(foto da internet)
Non il bel fiore profumato, ma la capra (igilion in greco)
sembra essere all’origine del nome del Giglio, latinizzato poi in Gilium. Infatti, su
questa, come sulle altre isole dell’arcipelago toscano, vi erano molte capre
selvatiche, ancora presenti a Montecristo.
Giglio Castello, che ancora conserva la cinta muraria che
gli ha dato il nome, era un tempo chiamato La Terra.
Da vedere a Giglio Porto, pittoresca
località dalle case multicolori, la Torre del Saraceno,
costruita da Ferdinando II nel 1596, e la Caletta del Saraceno con i resti,
visibili a pelo d’acqua, della peschiera annessa alla villa romana dei Domizi
Enobarbi.
Si prosegue in autobus sino al borgo medievale di
Giglio Castello, arroccato su una
collina a 400 metri sul livello del mare.
Passeggiare a Castello significa
lasciarsi accarezzare dal vento, incrociare l’azzurro del mare tra
scorci e vicoli suggestivi. Il Tirreno, il mare degli etruschi, offre
dalla strada esterna alle mura la visione delle isole Giannutri, Elba,
Montecristo, Corsica e di un buon tratto della costa continentale.
(foto da internet)
Eretto dai Pisani nel XII secolo, più volte ampliato e
restaurato dai Granduchi di Toscana, Giglio Castello è ben conservato al suo
interno. Le vie strette, le scale esterne per accedere alle
abitazioni, l’imponente Rocca Aldobrandesca (o Pisana) del XII secolo. donano all’abitato il
fascino del borgo costruito in funzione difensiva, considerato il costante
pericolo proveniente dal mare. Gli spazi abitativi sono protetti da una
possente cinta muraria. Le tre porte d’ingresso al Castello sono addossate a grossi
massi di granito. Costeggiando le mura si arriva alla graziosa Piazza dei Lombi
e, proseguendo, alla Casamatta.
(foto da internet)
Più o meno al centro del Borgo, sul lato ovest, si trova la Chiesa di
San Pietro Apostolo del Quattrocento, anche se il suo
attuale aspetto, grazie a rifacimenti successivi, è settecentesco. Uscendo dalla chiesa, sotto
il piazzale si vede la cisterna fatta costruire intorno al 1800 da Ferdinando
III per consentire un’adeguata riserva idrica, utile in caso di assedio.
Il prodotto principale dell'isola è il robusto e ambrato vino
Ansonaco, che si può degustare nelle numerose cantine in cui viene prodotto e
conservato. Apprezzabili anche il miele e il panficato, un dolce con fichi e
frutta secca.
(foto da internet)
Da assaggiare il coniglio selvatico alla cacciatora, cucinato
con pomodoro, spezie che crescono nella macchia mediterranea e un po’
di peperoncino. Per il resto, la cucina delle isole toscane è quella tipica del
Mediterraneo: piatti poveri ma saporiti basati su pesce e crostacei,
aromatizzati con i profumi di macchia e accompagnati dal vino locale.
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