lunedì 31 gennaio 2011

Quer pasticciaccio brutto de... Preganziol



Durante i primi anni del fascismo, Francesco Ingravallo, commissario della Squadra Mobile di Polizia, è incaricato di indagare su un furto di gioielli ai danni di un'anziana signora, la vedova Menegazzi. Poco dopo viene trovato il cadavere della moglie di un uomo piuttosto ricco, la signora Liliana Balducci. Il luogo del furto e dell'omicidio è lo stesso: un tetro palazzo di via Merulana, poco distante dal Colosseo. Così ha inizio "Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana", romanzo scritto dallo scrittore Carlo Emilio Gadda, Questo giallo ha una particolarità: non si chiude con la scoperta del colpevole, in quanto il mondo è troppo complesso per essere ricondotto ad una logica razionale in un mondo che è un caos.
Parafrasando Gadda, anche l'Italia è un pasticciaccio davvero brutto. E come nel suo romanzo, ci sono enigmi che difficilmente si risolveranno, almeno ufficialmente. Uno di questi è la scomparsa di "Gomorra" dagli scaffali della biblioteca di Preganziol. Chi l'avrà fatto sparire? L'ordine di togliere dagli scaffali i testi di Saviano sarebbe stato dato verbalmente alla responsabile della biblioteca di via Gramsci dall'assessore alla cultura, il leghista Roberto Zamberlan. La miccia che avrebbe fatto prendere questa decisione all'amministrzione comunale sarebbe stata l'intervento dello scrittore alla trasmissione «Vieni via con me», dove Saviano parla delle connessioni tra Lega e 'Ndrangheta nel Nord Italia, provocando una vera bufera mediatica. E il ciclone arriva fino a Preganziol. Le parole dello scrittore non piacciono agli esponenti di centro destra che reggono il municipio. Eppure, l'amministrazione nega di aver censurato l'opera di Saviano e pare non avere dubbi sul colpevole:
“L’ultima persona che ha preso in prestito Gomorra è stata la bibliotecaria, proprio colei che è finita sui TG nazionali mostrando che il libro non c’era più - ha detto il sindaco - jn queste settimane non è arrivata alcuna segnalazione della mancanza del testo. Chi l’ha preso? Un dipendente, un cittadino? Oppure è stato inserito erronemente nel posto sbagliato? Verificheremo in ogni caso la posizione della dipendente attraverso un’indagine interna”.
Il comune ha sporto denuncia per furto contro ignoti.
E voi, credete che si verrà a sapere ufficialmente chi ha fatto sparire il libro o andrà a finire come nel romanzo sopraccitato?

venerdì 28 gennaio 2011

L'Unità d'Italia (in vari oggetti)



(foto da internet)


Per celebrare l'anniversario dell'unità nazionale, il settimanale L'espresso ha stilato un elenco di cose italiane pescando nella storia industriale, culturale, sportiva e popolare del nostro Paese. Una sorta di inventario con cui raccontare l'Italia attraverso i suoi oggetti.
In testa alla classifica ci sono:

a) Il transatlantico Andrea Doria

È stata la prima grande nave nazionale, dopo il leggendario Rex, immortalato da Federico Fellini nel film E la nave va. L’Andrea Doria è stato, forse, l’unico vero transatlantico interamente progettato e realizzato in Italia nel tempo record di un anno e mezzo, presso i Cantieri Ansaldo di Genova Sestri Ponente. La costruzione cominciò il 9 febbraio 1950 e il varo ebbe luogo il 16 giugno 1951, alla presenza della moglie del Ministro della Marina Giuseppe Saragat, in seguito Presidente della Repubblica.


Il caffè è una delle abitudini degli italiani, anche se si è diffusa tra il popolo a Vienna, per mano del polacco Georg Kolschitzky, alla fine del Seicento. Nonostante le origini, il pioniere del caffè casalingo è senza dubbio Alfonso Bialetti che dopo aver lavorato come fonditore in Francia, rientrò in Piemonte e mise in piedi una fonderia, dove nel 1933 progettò la Moka.


