(foto da internet)
In un vecchio film del mitico Totò, intitolato La banda degli onesti, Antonio Bonocore (Totò), portiere di uno stabile di Roma, si trova per caso ad assistere il signor Andrea, un anziano inquilino che, prima di morire, gli rivela di essere in possesso di una valigia con all'interno alcuni cliché originali della Banca d'Italia, di cui egli era stato a lungo dipendente, nonché della carta filigranata per stampare le banconote da 10.000 lire.
Il signor Andrea chiede a Bonocore di buttare nel fiume la valigia distruggendone così il contenuto. Bonocore però, sta attraversando un brutto periodo: persona fondamentalmente onesta, si è rifiutato di diventare complice del ragioniere Casoria, il nuovo amministratore del condominio, che gli aveva proposto di effettuare una serie di operazioni truffaldine ai danni del condominio medesimo, e per tale ragione è sotto minaccia di licenziamento.
Egli così decide di non distruggere la valigia, ma ignorando le tecniche di stampa delle banconote, per produrre i pezzi da 10.000 lire si vede costretto a chiedere la collaborazione del tipografo Giuseppe Lo Turco (Peppino De Filippo) e, successivamente, del pittore Cardone, tutti e due variamente indebitati come lui. I tre riescono a stampare le banconote e a "spacciarne" una in un bar notturno..
(foto da internet)
Orbene, molti anni dopo, è stato bloccato in un appartamento a Certosa di Pavia, Salvatore Nanfra, siciliano di 57 anni, un tranquillo signore che aveva in casa tutto l'occorrente per la falsificazione dei biglietti di diverso taglio.
Il falsario ha ammesso le sue responsabilità senza batter ciglio, anche perché era impossibile negare di fronte all’evidenza del materiale tenuto nella casa-laboratorio.
Gli agenti hanno trovato una stampante di precisione da 5mila euro, carta filigranata, stampi per ologrammi, inchiostri speciali, presse e macchine per la produzione.
Tutto materiale da professionisti -costato almeno 20mila euro- che ha dichiarato di aver acquistato in rete servendosi di una società di copertura creata ad hoc.
La produzione del falsario non era ancora partita a pieno regime, anche se durante i pedinamenti gli investigatori hanno sorpreso Nanfra mentre mostrava ad alcune persone i modelli di prova.
Il falsario ha ammesso le sue responsabilità senza batter ciglio, anche perché era impossibile negare di fronte all’evidenza del materiale tenuto nella casa-laboratorio.
Gli agenti hanno trovato una stampante di precisione da 5mila euro, carta filigranata, stampi per ologrammi, inchiostri speciali, presse e macchine per la produzione.
Tutto materiale da professionisti -costato almeno 20mila euro- che ha dichiarato di aver acquistato in rete servendosi di una società di copertura creata ad hoc.
La produzione del falsario non era ancora partita a pieno regime, anche se durante i pedinamenti gli investigatori hanno sorpreso Nanfra mentre mostrava ad alcune persone i modelli di prova.
La polizia ritiene che il Nafra sia una persona esperta, con precedenti specifici, che conosce bene la materia. Nanfra, che al momento non sembra avere complici, ha fatto tutto da solo in casa da vero artigiano.
Altro che Totò e Peppino!
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