(foto da internet)
Nel film Caro Diario, l'attore-regista Nanni Moretti interpreta se stesso prendendo spunto dalle proprie vicende personali. Il film, com'è noto, è diviso in tre episodi.
Nel secondo episodio, intitolato Isole, Moretti va a far visita all'amico Gerardo, interpretato da Renato Carpentieri, che da tempo vive a Lipari, nel tentativo di trovare un po' di pace per scrivere. A Lipari, però, il traffico e la confusione sono insopportabili.
Moretti e l'amico Gerardo decidono, quindi, di andare a Salina, un'altra isola dell'arcipelago delle Eolie.
Salina, però, è un luogo surreale, dominato da figli unici esigenti e dispotici. Le conversazioni telefoniche girate da Moretti -tra adulti disperati e bambini- sono esilaranti (vedi>>).
In una di esse, è lo stesso Moretti ad essere alle prese con un bimbo, il quale gli chiede di fargli il verso della giraffa, del maialino e della rondine...
(foto da internet)
Ebbene, un professore dell'Università di Adelaide, Derek Abbott, direttore del Centro di ingegneria biomedica dell'ateneo australiano, ha realizzato uno studio comparato per analizzare in che modo fa miao il gatto danese o come si traduce bau in svedese.
Lo studio di Derek Abbott affronta anche il cosiddetto Animal Commands, ovvero cosa dire agli animali per dare loro dei comandi.
Lo studio di Derek Abbott affronta anche il cosiddetto Animal Commands, ovvero cosa dire agli animali per dare loro dei comandi.
Ad esempio, se uno si trova a guidare un calesse a Budapest, è inutile a dire vai, per far aumentare la velocità al cavallo. Bisogna incitarlo con un deciso rà-rà, o (sempre che riusciate a pronunciarlo) gyi, altrimenti nemmeno vi sente.
Se cavalcate nella steppa siberiana, urlate al destriero poshlà, e filerà via come il vento.
A Tokyo, nessun cane vi risponderà a un banale vieni qui: ditegli piuttosto wan chan oide. È inutile anche il classico pussa via per il fastidioso gatto svedese: usate shas e ve lo toglierete dai piedi.
Terzo e per ora ultimo capitolo della ricerca, quello dedicato ai Pet Names, ovvero i nomi che più di frequente vengono assegnati agli animali domestici o con i quali vengono indicati (ad esempio ai bambini) gli animali esotici.
Se cavalcate nella steppa siberiana, urlate al destriero poshlà, e filerà via come il vento.
A Tokyo, nessun cane vi risponderà a un banale vieni qui: ditegli piuttosto wan chan oide. È inutile anche il classico pussa via per il fastidioso gatto svedese: usate shas e ve lo toglierete dai piedi.
(foto da internet)
Terzo e per ora ultimo capitolo della ricerca, quello dedicato ai Pet Names, ovvero i nomi che più di frequente vengono assegnati agli animali domestici o con i quali vengono indicati (ad esempio ai bambini) gli animali esotici.
L'italiano Pussi (per il gatto) corrisponde al francese Felix, al finlandese Kisu e allo spagnolo Micifus.
Non brillano per originalità gli inglesi, affezionati (per i cani) ai classici Lassie, Spot e Fluffy.
In Spagna -stando a quel che scrive Abbott- le oche si chiamano Pascual, mentre per l'elefante non si può fare a meno di chiamarlo Dumbo.
Per finire: volete sapere, davvero, come fa la giraffa? Cliccate qui>>.
Buon divertimento!
Non brillano per originalità gli inglesi, affezionati (per i cani) ai classici Lassie, Spot e Fluffy.
In Spagna -stando a quel che scrive Abbott- le oche si chiamano Pascual, mentre per l'elefante non si può fare a meno di chiamarlo Dumbo.
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