In principio c’era la Topolino. Era una 500 (costruita dal 1936 al 1955) ma l’Italia era ancora divisa tra pochi ricchi e tanti poveri e l’automobile, per i più, restava un miraggio. Poi nacque la 600 e, nonostante le agevoli forme di rateizzazione per l’acquisto, la maggior parte degli italiani non se la poteva ancora permettere.



Uscito dalle fantasie delle sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani, Diabolik è stata la prima personalità delinquenziale del fumetto italiano (pubblicato dalla casa editrice Astorina). Non è un caso che il primo numero del fumetto fosse intitolato Il re del terrore (1 novembre 1962). Diabolik usa preferibilmente armi da taglio come il coltello, droghe (Pentothal) e veleni, al posto delle armi da fuoco e si muove nella megalopoli di Clerville. La compagna Eva Kant è anche la sua complice perfetta, che lo aiuta in tutti i colpi.


È uno dei lassativi stimolanti più tradizionali, prodotta dalla Marco Antonetto Farmaceutici. Diventata famosa negli anni Sessanta conservava una confezione di stile quasi Ottocentesco, con una bella scritta in corsivo sulla scatola gialla. Era una purga che si rivolgeva ai bambini. Erano pillole rotonde, originariamente con un retrogusto di cacao, e in seguito anche di fragola. Pure le varie pubblicità del prodotto erano tutte improntate a comunicare il messaggio alla fascia di popolazione più piccola.


La Ferrari è famosa nel Mondo per le sue auto formidabili e per le vittorie nei campionati di Formula 1. La Ferrari è l’unica scuderia automobilistica ad aver partecipato fin dall’inizio (nel 1950) a tutte le edizioni del Campionato del Mondo di Formula 1, ed è quella che ha riscosso i maggiori successi: 16 volte Campione del Mondo piloti, 17 volte Campione del Mondo costruttori, oltre 215 vittorie in Gran Premio.


La Gazzetta dello Sport, fondato il 3 aprile 1896 a Milano, è il primo giornale sportivo italiano ed europeo, e uno tra i più diffusi quotidiani di sempre. Gioia e dolore dell’impiegato nell’era pre-internet, il lunedì veniva setacciata in tutte le sue pagine rosa per capire i motivi della vittoria o della sconfitta della squadra calcistica del cuore. Se oggi la Gazzetta si occupa prevalentemente di calcio, in origine era stata fondata da azionisti che avevano le fabbriche e i maggiori interessi nel settore ciclistico e automobilistico.


Il caffè HAG è stato inventato in Germania, a Brema, nel 1905, per opera di Ludwig Roselius della Kaffe Handels Aktien Gesellschaft, che per non rendere troppo agitato il padre, che faceva l’assaggiatore di caffè, mise a punto il primo processo di riduzione della caffeina. Nonostante le origini tedesche il caffè HAG è il più famoso e diffuso decaffeinato italiano, tanto che spesso per chiedere un decaffeinato al bar, si dice soltanto “mi dia un HAG”. Questo caffè fu introdotto sul mercato italiano già nel 1920 e ancora oggi è prodotto nello stabilimento di Andezeno, a est di Torino.




(foto da internet)



Molti ricorderanno la famosa esclamazione “pitipitum paaah!” che concludeva il trailer su Carosello di Susanna tutta panna, il personaggio inventato per pubblicizzare il formaggio della Invernizzi. Susanna tutta panna diventò anche un bambolotto, raffigurante una bimba grassottella, con la faccia rotonda e i capelli biondissimi, proprio ispirata al Carosello televisivo. Oggi, su e-bay, questi bambolotti si trovano in vendita a prezzi sostenuti (anche a partire da 80 euro il pezzo).


