Baustelle è una parola tedesca. La traduzione italiana sarebbe “cantiere”. È anche il nome che tre musicisti di Montepulciano hanno deciso di mettere alla propria band, perché “contiene la parola stelle, l'ironica onomatopea bau e elle, che in francese significa lei.”
Francesco Bianconi, Fabrizio Massara, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini iniziano a calcare le scene nel 2000, anno in cui riescono ad autoprodurre il primo album, Sussidiario illustrato della giovinezza, che suscita l’interesse sia degli addetti ai lavori che del pubblico per la fusione di diversi stili musicali: vi si ritrovano infatti la canzone d'autore francese e italiana, l'elettronica, la “new wave”, le colonne sonore anni sessanta e la “bossa nova”.
Nel 2003 registrano il secondo album “La moda del lento”, caratterizzato da una marcata influenza dell’elettronica anni ’80, che ottiene un grande successo di pubblico e critica.
Il 2005 è l’anno de La malavita, dal quale si estraggono due singoli: La guerra è finita (leggi >>) e Un Romantico a Milano (leggi >>). Antonio Meroni, critico musicale scrive una recensione su M&D Musica e Dischi, in cui esprime il proprio giudizio su questo disco:
Ci vuole veramente tanto coraggio di questi tempi a voler dichiarare di essere persone che leggono. E quindi pensano. Citare esplicitamente Conrad, Prevert, Dante, Parmenide e articoli che raccontano di piccoli fatti di vita, senza giudicare i protagonisti, non é cosa da poco. Solo per questo i Baustelle meritano tutto il rispetto e l'ammirazione possibile. In più i quattro sanno anche comporre e suonare bellissime canzoni assemblando un album dal titolo esplicito. Colpendo con raffinatezza e grazia. La loro è una delicatezza che potrebbe essere definita antica, educata. Loro non urlano, ma la loro voce è forte e chiara. E la musica arriva dritta e precisa. Come un bisturi o un rasoio. A metà strada tra Ciampi e De André, Lou Reed e Tom Waits, i Baustelle sono una delle più interessanti formazioni italiane di questi anni. La loro forza é nella sincerità. E nel saper scrivere ed eseguire ottima musica. Malavita é un ulteriore passo in avanti rispetto ai precedenti lavori, ed anche una conferma. Per i Baustelle non c'é bisogno di parole: basta ascoltarli.
Dopo questo album che ha consacrato i Baustelle come una delle band più innovative, raffinate e di spessore del panorama musicale italiano, il 1º febbraio è uscito il loro nuovo disco "Amen" che contiene 15 tracce, tra cui Charlie fa surf (leggi >>), canzone ispirata a Charlie Don't Surf un quadro di Maurizio Cattelan, l'artista italiano vivente più quotato in tutto il mondo, nel quale è rappresentato un bambino con le mani inchiodate al banco di scuola. Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, ha dichiarato che si tratta di "un canto di ribellione adolescenziale totale, contro istituzioni, scuola, famiglia e soprattutto religione cattolica”.
Che ne dite? Vi piacciono i Baustelle?
5 commenti:
Non conoscevo questo gruppo: mi piace molto.
Ho sentito le canzoni, ma sono troppo moderni per me.
A me i Baustelle piacciono tantissimo.Li ho ascoltati per la prima volta nel 2005, quando un amico mi ha fatto ascoltare La malavita.Secondo me hanno dei testi bellissimi.
Ciao Cris
La musica dei brani qui messi non stanno male, ma le lettere sono semplici e scioccanti
Saluti
Alberto
Bravo Alberto. È chiaro che la tua valutazione dei testi ha un livello altissimo. Da Pasolini in giu dev'essere tutto 'na schifezza, no? Io ho letto attentamente La guerra è finita e giudicarla "semplice" mi sembra incredibile. Ma come dicono in Spagna, "para gustos colores". A me i Baustelle sembrano stupendi, sia dal vivo che in disco. Rio Veneno
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