(foto da internet)
Per la rubrica Parole, parole, presentiamo oggi il termine lapalissiano, aggettivo che deriva dal nome del capitano francese Jacques de Chabannes signore de La Palice. Il termine è legato a una canzone intonata dagli sconfitti dell'assedio di Pavia (1525) il cui proposito era quello di rendere onore al coraggio del loro comandante, morto in quella battaglia. Si narra, infatti, che i soldati, nell'esaltare il valore militare del defunto, avessero compiuto una scelta infelice. Costoro intendevano cantare nel francese dell'epoca:
Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il ferait encore envie.
e cioè:
Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
farebbe ancora invidia.
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Per assonanza, o per l'ambiguità grafica tra s e f (che all'epoca si scrivevano in modo simile), la strofa divenne:
Hélas, La Palice est mort,
il est mort devant Pavie ;
hélas, s'il n'estoit pas mort
il serait encore en vie.
e quindi:
Ahimè, La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
ahimè, se non fosse morto
sarebbe ancora in vita.
Dove evidentemente l'affermazione se non fosse morto sarebbe ancora in vita è clamorosa un'ovvietà: appunto, un'affermazione lapalissiana.
Lapalissiano, quindi, sta per ovvio,
evidente, detto di una verità o di un fatto talmente manifesti e naturali che
sarebbe ridicolo enunciarli; si dice: una verità lapalissiana. Dall'aggettivo si ha anche l'avverbio lapalissianamente: con inequivocabile evidenza.
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Si definisce lapalissiano un ragionamento o un'affermazione
le cui conclusioni appaiono immediatamente ovvie e scontate, e sarebbe quindi
del tutto inutile dissertarne.
Il curioso necrologio-canzoncina, venne scoperto più di un secolo dopo da un accademico di Francia (Bernardde La Monnoye, 1641-1728) il quale, parodiandone il carattere di comica ovvietà,
compose un'altra canzoncina nella quale aggiunse altre quartine a quella
originaria. La canzoncina in cadde nell'oblio, finché
fu riscoperta, nel secolo XIX, da Edmond de Goncourt che coniò il termine lapalissade per
indicare un'affermazione all'interno della quale si ripete un assunto già
espresso in precedenza e che è, dunque, del tutto inutile tanto è ovvia.
In francese il termine è sostantivo, mentre in italiano, come abbiamo visto, si utilizza
l'aggettivo derivato.
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