È un marchio storico per la gastronomia casalinga. Le origini del suo dado, cioè di un insaporitore di pietanze, si deve al chimico e agronomo tedesco Justus Von Liebig che nel 1847 ideò l’estratto di carne, attraverso un complesso processo di conservazione. Molto diffuso in Italia fino agli anni Sessanta, in seguito ebbe alcuni acerrimi concorrenti come il dado Star, il dado Knorr e poi il dado Maggi, per tornare più forte sul mercato gastronomico alle metà degli anni Ottanta, con una pubblicità che ne decantava le originarie qualità e una nuova composizione con meno grassi.


Le MS nascono nel 1969 e diventano in pochi anni le sigarette più diffuse in Italia. Nascono da una costola dei Monopoli di Stato e cercano di entrare nel mercato del fumo, per rimediare alla crisi delle Nazionali e per contenere lo spazio commerciale alle sigarette di importazione allora più famose, cioè Marlboro, Camel e Muratti Ambassador. Nel tempo queste sigarette italiane furono definite, partendo dalle lettere iniziali, Marlboro Siciliane, come indizio di una collocazione più popolare delle “colleghe” d'oltreoceano.


Il regista Nanni Moretti si ritrova davanti a un enorme barattolo di oltre un metro di altezza riempito di Nutella, nel film Bianca, in una seduta notturna dove spalma la crema sopra alcune fette di pane e mangia, cercando così di rimediare a un improvviso attacco di tristezza. L’uso della Nutella è molteplice: si può mangiare direttamente dal barattolo col cucchiaino o con un dito; si può spalmare sul pane (per i più golosi anche insieme al burro); si può mettere dentro una crepe calda; si può gustare dentro una brioche; alcuni gelatai la usano per fare il gusto nutella del gelato.


C’è una fotografia del giovane Indro Montanelli con cappotto e cappello, seduto su una pila di libri che batte sui tasti della sua Lettera 22. Lì, c’è tutto lo spirito del tempo: il giornalista e la sua macchina per scrivere. Tra queste la Lettera 22 è stata la più famosa. Era il 1950, l’ingegnere Giuseppe Beccio e il designer Marcello Nizzoli progettarono questo modello per Olivetti e così cominciò la diffusione di massa della macchina per scrivere, interessando molte persone estranee al mondo degli uffici, come scrittori, giornalisti, sceneggiatori.




(foto da internet)




Quando si dice pizza si pensa all’Italia e poi a Napoli, dove la pizza è nata, almeno nella forma e nella composizione che conosciamo oggi. Se parliamo invece di storia dell’alimento le radici si perdono nella notte dei tempi, addirittura è testimoniato che una specie di pizza fosse già presente nell’alimentazione degli antichi egizi. Ancora oggi sono molti a contendersi l’origine della vera pizza, sfidando i napoletani: Benevento, Spoleto, Genova. Il termine pizza deriva dal verbo latino pinsere, che vuol dire pestare, pigiare, riferito alla pasta schiacciata a mano.


“Nella cantina di un palazzone, tutti i gattini senza padrone, organizzarono una riunione, per precisare la situazione. Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due, si unirono compatti, in fila per sei col resto di due, coi baffi allineati, in fila per sei col resto di due, le code attorcigliate, in fila per sei col resto di due”. È l’avvio di una delle canzoni più famose dello Zecchino d’Oro, mitico spettacolo musical-televisivo per bambini che ebbe un grande successo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta.






Spaghetti uguale Italia. Ma gli spaghetti sembra siano stati inventati dai cinesi e importati in Italia da Marco Polo nel 1295. Eppure il cronachista e cartografo arabo Idrisi già nel 1154, in un suo libro dedicato alla Sicilia, parlava di vermicelli, una pasta filiforme. Resta il fatto che nel Mondo, quando si dice spaghetti si pensa al nostro Paese. Fatti a mano, composti industrialmente o trafilati al bronzo gli spaghetti hanno varie dimensioni e sono di solito preferiti con una cottura detta “al dente”.


