Italia chiama Spagna. E questa volta non è la movida, nè la corrida, neanche il flamenco e nemmeno la gastronomia. È il momento dell'urbanistica. Infatti Salerno, piccola città della Campania, famosa per la costiera amalfitana (un'oasi in una regione del Sud Italia, sempre più solo famoso per la malavita, i rifiuti o i danni atmosferici), grazie a un sindaco megalomane vuole imporsi sul panorama europeo come la Barcellona del Tirreno e su quello internazionale vuole echeggiare il profumo del petrolio di Dubai.
L'ultimo sogno del sindaco Vincenzo De Luca (soprannominato dai cittadini Vincenzo la fontana, per la sua ossessione di riempire le piazze della città con getti d'acqua maestuosi) si chiama Vela, un grattacielo di 79 metri, simile all'opera famosissima che disegna lo skyline di Dubai, ma anche gemella di quella realizzata dallo stesso Bofill a Barcellona.
E poi c'è il non meno controverso Crescent, un enorme complesso condominiale a forma di ferro di cavallo, sempre firmato Bofill, avversato da parte dei cittadini soprattutto perché priverà la città della spiaggia cittadina di Santa Teresa. Entrambi i progetti sono definiti un ecomostro, a detta degli oppositori, che hanno dato il via al sito Noveladisalerno.it, proprio per protestare contro la realizzazione dell'opera.
La vasta opera di riqualificazione comporterà una spesa di circa 220 milioni di euro, di cui 70 solo per Vela. Per gran parte dell’investimento è previsto il project financing, mentre finanziamenti pubblici dovrebbero essere utilizzati solo per alcuni interventi strutturali. Ovvero una maniera del comune per far soldi???
La notizia è che El pegote o El monstruo ha suscitato l'interesse di El País, che si fa eco della discussione del progetto dell’archistar sostenendo che anche il redattore del Piano regolatore della città di Salerno, un altro catalano famoso, Oriol Bohigas, avrebbe duramente criticato il disegno urbanistico del collega. E proprio l'architetto di moda della Barcellona olimpica, a Salerno, abbandonò il posto, dopo aver toccato con mano che il grande riformatore nonché sindaco della città tirava più per il calcestruzzo che per il verde. Almeno questa fu la versione ufficiale e, per carità, non fa onore ricordare la difficoltà di lavorare in santa pace in una zona in cui convivono parallelamente due Stati.
Insomma, la sfida di De Luca è guadagnare visibilità nazionale e internazionale mettendo sotto contratto certe stelle dell’architettura. Nel suo desiderio di erigere la Barcellona del Tirreno, il sindaco sostiene che «l’opera genererà grandi benefici non solo per la sua qualità urbanistica ed economica, ma anche perché muterà il destino della città facendola diventare un grande attrattore turistico, culturale e per il tempo libero».
De Luca ha contrattato in diciassette anni di mandato (con un'interruzione un po' disastrosa per il politico di quattro anni al Parlamento) una lista di architetti che toglie il fiato. Il recente libro La Colata, il partito del cemento descrive gli attentati urbanistici perpetrati a destra e manca in Italia, e pone come esempio di ecomostro la dismisura del Crescent: 280 metri di lunghezza per 28,10 metri di altezza.
1 commento:
Vi ricordate del film Le mani sulla città di Rosi?
Andreu
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