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da www.lastampa.it)
C’è
una legione di appassionati all’italiano, fuori dell’Italia. Si sono aperti ieri a Firenze gli «Stati generali della lingua italiana
nel mondo» nell’ambito della XIV Settimana della lingua italiana nel mondo, organizzata dall’Accademia della Crusca e dal Ministero degli Esteri. Due giorni di confronti e testimonianze con studiosi,
scrittori, artisti. 250 milioni fra italofoni e italofili, un milione
e mezzo di studenti.
È la quarta lingua più studiata nel mondo, ma in forte calo in Europa.
La scelgono gli adulti, interessati all’arte e alla letteratura (e alla
cucina, perché no). Ma nella lista delle lingue da far imparare ai
propri figli, resta in fondo (con un misero 2 per cento, contro il 79
dell’inglese).
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da internet)
Perché il punto è: si potrebbe fare di più, e tanto, per far
conoscere la nostra lingua. In Italia, attirando gli studenti europei
con un “Erasmus delle arti e della musica”, come ha proposto il sindaco
di Firenze, Dario Nardella. Ma soprattutto all’estero: solo il 2 per
cento degli europei dichiara di conoscere bene l’italiano e di
comprendere le news presentate in tv nella nostra lingua. In epoca di
tagli, le scuole italiane all’estero soffrono, con personale sempre più
precario (servirebbero 150 docenti di ruolo), mentre gli istituti di
cultura chiudono i battenti. La situazione è difficile.
Dunque, fermo restando che la lingua di Dante ha poco a che fare con
il business e che al di fuori dei nipoti degli emigrati nessuno o quasi
la parla, vale la pena studiarla ancora? Naturalmente sì. In Russia,
per esempio, molti sessantenni decidono di dare un tocco speciale alla
loro cultura, e si lanciano sulla Divina Commedia. Non si pongono grandi
obiettivi linguistici, ci provano per passione, per avvicinarsi al
Rinascimento con qualche conoscenza in più. “Siamo realisti: non
possiamo competere in ambito scolastico con l’inglese, lo spagnolo e
neanche il cinese”; dice Marco Griffa, direttore generale di Loescher
Editore. “L’italiano si comincia a studiare all’università, o dopo,
perchè serve, come dicono, per lo sviluppo personale. I più interessati
sono gli europei dell’Est, che vengono a lavorare in Italia. E in
Sudamerica i discendenti degli emigrati, che hanno sentito la lingua dei
nonni, e vorrebbero saperne di più”.
(foto
da internet)
L’importante è non scadere nello stereotipo, la lingua del Padrino,
della commedia all’italiana. Conoscere quella di oggi, che si parla
realmente!!!
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