lunedì 20 marzo 2017

L'acchiappino (moderno)


(foto da internet)


Il dizionario Treccani, alla voce acchiappare, dice: "Afferrare, rapidamente e con una certa forza, una persona, un animale, una cosa (...)". Poi c'è il lemma acchiappino che viene definito così: "Nome toscano del chiapparello (gioco)", e cioè del gioco infantile che consiste nel rincorrersi per acchiapparsi; gioco che, è noto, in altre regioni,  col nome di acchiapparello, acchiapperello,  acchiapparèlla.




(foto da internet)

Orbene, il termine acchiappino viene usato, come neologismo, per designare il procacciatore, il buttadentro, l'acchiappaturisti, l'imbonitore, il cameriere che invita ad entrare (?), e chi più ne ha, più ne metta: e cioè quella nuova figura, di solito maschile (ma ci sono anche delle ragazze che fanno questo lavoro, usate come esca per i clienti), di colui che, piazzato davanti alla porta di un locale, ti invita ad entrare insistentemente, sventolando sotto il naso menù, flyer, bevande (qualche volta divorando un piatto di pasta davanti ai nostri occhi...), mentre ti afferra per un braccio.
A volte, è un trauma sentirsi quasi trascinati in un bar o in un ristorante in malo modo. La nuova figura dell'acchiappino, mestiere che si sta imponendo sempre più nelle città italiane (ma non solo), è fatto di pura esuberanza che spesso, però, sconfina nella molestia.



(foto da internet)

Crediamo, infatti, che un conto sia mettersi sulla soglia del locale e aiutare il turista, che magari si ferma a leggere il menù, e un altro paio di maniche è rincorrere il potenziale cliente, fino ad importunarlo.
Purtroppo, la caccia al turista presenta anche il rischio di emulazione. Chi non usa questi sistemi per accaparrarsi un cliente è quasi costretto ad adattarsi a questi metodi poco nobili. 
Il metodo per difendersi dall'acchiappino, di solito riconoscibile a distanza, perché abbigliato come un cameriere o un oste (ma non sempre), che, con fare sorridente e petulante, abborda l’incauto turista, o addirittura il passante, è rispondere nella lingua del paese: vado a pranzo a casa mia.
Ma è ancor meglio rispondere usando il dialetto locale. Dalle nostre parti si direbbe: "Vo' a pranzo là a casa mia!".
Se venite a Valencia, e se siete proprio stufi degli acchiappini locali, imparate a memoria questa semplice frase anti-procacciatore: "me'n vaig a dinar a ma casa". 
È infallibile! 

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