lunedì 10 febbraio 2014

Luoghi d'Italia (isole III)


(foto da internet)

Non il bel fiore profumato, ma la capra (igilion in greco) sembra essere all’origine del nome del Giglio, latinizzato poi in Gilium. Infatti, su questa, come sulle altre isole dell’arcipelago toscano, vi erano molte capre selvatiche, ancora presenti a Montecristo.  
Giglio Castello, che ancora conserva la cinta muraria che gli ha dato il nome, era un tempo chiamato La Terra.
Da vedere a Giglio Porto, pittoresca località dalle case multicolori, la Torre del Saraceno, costruita da Ferdinando II nel 1596, e la Caletta del Saraceno con i resti, visibili a pelo d’acqua, della peschiera annessa alla villa romana dei Domizi Enobarbi.
Si prosegue in autobus sino al borgo medievale di Giglio Castello,  arroccato su una collina a 400 metri sul livello del mare. 
Passeggiare a Castello significa lasciarsi accarezzare dal vento, incrociare l’azzurro del mare tra scorci e vicoli suggestivi. Il Tirreno, il mare degli etruschi, offre dalla strada esterna alle mura la visione delle isole Giannutri, Elba, Montecristo, Corsica e di un buon tratto della costa continentale.



(foto da internet)

Eretto dai Pisani nel XII secolo, più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana, Giglio Castello è ben conservato al suo interno. Le vie strette, le scale esterne per accedere alle abitazioni, l’imponente Rocca Aldobrandesca (o Pisana) del XII secolo. donano all’abitato il fascino del borgo costruito in funzione difensiva, considerato il costante pericolo proveniente dal mare. Gli spazi abitativi sono protetti da una possente cinta muraria. Le tre porte d’ingresso al Castello sono addossate a grossi massi di granito. Costeggiando le mura si arriva alla graziosa Piazza dei Lombi e, proseguendo, alla Casamatta. 


(foto da internet)

Più o meno al centro del Borgo, sul lato ovest, si trova la Chiesa di San Pietro Apostolo del Quattrocento, anche se il suo attuale aspetto, grazie a rifacimenti successivi, è settecentesco. Uscendo dalla chiesa, sotto il piazzale si vede la cisterna fatta costruire intorno al 1800 da Ferdinando III per consentire un’adeguata riserva idrica, utile in caso di assedio.
Il prodotto principale dell'isola è il robusto e ambrato vino Ansonaco, che si può degustare nelle numerose cantine in cui viene prodotto e conservato. Apprezzabili anche il miele e il panficato, un dolce con fichi e frutta secca.



(foto da internet)

Da assaggiare il coniglio selvatico alla cacciatora, cucinato con pomodoro, spezie che crescono nella macchia mediterranea e un po’ di peperoncino. Per il resto, la cucina delle isole toscane è quella tipica del Mediterraneo: piatti poveri ma saporiti basati su pesce e crostacei, aromatizzati con i profumi di macchia e accompagnati dal vino locale.

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