Apatie e svogliatezze, tic nervosi e irritabilità, nei casi più gravi, attacchi di panico e assenza di relazioni sono le conseguenze di disturbi, non vere e proprie patologie, che riguardano ben oltre la metà delle persone che abitano in un centro urbano. Insomma disagi che, seppur soft, non sono da prendere sotto gamba, visto che si ripercuotono sulla vita quotidiana e sulla salute.
E che dire dei tic? Quei movimenti rapidi e improvvisi di una spalla, delle palpebre, di qualche muscolo del viso o di qualsiasi altro punto del corpo difficilmente sfuggono all'occhio di chi ci guarda. Probabilmente, chi ne soffre, spesso è talmente abituato a conviverci da essere convinto che gli altri non lo notino tanto, ma, tutti sappiamo che se ci troviamo di fronte a qualcuno che soffre di un tic è difficile non accorgersene.
Perché si sviluppano i tic? Forse per los stesso motivo per cui si sviluppano tutti gli altri disturbi «metropolitani»: ovvero, la frustrazione della vita quotidianan e l'angoscia per per la condivisione dello spazio.
Traffico, code alla posta, open space -anziché stanze per uffici- amplificano l’aggressività che nasce da una sensazione di «costrizione» fisica. A questa, si aggiunge quella «psichica» che scatta con l’idea di doversi adattare a una vita a stretto contatto con l’altro. Una costrizione obbligatoria anche quando il vicino di casa, o di scrivania, è maleducato e irritante.
Una sovraesposizione quotidiana a stress, quindi, che può manifestarsi con scatti d’ira o addirittura prevenzione a potenziali reazioni aggressive e pericolose, per arrivare a un definitivo isolamento e, così, annullamento delle relazioni.
Insomma, manie metropolitane che, al pari di patologie più evidenti come le nevrosi, la depressione e i disturbi di personalità, gli specialisti tentano di curare con i metodi classici: cicli di ascolto oppure terapie con farmaci. Non tutti, però, hanno la possibilità di staccare la spina e cercare un po’ di relax in campagna o al mare, e pochi possono pagarsi sedute dallo psicologo. Perciò, nel frattempo, le patologie in città aumentano e cresce il numero di persone destinate ad ammalarsi.
4 commenti:
E' l'unica soluzione. Nelle cittá non si vive bene.
Vicente
Andate a vivere al campo. A Valencia ci sono molti paesi vicino alla città e lì si vive bene.
Lola
Sono stresato: per andare a lavorare tardo quasi una ora!!
Santi
Ho visto il film di Troisi, quando uscí, e credo che, con "Non ci resta che piangere", sia uno dei suoi migliori (anche se, forse, con un comprimario differente da Banigni sarebbe stato meglio).
Non c'entra con il vostro post, però voglio dire che ho tutta una collezione dell Smorfia in DVD. Tutto da vedere...
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