lunedì 24 ottobre 2016

Parole, parole (VI)


(foto da internet)

Rendiamo omaggio all'indimenticabile Totò, con una parola desueta assai cara al comico napoletano: uopo.
Uopo significa bisogno, necessità; il termine è specialmente usato nella locuzione è uopo o è d’uopo, ovvero è necessario.
La suddetta locuzione entrò a far parte della comicità orale di Totò, il quale prese parte attiva a  sovvertire il materiale linguistico dell'italiano, sbeffeggiando le tradizioni ammuffite della burocrazia e dell'autorità proprio, e in maniera paradossale, con il loro uso beffardo e pedantesco.




(foto da internet)

Il linguistica Tullio De Mauro, nel suo libro Storia linguistica dell'Italia unita, scrisse che Totò aveva contribuito, con i suoi scherzi verbali, con la voluta pedanteria di certe espressioni, ad ammodernare l'italiano, tant'è vero che oggigiorno la locuzione che vi proponiamo è usata proprio dall'emittente con questo valore pragmatico: ridere di qualcosa o di qualcuno usando, volutamente, un materiale linguistico desueto.
Fa d'uopo, dunque, una chicca per chiudere: la poesia 'A livella, scritta da Totò (vedi>>).

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