Sono passati più di settant'anni da quando fu inaugurata, a Venezia, l'Esposizione internazionale d'arte cinematografica, e da allora, a settembre, ritorna l'appuntamento con il cinema, all'ombra di San Marco.
Dalla prima edizione del 1932, in un clima casalingo e alberghiero, con l'obiettivo soprattutto turistico di rilanciare le spiagge del Lido, il Palazzo del Cinema, che a lungo ospiterà la manifestazione, fu visto dal regime come l'unica possibilità di gestire nel miglior modo possibile un evento che si prospettò sin da subito un eccezionale veicolo di propaganda, nonostante che nello statuto si leggesse che dalle manifestazioni della mostra si sarebbe escluso qualsiasi ingerenza di carattere politico.
La kermesse veneziana venne ribattezzata Mostra internazionale d'arte cinematografica, e il famoso Leone di San Marco fece la sua apparizione nel 1949, divenendo Leone d'oro nel '50.
Fino agli anni Sessanta, ovvero prima della definitiva affermazione di Cannes come il più importante festival europeo di cinema, l'importanza e l'indiscutibile prestigio del festival veneziano sono testimoniati dalla presenza nel corso delle varie edizioni del meglio della produzione cinematografica internazionale.
Ma, della mostra del 2009, parliamo di Videocracy, un documentario presentato nell’ambito della Settimana della Critica e delle Giornate degli Autori. Un'ovazione ha accolto la proiezione al pubblico del docu-film del regista italo-svedese Erik Gandini, divenuto il film-evento della giornata al Lido, oscurando anche la passerella dei Vip. Un successo inatteso che ha stupito lo stesso regista. «Non me lo aspettavo - ha detto il regista – perché questo è un film che è partito come un progetto per la Svezia, realizzato per fare vedere ai miei amici alcune cose che mi preoccupano molto dell'Italia: il fatto che abbia ottenuto riscontro anche qui è proprio una sorpresa totale».
Il documentario di Gandini racconta tre decenni della tv commerciale e si focalizza sui nefasti effetti culturali prodotti nella società italiana. Videocracy è stato dunque il film-evento della giornata.
Fin qui tutto OK, ma, attenzione però, perché l'assurdo sta nel fatto che mamma Rai, la TV di stato, ha rifiutato di trasmettere il trailer di un film in cui compare il Presidente del Consiglio, asserendo che è offensivo per la sua reputazione.
Il trailer di Videocracy mostra donne decisamente discinte e statistiche che evidenziano come l’Italia abbia un basso punteggio nella classifica della libertà di stampa e informazione. Ma Gandini ribatte che, ovviamente, Berlusconi è nella storia del Belpaese, e nel suo film solo si insiste sul fatto che la chiave del potere è l’immagine, e in Italia, da tre interi decenni, un solo uomo detiene il controllo sull’immagine. Una denuncia al potere che la tv ha sulla società e sulla cultura italiana. Non è una pellicola su Berlusconi, ma sull’Italia berlusconiana, sottilinea il cineasta: è l’Italia delle veline, dei tronisti e di gente smaniosa solo di apparire, dove la televisione ha preso il posto della democrazia. Le riprese del film, se pure Villa Certosa si vede, è stato completato prima dei casi "Noemi o D'Addario" e non c'è un collegamento con l'attualità.
Ma pare che la Rai ce lo trovi.
Conclusione:
Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c'è un certo collegamento tra il capo del governo e ciò che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy, film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del sistema televisivo nostrano. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia, visto che il film altro non è che un attacco al sistema tv commerciale, quindi impossibile da mandare in onda sulle reti Mediaset.
Non possiamo non ricordare che, in un passato non tanto lontano, ci sono stati film altrettanto, o forse, più duri nei confronti di Berlusconi come Viva Zapatero o Il caimano, che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. E il governo era dello stesso segno di oggi.
Se questo film è ritenuto così esplosivo forse è il caso di dire che davvero l'Italia è cambiata!
3 commenti:
Questo è un problema grave dell'Italia. Io credo che il problema è che la opinione pubblica italiana è dormita.
Sara
che dite del compagno Moore che si fa pagare 2000 euro per intervista?
È molto probabile che l'Italia sia cambiata.
Mi pare un buon documentario.
Amparo Santaúrsula
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