per la regia e per la sceneggiatura.
In "Queimada" (1969), con Brando come protagonista, rivisitò il periodo del colonialismo. Dopo una sosta di dieci anni diresse "Ogro" (1979), con Gian Maria Volontè nel ruolo di un terrorista basco.
Fu direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia dal 1992 al 1996.

(foto da Internet)

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