È il primo grande magazzino italiano. Fondato a Verona nel 1928 come UPI (Unico Prezzo Italiano), modificò da subito il nome in UPIM (Unico Prezzo in Mostra). La caratteristica era che, per evitare l’ingresso di ladri e barboni, si doveva pagare all’entrata. Ogni articolo costava 1 lira, se si voleva acquistare un solo prodotto si pagava 1 lira all’ingresso e si prendeva il biglietto corrispondente, un po’ come i recenti negozi “tutto a 1 euro”. La Standa, catena di magazzini concorrente, nacque nel 1931. Ma già nel 1934 Upim contava 25 magazzini, arrivando a 150 negozi nel 1970.


La Vespa, nonostante il passare dei decenni e delle mode, resta uno degli esempi di design industriale più riuscito al Mondo. Creata nel 1946, progettata dall’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio e prodotta negli stabilimenti Piaggio di Pontedera, la Vespa deve il suo nome a Enrico Piaggio che appena la vide in moto, col suo rumore e la sua forma disse: “Sembra una vespa!”.

mercoledì 26 gennaio 2011

Una colazione made in Italy


In molti paesi si fa colazione con il croissant. Anche in Italia, con la variante aggiunta del cappuccino. Su quest'ultimo nessun dubbio: è made in Italy, ma ci crederete che anche il croissant, francese, il cui termine è stato prestato a molte lingue straniere, è made in Italy?

In italiano si chiama cornetto e, insieme al cappucino, è la tipica colazione degli italiani al bar. Un primato che è solo battuto dalla brioche con la granita in Sicilia per rinfrescarsi dal caldo estivo.
La patria del cornetto alias «brioche», alias «croissant» è Venezia. È la tesi di Gianni Moriani, ideatore del master in «cultura, cibo e vino» all’Università Ca’ Foscari che sull’argomento ha scritto un libro «Cornetto e cappuccino. Storia e fortuna della colazione all’italiana»..


(foto da internet)



Le prime notizie del caffè, materia indispensabile per un buon cappuccino, lo descrivono «acqua negra» e sono del 1615: le portarono a Venezia i viaggiatori da Costantinopoli. Per gli stretti rapporti economici i commercianti italiani, levantini e lungimiranti, decisero d’importarlo. Trent’anni dopo, nel 1645, accadde ciò che oggi sarebbe un boom: Goldoni alla bevanda dedica una commedia, Bach compone una cantata.






L’«acqua negra» entrò nella cultura e frequentare i «caffè» diventò un modo di essere della borghesia veneziana. Ma il lusso viene ben presto gustato anche dalla povera gente, e, come no, dal clero... p.es. dai frati cappuccini. E sarà proprio uno di loro, nel 1683, ad inventare il cappuccino.

(foto da internet)




Marco da Aviano, diplomatico, venne mandato dal Papa a Vienna per coalizzare la lega cattolica contro il nemico turco. Qui, per gustarsi un caffè (che da Venezia intanto aveva raggiunto il resto dell’Europa) entrò in una bottega accanto al Duomo. Non gli piacque granché: l aroma era troppo forte, perciò chiese di aggiungere dell'acqua, poi del latte e il colore scuro diventò marrone. Assomigliava a quello del saio che indossava. L’esclamazione di chi lo servì, per quanto lapalissiana, fu la più immediata: «Kapuziner!».
(foto da internet)
Ma non esiste cappuccino senza croissant, e il professore Moriani, nel libro, spiega anche le origini del dolce che nel nord Italia si chiama «brioche» e nel centro sud «cornetto». Il primo termine deriva da «brier», impastare, il secondo ha una chiara valenza popolare partenopea. E «croissant» che vuol dire? L’origine della nascita del dolce è nella scelta francese del nome: significa «crescente». Come la luna nella bandiera turca. Già, perché il cornetto è legato all’assalto ottomano a Vienna nel 1683, un anno decisivo per la colazione italiana. I turchi, strategicamente, pensarono di sorprendere l’esercito di notte. A far fallire l’attacco, una categoria che di notte lavora, i fornai. È a molti di loro che si deve la vittoria dell’Austria, ma a uno soltanto la creazione del dolce per festeggiarla: una pastafrolla a forma di mezzaluna - appunto «crescente» - , per mangiare simbolicamente gli ottomani.
E così, poiché la repubblica di Venezia confinava con l’Austria, «il dolce - dice certissimo il professor Moriani - prima di arrivare in Francia, per la golosità di Maria Antonietta, sbarcò in laguna col nome “chifel”».
Buona colazione!

