venerdì 7 settembre 2012

Il Palio e le donne







(foto da internet)


Hanno vinto le ocaiole (parola difficile da pronunciare in perfetto toscano). Su che cosa, vi chiederete?
In un’affollatissima assemblea nella sede dell’Oca, l’ultima a tenere le sue donne sulla soglia, si è deciso che dal 29 aprile 2012, festa della patrona Santa Caterina, le ocaiole avranno diritto di parola, di voto, di elezione negli organi dirigenti, come in tutte le altre Contrade. Una rivoluzione.
L'Oca, dunque, fa lo stesso percorso dell’Oxford and Cambridge University club, riservato a professori e laureati delle due prestigiose università, esclusivamente di sesso maschile. Poi, un giorno, oltre un secolo e mezzo di discriminazione finì con un referendum: gli uomini avevano deciso che le donne potevano far parte del club, archiviando la millenaria tradizione.
La passione per Siena e per la contrada, ha animato 62 donne e più, qualche anno fa, a iniziare una durissima guerra. Tra una battaglia e l’altra, nel 2008 le donne dell'Oca persero il referendum voluto dai dirigenti della Contrada. Lo spoglio diede ragione ai fedelissimi alla tradizione: niente donne in contrada.  
Con le ribelli si schierò anche Aceto, al secolo Andrea Decortes, il più famoso fantino della storia, che per l’Oca ha vinto il Palio ben cinque volte. Dopo l'amara sconfitta si decise di passare alle vie legali: le donne (ocaiole) andarono di fronte a un giudice civile e chiesero il rispetto dei loro diritti. A gridare con tanta veemenza, nel 2010, un’ocaiola doc: la cantante  Gianna Nannini che il Palio ce l’ha dentro le ossa e l’anima.
Il magistrato fece notare che sarebbe stata necessaria una base più larga o un mandato da parte della (centenaria) Società delle donne, abilitata a parlare a nome di tutte. È stata, invece, disse il giudice, «azionata da singole associate, una pretesa collettiva». Bocciate di nuovo. E così ancora avanti con la battaglia in tribunale, fino ad una nuova sentenza sine die. Alla fine, niente più giudici e niente più sentenze. La Contrada ha deciso per conto suo, con un documento votato a grande maggioranza, di non fare più nessuna distinzione tra uomini e donne.

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