venerdì 26 novembre 2010

Gigi Meroni (in memoriam)

(foto da internet)

Luigi Meroni, detto Gigi, fu uno squisito attaccante del Genoa e del Torino.
Morì giovanissimo, a soli ventiquattro anni, quando aveva ormai acquisito fama internazionale, investito da un'auto mentre attraversava un viale del capoluogo piemontese.
Orfano di padre dall'età di due anni. visse in gravi difficoltà economiche e si dovette impiegare giovanissimo in un laboratorio che fabbricava cravatte!
Crebbe calcisticamente nel Como e venne ceduto posteriormente al Genoa, la più antica squadra di calcio italiana, che all'epoca riviveva un momento di rilancio.
Nella città della Lanterna, Meroni ebbe momenti di grande notorietà. Nel 1964 fu ceduto, per 450 milioni di lire di allora, al Torino allenato da Nereo Rocco.
Partecipò, con la maglia della Nazionale, alla spedizione guidata da Edmondo Fabbri ai mondiali di Inghilterra del 1966.
Nell'Italia bigotta e benpensante di allora, venne definito il Calciatore-artista, per le sue prodezze fuori dagli schemi del catenaccio nostrano, il Beatle italiano, a causa della folta capigliatura e della barba, lo Ye-ye nazionale, e chi più ne ha, più ne metta....
Fu impossibile imbrigliare Gigi Meroni in un'unica ed esatta definizione; fu impossibile portare all'interno degli schemi precisi di quei tempi un personaggio così multiforme, una specie di eroe omerico moderno affascinante, perseguitato dal destino.
Non c'erano riusciti gli allenatori, i compagni di squadra, e neppure la critica sportiva. Meroni fu interprete originalissimo di un calcio e di un paese che stava affacciandosi alle rivolte sociali della fine degli anni '60. Il numero 7 del Toro fu, nel calcio italiano, il maggiore e forse l'unico interprete della domanda di libertà che investì l'universo giovanile di quegli anni.
Meroni fu calciatore estroso e imprevedibile, capace di gol e invenzioni impossibili, noto in tutto il mondo per il gioco particolarissimo, per la capigliatura e per le stravaganze estetiche.
Fu un personaggio inquieto e geniale: pittore e creatore del proprio inimitabile abbigliamento, ribelle, anarchico, protagonista di un amore difficile e invincibile con una donna sposata.
La sera del 15 ottobre del 1967, dopo l'incontro contro la Sampdoria dominato dai granata per 4-2, Meroni perse la vita nel centro di Torino in un banale incidente.


(foto da internet)

La Fiat 124 Coupé che lo uccise era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne neopatentato, di buona famiglia, tifosissimo del Toro e grande fan di Meroni.
Molti anni dopo, nel giugno del 2000 -ironia della sorte-, Romero sarebbe divenuto presidente della squadra granata.
Più di 20.000 persone parteciparono ai suoi funerali, e il lutto scosse la città.
La chiesa cattolica si oppose alle esequie e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, per aver celebrato le onoranze funebri di un "peccatore pubblico" con riti religiosi.
Meroni conviveva, infatti, con una ragazza di origine polacca, Cristiana Uderstadt, che all'epoca era ancora ufficialmente sposata con un regista romano.
Il quotidiano torinese La Stampa si unì alle richieste dei prelati e organizzò un movimento d'opinione per chiedere provvedimenti disciplinari contro il sacerdote.
Molti anni dopo, Nando Dalla Chiesa dedicò un libro al giocatore scomparso, intitolato La farfalla granata in cui si narra la storia di un campione, di un uomo e di un'intera generazione
che divenne adulta negli anni '60 con l'immagine del Che Guevara e con quella di Marilyn Monroe.
Per chiudere, vi proponiamo una canzone scritta dal gruppo musicale Yo Yo Mundi, dedicata all'indimenticabile numero 7 del Toro e intitolata Chi si ricorda di Gigi Meroni?.

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