lunedì 24 gennaio 2011

L'Italia vista da fuori


Dopo l’attenzione dedicata dalla stampa internazionale all'ennesimo scandalo protagonizzato da Berllusconi, i quotidiani esteri si chiedono come sia possibile che questa situazione non produca immediate conseguenze. Ma quali domande si pongoo gli italiani che risiedono all’estero? Come vedono l’Italia oltreconfine? Il quotidiano italiano La Repubblica ha aperto una casella postale, Vistadafuori@repubblica.it, per raccogliere le opinioni di tutti i residenti italiani all’estero che vogliano esprimere le proprie impressioni sull’Italia di oggi. E non è stato necessario attendere molto: migliaia di messaggi arrivati da tutto il mondo raccontano cosa si pensa dell'Italia fuori dal Belpaese. Tutte le e-mail ricevute hanno in comune lo stesso sentimento: il pessimismo. L’Italia è in Europa, ma è percepita come un'entità distante. Ridicolo, isolato e poco credibile, ecco come definiscono il proprio paese gli italiani residenti all'estero.

Mariano scrive dalla Danimarca:

L'Italia è ormai considerata nord Africa. Il mio capo danese mi mostra la cartina geografica e ridacchiando mi dice che forse l'Italia è il pezzo che manca alla Libia...

Luca da Londra:

Parlavo di Berlusconi con una ragazza. Lei dice: ma che razza di gente siete? Cacciatelo, cosa aspettate?...Ed io, scusa, ma di dove sei? E lei, "Mozambico".

Pierluigi racconta com'è la situazione vista da Bruxelles:
Drammatica per noi italiani, spassosa per i colleghi e amici stranieri. Al lavoro non passa giorno senza che colleghi lituani, polacchi, inglesi, belgi, tedeschi, sloveni e francesi mi fermino in corridoio per chiedermi l'ultima su Papi e le sue accompagnatrici.

Claudio dalla Germania è più amaro:

Negli anni '70 alcuni tedeschi ci consideravano inaffidabili e mezzi-mafiosi. Oggi, e per via delle varie vicende, i tedeschi fanno di peggio: ci ignorano.

Cuchu, dall'Olanda:

Centra
Che si dice dell'ennesimo scandalo che ha coinvolto Berlusconi? Le solite cose, le solite battute, i soliti commenti che noi italiani all'estero siamo costretti a sopportare da quando Berlusconi è Presidente del Consiglio.

Queste sono soltanto alcune delle testimonianze raccolte dal quotidiano, se volete leggerne altre, cliccate qui.
E che ne dite di esprimere anche voi il vostro parere su Berlusconi?

venerdì 21 gennaio 2011

Afiuco


(foto da internet)

Afiuco: il nome, detto così, non dice molto. Ma per chi si affida agli oroscopi ogni giorno, chi crede all'amore e al feeling astrale tra gli ascendenti, chi non prende decisioni importanti se l'oroscopo quel giorno gli è avverso, la notizia è davvero clamorosa: gli astronomi della Minnesota Planetarium Society hanno stabilito che negli ultimi tremila anni la forza gravitazionale della luna è riuscita a inclinare l’asse della terra. L’oscillazione ha provocato un salto di un mese nell’allineamento delle stelle, e i segni zodiacali hanno traslocato dalla loro costellazione di appartenenza. Risultato: un oroscopo tutto da rifare. Dopo 5.000 anni il modo con il quale gli antichi babilonesi definirono l’oroscopo potrebbe essere rivoluzionato.
E quindi entra in gioco un nuovo segno: l'Ofiuco, detto anche Serpentario. Il nome viene dal latino Ophiunchus, e cioè colui che porta il serpente, ed appartiene ad una delle 88 costellazioni.
L'oscillazione dell’asse della Terra avrebbe provocato -il condizionale è d'obbligo- anche uno spostamento delle costellazioni.


