venerdì 13 maggio 2016

Boia (e altro)

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(foto da internet)
Il termine boia s. m., proviene forse dal provenzale boia (ceppi, catene), e, a sua volta, dal latino boia -ae, strumento di supplizio.
In italiano designa chi ha l’ufficio di eseguire le sentenze di morte, ed è il nome popolare del carnefice.
Per estensione, significa ribaldo, mascalzone, furfante
Il termine è presente in alcune esclamazioni: ad esempio, boia d’un mondo ladro! (per esprimere forte irritazione o disappunto); si usa anche in funzione di aggettivo: ad esempio, padrone boia (con forte valore peggiorativo) e con valore superlativo: ad esempio, un tempo boia (pessimo).



(foto da internet)
Al boia, e contro la pena di morte, il compianto García Berlanga dedicò il film El verdugo (in italiano La ballata del boia) in cui l'ingenuo José Luis, un dipendente di un'impresa di onoranze funebri, sposa Carmen, la figlia del boia del paese. La parentela e la necessità di garantire a moglie e figlio la sicurezza economica lo costringono a succedere al suocero nell'attività. Per anni non ci sono casi di condanne a morte, finché José Luis non viene chiamato per un'esecuzione capitale a Palma di Maiorca, ed è costretto a portare a termine la propria opera davanti allo sguardo piuttosto indifferente dei familiari. 
Alla sceneggiatura collaborò Ennio Flaiano e l’indimenticabile Nino Manfredi interpretò il ruolo di José Luis.



 (foto da internet)

Il termine boia viene usato nella città di Livorno in un’interiezione particolarissima: boia dé!
L’interiezione è una categoria di parole invariabili con il valore di frase, usata per esprimere emozioni o stati soggettivi del parlante. Priva di legami sintattici con le altre parti del discorso, corrisponde, da un punto di vista pragmatico, a un intero atto linguistico:
Ad esempio in:
A: Paolo non è venuto al cinema.
B. Toh!
il significato di toh! coincide con quello della frase “questo fatto mi sorprende”.
Torniamo a Livorno. I livornesi usano il boia dé! in qualsiasi contesto. L'interiezione può introdurre un discorso, rafforzarlo, concluderlo; può essere una risposta affermativa o può rafforzare una congiunzione. Insomma il boia dé! sta come il cacio sui maccheroni nella favella dei livornesi. 



 (foto da internet)

Ogni occasione è buona per pronunciarla. Il , vuole sempre la e chiusa, ed è, davvero, la quintessenza della livornesità (vedi>>).
Alcuni studiosi hanno fatto risalire il boia dé! livornese a decco, e cioè alla forma ed ecco. Altri, invece, sostengono che non è altro che la contrazione di madiè ovvero mio Dio, una delle formule di giuramento entrate poi nel parlato. Come abbiamo segnalato va accompagnato da boia e forma un'interiezione che contraddistingue un intero popolo. 
Insomma, è un po' il nostro xe, valenzano, usato in eccesso. 
Fine. Boia dé!


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