venerdì 5 settembre 2014

La scapece


(foto da internet)

La scapece,  è un termine adoperato in gastronomia, soprattutto nell’espressione alla scapece, con cui si indica un modo di condire, anche per facilitarne la conservazione dopo la frittura, pesci di piccola taglia o a pezzetti (sarde, baccalà) oppure ortaggi affettati (zucchine, melanzane) con una marinata a base di olio, aceto, aglio (o cipolla) e mentuccia.
Il termine in questione proviene dallo spagnolo escabeche. La parola escabeche, proviene dall’arabo-persiano sikb-bâdj,  designa un piatto tipico della Persia, giunto in Spagna con la dominazione araba. La pronuncia volgare di sikb-bâdj suonava come iskebech, da cui escabeche in castigliano  o  escabetx in catalano. 
La forma castigliana escabeche apparve scritta per la prima volta nel 1525, nel Libro de los Guisados di Ruperto de Nola, edito a Toledo. 
La scapece, diventa in Liguria lo scabeccio: un piatto di pesce marinato assai noto in tutta la regione. 


(foto da internet)


Si usano soprattutto triglie, boghe, acciughe e piccoli pesci in genere, fatti marinare per almeno un giorno in aceto, olio, sale, aglio, cipolle, rosmarino. Il piatto va servito a temperatura ambiente. Guarda>>
Un altro piatto rinomato è la cosiddetta scapece gallipolina: un piatto di pesce che viene fritto e fatto marinare tra strati di mollica di pane imbevuta con aceto e zafferano.

(foto da internet)

In Sardegna il condimento alla scapece (a scabecciu) è tipico della zona meridionale dell’isola e viene impiegato per condire gattuccio, anguille, tonno o anche verdure o carne. 

Per i vegetariani, proponiamo, invece, un piatto molto semplice: le zucchine alla scapece. Guarda>> 

Buon appetito!

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