(foto da internet)

Nel corso dei secoli le stelle si sarebbero spostate di circa un mese portando in regalo un segno zodiacale in più che abbraccia il periodo compreso dal 29 novembre al 17 dicembre. Cosicché, attenzione! Gli ex sagittario (o quasi) sono avvisati!
La notizia, su internet, ha fatto il giro del mondo.
Shelley Ackerman, un astrologo e portavoce della federazione americana degli astrologi, ha riconosciuto di essere stato sommerso di mail da parte di tantissimi cittadini preoccupati, che non sapevano più quali consigli e previsioni seguire! Una vera e propria crisi di identità astrale! Ma niente paura! E se i razionali scienziati continueranno a scoprire nuove stelle e sistemi solari, gli astrologi non modificheranno mai l'intero sistema per ogni nuovo cambiamento.
Ah! Possiamo dormire tranquilli...

mercoledì 19 gennaio 2011

Un incasso da record

(foto da internet)


È il film italiano più visto di sempre. "Che bella giornata", che, con l'incasso del weekend scorso, ha persino sbaragliato il record di "La vita è bella".
La commedia ha avuto, da subito, una partenza bruciante al box office, insidiando, così, i film di Natale, e poi ha proseguito la sua corsa raggiungendo il miglior incasso del 2010, "Benvenuti al Sud", per culminare con lo storico sorpasso del film italiano più visto di tutti i tempi, "La vita è bella", il capolavoro di Benigni sull'Olocausto, premiato con l'Oscar.









"Che bella giornata" è il titolo del secondo film di Checco Zalone, attore pugliese 33enne lanciato da "Zelig" e da "Cado dalle nubi". Il film è uscito lo scorso 5 gennaio come cine-panettone dell'Epifania, per evitare, così, scontri diretti con i cinepanettoni natalizi Boldi, De Sica, e Aldo Giovanni e Giacomo.






Checco Zalone è sempre lui, quel personaggio ignorante a cui il candore permette di dire e fare cose terribili. In tandem con l'amico regista Gennaro Nunziante, nel film interpreta il custode del Duomo di Milano. Stavolta il tema che scotta è l'integrazione religiosa: Checco incontra una bella ragazza araba, Nabiha Akkari, che coltiva da sola un piano per vendicare i suoi, morti in un attentato. La sua missione è far saltare in aria la Madonnina, per i milanesi la Madunina...


Vi proponiamo i due brani tratti dalla colonna sonora del film, composta in toto dal comico pugliese che sfoggia. tra le varie doti, gli arrangiamenti delle sue canzoni-parodia orecchiabili, con l’intento del tormentone...






E concludiamo con le parole dell'attore: «Per i 400.000 pugliesi lombardi sono il loro Miguel Bosé».



lunedì 17 gennaio 2011

I misteri della Cappella Sistina

Frank Mershberger, un chirurgo statunitense è stato il primo a notare dei particolari inquietanti nella Cappella Sistina: la figura di Dio avvolto in un mantello rispecchia la forma della sezione cerebrale. Suggerisce inoltre che in una tunica dell’affresco sulla Creazione di Adamo sia nascosto un cervello completo e anatomicamente corretto. La tesi di Mershberger viene ribadita dai ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine (USA) che hanno pubblicato un articolo sulla prestigiosa rivista Neurosurgery che dimostra la presenza di cervelli e midolli spinali nascosti negli affreschi della volta.
È possibile che Michelangelo, genio ribelle contro il potere ipocrita e autoritario della Chiesa, abbia voluto nascondere proprio nel tempio simbolo della cristianità, nonché del potere ecclesiastico, un messaggio-denuncia usando dettagli anatomici del sistema nervoso come metafore? Ian Suk e Rafael Tamargo ricercatori del team della Johns Hopkins University School of Medisine ne sono sicuri e illustrano le loro osservazioni con tavole dettagliate. Nel dipinto, Dio, avvolto in un fluente drappeggio rosso è visto dal basso e offre la gola allo spettatore. Proprio i solchi del muscoloso collo di Dio nasconderebbero i contorni di un tronco encefalico umano (incluse alcune porzioni di midollo spinale, del ponte, del lobo temporale e altre strutture sub corticali).


