lunedì 19 ottobre 2009

Quando si perde la ragione


(foto da internet)

Cronache di calcio:
Dopo la partita di mercoledì scorso, Italia-Cipro, il ct della squadra italiana, Marcello Lippi, si è sfogato definendo “vergognoso” il comportamento di parte del pubblico dello stadio, che, sullo 0-2 contro Cipro (il Cipro, che non è certo il Brasile) ha iniziato a fischiare gli azzurri. Sembrerebbe proibito esprimere la propria opinione, bella o brutta che sia, perché i giocatori, a detta dell’allenatore, «meritano rispetto perché sono pur sempre i campioni del mondo». Ma che dire del rispetto che avrebbero meritato i giocatori dell'Inter, quando il 3 ottobre del 2000, la squadra, allenata sempre da Lippi perse a Reggio Calabria per 2-1 e l'allenatore toscano vomitò il possibile e l'impossibile sulla sua squadra: «Fossi il presidente - disse il futuro ct -, anzitutto manderei via l'allenatore (cosa che sarebba accaduta il giorno dopo). Poi metterei in fila i giocatori, li attaccherei al muro e li prenderei tutti a calci nel culo». Tutto cambia e nove anni dopo, i calci nel culo, il ct, li ha riservati ai tifosi, colpevoli solo di chiedere una nazionale più bella.






Eh sì, in questo becero mondo, Marcello Lippi è soltanto l’ ultimo in ordine di tempo, ma non l'unico. Di sfoghi antisportivi, infatti, da un po' di tempo a questa parte, ce ne sono per tutti i gusti. Da poco è sbottato anche Diego Armando Maradona, il ct dell'Argentina più sgangherata degli ultimi anni,il quale, dopo aver centrato una soffertissima qualificazione ai mondiali, ha invitato i giornalisti a «continuare a succhiare...» (trad. dallo spagnolo).





Insomma, la storia recente è piena di allenatori che a fine partita (e non solo) perdono il controllo e sparano a zero. Contro la stampa (la maggioranza di loro), contro i tifosi, contro gli avversari e addirittura contro i propri giocatori.
Lo sfogo più memorabile, però, resta quello di Giovanni Trapattoni, quando nella stagione 1997-98 era allenatore del Bayern Monaco. Un'incazzatura entrata nella storia del calcio, diventata addirittura una canzone. Il Trap entrò in sala stampa e iniziò una sorta di monologo attaccando alcuni suoi giocatori che lo avevano accusato di essere troppo difensivista. Uno di questi era Strunz. Il Trap perse il consueto aplomb e urlò: «Was erlaubt sich ein Strunz?». Che sarebbe a dire: «Come si permette uno Strunz?». Mitico. (ricordatevi, in italiano, la parolaccia stronzo).



Non da meno fu lo sfogo di Alberto Malesani ai tempi dell'esperienza in Grecia al Panathinaikos, quattro anni fa. Dopo un pareggio con l'Iraklis il tecnico si presentò in conferenza stampa e in lingua madre attaccò stampa e pubblico. Al suo fianco la traduttrice, sbalordita. La parola più gettonata da Malesani? Cazzo, ripetuta la bellezza di 21 volte in poco meno di quattro minuti. Un vero e proprio record.




E che dire dei sette minuti di monologo di Josè Mourinho lo scorso 3 marzo. Un “uno contro tutti” scatenato dalle polemiche per il pareggio (3-3) contro la Roma. L'allenatore portoghese ne ebbe per i suoi colleghi, i club rivali e ovviamente la stampa, colpevole di «manipolare l'opinione pubblica» una vera e propria «prostituzione intellettuale». Chissà cosa avrebbe voluto dire!




Chi sarà il prossimo?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Maradona è unico. Ma meglio Guardiola, un signore del calcio.
Vicente

Anonimo ha detto...

Maradona è politicamente incorretto, ma va bene così.
Clemente

Anonimo ha detto...

Parlare lingue non significa avere cultura, dello stesso modo, indossare cravata, non vuol dire che una persona sia educata...comunque, Napoli, prima che arrivasse Maradona era conosciuta per la pizza