venerdì 12 novembre 2010

L'Italia che crolla


(foto da internet)

La metafora del titolo è ormai inflazionata, ma a Pompei è davvero crollata la Domus dei Gladiatori, il cui nome classico è Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, un edificio risalente agli ultimi anni di vita della città romana prima che l'eruzione la seppellisse.
La casa, secondo gli studiosi, doveva fungere da sede di una associazione militare e deposito di armature. L'ampia sala dove si allenavano i gladiatori era chiusa con un cancello di legno. Su una delle pareti apparivano gli incassi che contenevano delle scaffalature con le armature stesse che furono infatti ritrovate nello scavo.
La decorazione dipinta, persa nel crollo, richiamava al carattere militare dell'edificio: trofei di armi, foglie di palma, vittorie alate, candelabri con aquila e globi.
La casa attualmente non era visitabile internamente, ma si poteva osservare solo dall'esterno. Il Presidente Napolitano ha affermato che "quello che è accaduto a Pompei dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l’Italia". Proviamoci.
Il crollo, secondo primi accertamenti, è avvenuto nelle prime ore del mattino ed è stato notato dai custodi appena arrivati al lavoro. La Domus è sulla via principale, via dell'Abbondanza, quella maggiormente percorsa dai turisti, in direzione Porta Anfiteatro.
Il disastro sarebbe dovuto al dissesto che ha provocato uno smottamento provocato dal terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni era completamente imbibito d’acqua.
Il crollo del tetto ha determinato la distruzione di parte delle murature, della facciata e dello spigolo dell’abitazione nell’insula adiacente.
Il sindaco di Pompei, Claudio d’Alessio, sostiene che "il crollo va attribuito ad un intero sistema che ha sottovalutato questo grande patrimonio e che non ha riposto attenzione sugli scavi di Pompei".
Allora, Pompei crolla, i musei italiani chiudono per mancanza di fondi e il ministro Bondi (competente?) se ne lava le mani. Niente di nuovo sotto il sole.
Nel frattempo Federculture ha indetto una giornata di mobilitazione scegliendo di “chiudere” i luoghi simbolo dell’arte per riaccendere il dibattito sul diritto negato alla cultura.



(foto da internet)

Oltre al disastro di Pompei, crolli e incuria si sono ormai registrati in tutta Italia: a Roma, alla Domus Aurea e alle Mura Aureliane, in Sicilia nella villa romana di Piazza Armerina alle terme romane di Montegrotto a Padova, alla necropoli etrusca di Cerveteri. A rischio crollo sono gli ipogei ellenistici di Lagrasta e Cerbero in Puglia, le torri di Bologna, la cupola del Brunelleschi a Firenze e la villa reale di Monza.
Le manutenzioni ordinarie di siti prestigiosi sono ferme da più di vent’anni.
Chi aveva detto che l'Italia ha il più grande patrimonio artistico del mondo?
La soluzione? Inesistente... o forse ce n'è una; forse potremmo chiedere qualche soldo alla nipote di Mubarak, o direttamente a suo zio, chissà...

2 commenti:

Cristina Monti ha detto...

A chi chiedere soldi e finanziamenti per un'Italia che va a pezzi?
Qualche suggerimento:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/pompei-affari-cricca/2138123

Anonimo ha detto...

Quando ho sentito la notizia, ho pianto. Per il dolore quasi fisico provato, ma soprattutto per la rabbia e la vergogna.
Mafalda