Il collo degli altri personaggi nell’affresco, più o meno nella stessa posizione di Dio, è molto più liscio, per questo motivo le irregolarità su quello della divinità non possono essere accidentali, spiega il medico. Un’altra coincidenza sospetta, continua, è che, benché nel complesso i soggetti nella scena ricevano luce da sinistra, dal basso verso l’alto, la gola di Dio invece è illuminata da destra, dall’alto verso il basso. Con questo espediente, continua Tamargo, Michelangelo avrebbe voluto sottolineare quel particolare nel dipinto. Questa e altre considerazioni hanno convinto i due autori che le loro osservazioni non sono accidentali: Michelangelo ha voluto nascondere di proposito una rappresentazione neuroanatomica nell’affresco. Troppo perfetti quei suoi corpi dipinti per non far apparire quanto meno "strani" certi suoi "errori" banali che se fossero veri sarebbero banali, quasi da principianti. E infatti dietro quelle che appaiono come incongruenze ed errori, si celano in realtà particolari neuro-anatomici altrettanto perfetti. Un tronco encefalico e un midollo spinale degni di un esperto conoscitore di aspetti e dettagli di anatomia proprio nella raffigurazione di Dio.

Ma perché il grande artista del XVI secolo avrebbe fatto una cosa del genere? L'abitudine di molti artisti di dissezionare cadaveri a scopo conoscitivo era noto e, anche se non visto particolarmente bene e in qualche caso combattuto, non era comunque motivo sufficiente per pensare che Michelangelo abbia dovuto sperimentare gli effetti sulle sue abilità artistiche nascondendo questi particolari neuro-anatomici fuori contesto. Il significato che gli si attribuisce porta dritto a un messaggio inquietante che il genio ribelle avrebbe magistralmente scomposto e disseminato nel lavoro che l'allora Papa gli commissionò per la Cappella Sistina. Ne parlano in particolare due libri: il più recente, I segreti della Sistina. Il messaggio proibito di Michelangelo, uno dei bestseller nella classifica del New York Times, scritto dal rabbino Benjamin Bleach, professore associato alla Yeshiva University di New York, e da Roy Doliner, guida vaticana dimostra che le figure disperse nel dipinto, sono in realtà rappresentazioni di lettere dell'alfabeto ebraico.



Stimolati da queste e altre "coincidenze", Doliner e Blech hanno unito le loro forze per dimostrare che le immagini dell'affresco collocato nel cuore della cristianità non sono affatto la summa del pensiero cristiano, ma, al contrario, secondo loro celano
un messaggio rivoluzionario, e per quei tempi eretico, rimasto incompreso per secoli, influenzato dagli studi cabalistici di Michelangelo. Con un codice che fa largo uso della simbologia ebraica e neoplatonica, il grande artista volle infatti esprimere un violento attacco alla corruzione della Chiesa, una nuova concezione della sessualità e l'idea della fratellanza universale tra le religioni.

Doliner e Blech portano quindi alla luce questo nuovo messaggio di questo genio ribelle in lotta perenne contro un potere ipocrita e autoritario con un'indagine storica condotta con rigore e passione che è al tempo stesso anche un racconto incalzante.

