Circa due anni fa, dopo 60 anni, il gruppo Polaroid disse addio agli apparecchi per le foto istantanee che aveva creato. Una fine annunciata e inevitabile: l'azienda - che aveva smesso di produrre macchine fotografiche per consumatori già da un anno - annunciò la chiusura degli stabilimenti negli Usa, Messico e Olanda dove venivano prodotte le pellicole. Poi, dopo poco, in pieno equilibrio tra l'ormai storico passato e uno sguardo fisso al presente, la Polaroid introdusse sul mercato un nuovo modello di fotocamera con stampante incorporata denominato PoGo, il cui compito primordiale sarebbe stato quello, non semplice, di ritagliarsi un posto nel panorama delle macchine fotografiche attuali facendo leva sui suoi punti di forza.
L'azienda era nata nel 1937: all'epoca produceva lenti polarizzate a uso scientifico e militare. La prima Polaroid vera e propria che sfornava foto istantanee era nata nel 1948. fu fondata da uno studente di Harvard, Edwin Land, che lasciò l'università a pochi mesi dalla laurea per creare la compagnia. Il celebre modello Swinger venne introdotto nel 1965 e divenne immediatamente popolarissimo. Negli anni '70 la Polaroid OneStep divenne il modello in assoluto più venduto di macchina fotografica.
Ma gli irriducibili della foto istantanea sono ancora in tanti, spiega Alan Marcheselli: «È il valore di quei minuti con la pellicola in mano, mentre vedi l’immagine nascere, che dà il senso e il piacere della fotografia», parola di polaroider.
Dopo la notizia che la casa madre decise di sospendere la produzione oltre che delle macchine anche delle pellicole, in Marcheselli scattò il desiderio di avvicinarsi al mondo della fotografia analogica istantanea.
(foto da internet)
«Ho iniziato a contattare gruppi di appassionati, a frequentare artisti e a sperimentare la libertà espressiva che ti concede la Polaroid - dice Marcheselli -. E, soprattutto, ho scoperto decine di persone come me, alla ricerca di uno spazio dove non sentirsi pesci fuor d’acqua se a una moderna macchina digitale si preferiva una vecchia analogica».
Così Marcheselli si è buttato sul nuovo progetto: creare il punto di riferimento più importante in Italia per gli appassionati di Polaroid. Allaccia contatti con «The Impossible Project», l’azienda austriaca che ha rimesso sul mercato le pellicole, coinvolge la fotografa Carmen Palermo e il web designer Christian Ghisellini, e insieme a loro lo scorso anno dà vita a «Polaroiders.it», unendo vintage e internet per creare il network dei «discepoli» della foto a sviluppo immediato.
«Chi si avvicina alla Polaroid per la prima volta cerca la riscoperta del fare uno scatto unico, non più replicabile e non riproducibile in più copie», commenta Marcheselli. «La creatività viene lasciata a chi scatta, e non alla macchina come accade nelle digitali. Con le Polaroid è tutto più vero e istantaneo, e ci si può poi comunque divertire a manipolare l’immagine; con il calore, la pressione e tanti altri piccoli trucchi».
E con autentiche leggende metropolitane da sfatare, come quella di sventolare la fotografia per accelerarne lo sviluppo. Parola di Polaroider: falso, visto che si rischia solo di alterarla.
2 commenti:
Adoravo le macchine fotografiche istantanee!
Ha esistito qualche marchio italiano di macchine fotografiche?
Posta un commento