lunedì 20 settembre 2010

La banca del tempo

Intervista di Gianpiero Pelegi al gesuita Carles Martínez

In tempo di social network, questa intervista al gesuita Carles Martinez, che riprende esperienze americane degli anni '70, suona emblematica; in alcuni piccoli borghi, almeno fino alla fine degli anni '50, la Banca del Tempo era una constante di vita. Il Tempo era scambiato.

GP: Gianpiero Pelegi

CM: Carles Martínez

GP: Carles, che cos’è la banca del tempo?

CM: Innanzitutto, bisogna precisare che non è una banca vera e propria. È un sistema economico mediante il quale vari utenti possono offrire e/o domandare dei prodotti, o dei servizi, senza l’intervento della moneta ufficiale del paese. Quindi, è uno strumento che fomenta la cooperazione e la solidarietà fra le persone, e che migliora la loro qualità di vita.

GP: Qual è allora l’unità di scambio?

CM: In questa banca si scambiano dei servizi -e/o delle attività- nei quali l’unità di scambio e di valore è sempre la stessa per tutti: “il tempo”. Un’ora si scambia per un’altra ora, independentemente dai servizi e dalle attività richiesti o svolti. Quindi, ha lo stesso valore una lezione d’inglese, o di matematica, che la cura di una persona anziana. In questa banca esiste un libretto di assegni, chiamiamolo così, a disposizione dei partecipanti il cui valore totale deve tendere sempre allo zero: io, ad esempio, posso offrire un assegno per valore di un’ora a te che, in questo momento, hai bisogno di studiare Sant’Agostino (ride); e tu, in qualsiasi altro momento, me ne darai un altro –sempre per valore di un’ora-, per ripassare il mio italiano un po’ arrugginito (ride). Siamo in parità.

GP: Quali sono gli scopi che si propone quest’iniziativa?

CM: Fomentare i principi di uguaglianza e di solidarietà, l’altruismo, l’integrazione sociale, il rispetto. Vorremmo poter migliorare le relazioni personali, l’autostima, la giustizia sociale… Vorremmo poter generare dei vincoli tra le persone che vogliono offrire agli altri una parte del loro tempo. Inoltre, gli scambi possono essere trasversali: persone, associazioni, organizzazioni, istituzioni, ecc..

GP: È una specie di rete tra le persone. Questa banca può, quindi, mobilitare delle grandi risorse…

CM: Sì, senz’altro. Le abilità, le conoscenze, la collaborazione fra le persone vengono messe in comune per un progetto comune.

GP: Qual è stata la risposta della gente a quest’iniziativa?

CM: La sua effettività è un dato di fatto. Tutti abbiamo bisogno di ricevere qualcosa e, nello stesso tempo, ci sentiamo utili quando possiamo offrire qualcosa agli altri. Ad esempio -e faccio un esempio banale- pensa al valore che può avere per una persona anziana che ha bisogno di compagnia, sapere che qualcuno ha cura di lei e, a cambio, poter insegnare a cucinare ad un/a giovane che non sa neanche friggere un uovo!

GP: Parliamo dei benefici per la comunità.

CM: Quando molte persone si uniscono per offrire (e per ricevere) del tempo, si generano numerose attività che vanno a beneficio della comunità. Si crea, quindi, una rete basata sulla partecipazione, sul rispetto, e, se mi permetti, su quella che dovrebbe essere, a mio avviso, la politica in senso lato: cominciamo a cambiare noi stessi, e il nostro miscrocosmo, prima di voler cambiare il mondo.

GP: Quali sono i concetti basilari di questa banca così peculiare.

CM: Sono fondamentalmente quattro: le persone; la ridefinizione del lavoro; il concetto di reciprocità e la costruzione di un nuovo capitale sociale.




GP: Andiamo per ordine: parliamo dell’importanza delle persone.

CM: Le persone sono il vero capitale del sistema: la vera ricchezza di qualsiasi società è la gente, ogni essere umano può, e deve essere, un elemento importantissimo per la società a cui appartiene.

GP: D’accordo. E come si ridefinisce il lavoro?

CM: Devono avere un nuovo valore, e un importante riconoscimento, nuove forme di lavoro: ad esempio tutti i lavori che hanno un rapporto diretto con la cura delle persone. Oggigiorno fare la badante di una persona anziana, tanto per fare un esempio, deve avere un valore alto per la società e questo valore deve essere riconosciuto.

GP: Che cosa intendi per reciprocità?

CM: La reciprocità è la chiave per poter costruire una società equilibrata e giusta. Dobbiamo cambiare dei concetti superati: dobbiamo passare dal tu hai bisogno di me, al noi abbiamo un bisogno reciproco; un bisogno che è bipolare e che va dall’uno all’altro. Se, in modo permanente, c’è sempre qualcuno che dà (o che vende) e un altro che riceve (o compra), chi dà occupa sempre una posizione di privilegio e chi riceve, invece, ha una posizione più debole. Tutti, nel sistema devono poter dare e ricevere affinché si possa realizzare uno sviluppo completo del valore rappresentato dal nuovo capitale sociale.

GP: È la volta del nuovo capitale sociale come dici tu. Come si costruisce?

CM: Queste nuove reti sociali sono rafforzate dai contributi offerti dal capitale umano: e cioè dall’entusiasmo, dalla fiducia, dall’impegno e dalla reciprocità. Tutto ciò conduce ad una crescita constante del capitale umano che viene costruito fra tutti i soggetti partecipanti. Un capitale umano stabile e forte conduce a società più forti e più stabili. Questo concetto si può definire come nuovo capitale sociale.

GP: Quando nasce l’idea della banca del tempo?

CM: Negli Usa degli anni ’70, quando Edgar Cahn, un kennediano convinto, cominciò ad ideare un sistema che potesse, in mancanza di aiuti sociali delle istituzioni, sostenere le comunità che avevano bisogno di tali aiuti e cominciò a parlare di coproduzione.

GP: Come si sviluppò?

CM: Cahn si rese conto che ogni comunità ha bisogno, per potersi mantenere stabile, di lavori che definì come lavori invisibili (la cura dei bambini, la sicurezza della comunità, l’attenzione agli anziani e ai più deboli…); tutte attività che, di solito, non avevano lo status di lavoro, ma che erano imprescindibili per il sostegno di qualsiasi società, e che, sempre e comunque, venivano assicurati dalla società stessa. Cahn arrivò alla conclusione che in questo tempo utilizzato per occuparsi delle persone c’era un'energia potenziale con un alto valore che poteva essere visualizzata e capitalizzata; quest’energia poteva, quindi, essere messa in azione e poteva intereagire su diverse scale.

GP: Una piccola rivoluzione, insomma.

CM: Sì. La banca del tempo può offrire, attualmente, moltissimi servizi e la scala su cui può operare è vastissima: pensa che ci sono anche delle esperienze online. In definitiva, credo che la vera ricchezza non risieda nell’accumulazione materiale dei beni, ma nella collaborazione positiva fra le persone.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo è interessante. Io ho letto che a Murcia fanno una cosa cosí.
Vicente

Anonimo ha detto...

Anche in Italia, in diversi comuni, si è riscoperto questo "baratto".
A Roma ci sono annunci nelle bacheche delle biblioteche e della COOP, per esempio: "scambio ripetizioni di inglese con ore di baby-sitting..."
Ciao
Mafalda

Anonimo ha detto...

Come si contatta con questa banca?

Carmen.