L'altro volume, La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro di Heinrich Pfeiffer (Jaca Book, 2007) si concentra invece sull'iconografia della Cappella Sistina partendo dalle pareti laterali dipinte fra gli altri da Botticelli, Perugino, Signorelli e del lavoro michelangiolesco nella volta, nelle lunette per arrivare infine alla parete del Giudizio Universale di Michelangelo.
Tutto ha inizio da una visita alla Cappella Sistina alla fine degli anni '50, all'epoca dei suoi studi universitari, quando padre Pfeiffer notò un affresco di Michelangelo, precisamente quello con “Noé deriso”, che presentava una stretta correlazione con l'affresco parietale di Cosimo Rosselli, posto perpendicolarmente al di sotto di quella scena.
Successivamente, le lunghe ricerche compiute nella letteratura teologica patristica e medievale per giugere all'esatta e corretta interpretazione di tutti gli affreschi della Cappella lo portarono ad ad affermare che il dipinto sia:
un vero e proprio programma filosofico-teologico che anticipa e determina l'intera storia degli affreschi della Sistina, dagli artisti quattrocenteschi sino al lavoro di Michelangelo. Si tratta di un programma iconografico unitario formulato dai teologi di Sisto IV, in pieno Quattrocento, e poi seguito dallo stesso Michelangelo molti anni dopo.

La pubblicazione è, però, anche l'occasione per mostrare la Sistina con un'eccezionale abbondanza di particolari in modo che questo scrigno d'arte "decodificato" nei significati e persino nell'uso dei colori di ciascuna scena.

venerdì 14 gennaio 2011

Regali sbagliati


(foto da internet)

In una recente inchiesta svolta in Europa sui regali sbagliati che abbiamo ricevuto per le feste, risulta che in Italia, oltre il 50% degli intervistati, ha dichiarato di ricevere ogni anno almeno un regalo brutto o indesiderato. Il nostro è un primato assoluto, dato che, a livello europeo, la media è attorno al 28%. Solo i cugini spagnoli sono quasi altrettanto insoddisfatti dai regali che ricevono: il 49% ha dichiarato, infatti, che almeno uno è completamente sbagliato.
In Francia, le cose vanno un po' meglio: i delusi sono solo il 28 %. La Germania è, invece, il paese dove si fanno pochi regali sbagliati o dove ci si accontenta di più: qui la percentuale degli insoddisfatti scende infatti drasticamente all'8%. Sono i risultati di una ricerca realizzata dall'agenzia inglese Research Now e commissionata da Western Union, società specializzata nei trasferimenti di denaro.
Le percentuali sopraccitate però si avvicinano quando la domanda insiste non tanto sul gradimento del regalo, quanto sull'effettivo utilizzo di quanto si è ricevuto. Qui gli spagnoli comandano la classifica e dichiarano di aver avuto "regali che non uso mai o comunque molto raramente": ben il 62%. Poi ci sono gli italiani (58%), i tedeschi (54%) e i francesi (46%). Facendo una media europea sui quattro Paesi, la conclusione che uno su due ha a casa almeno un regalo ( e spesso più d'uno) rivelatosi completamente inutile.


(foto da internet)


Secondo Gabriel Sorbo, una specialista in marketing, la ricerca dimostra "come sia difficile scegliere il regalo giusto per le persone che amiamo". Secondo Sorbo "tutti sbagliamo ogni tanto e i dati mettono in luce come il 54% degli italiani preferirebbe ricevere soldi invece che oggetti. Il contante può essere il modo giusto per fare un regalo perfetto e senza stress". Regali indesiderati, ma anche regali ricevuti più volte, di misura sbagliata o non funzionanti. Dalla ricerca, infatti, emerge come il 17% degli italiani" riceve lo stesso regalo due volte, mentre il 21% ha ricevuto regali di misura sbagliata o che non funzionavano correttamente. I soldi come regalo, invece, sono considerati un dono sentito e personale dal 25%.

Se Babbo Natale, la Befana e/o i Re Magi vi hanno portato dei regali che proprio non volevate, inutili e sbagliati, e se preferite ricevere in dono dei soldi, vi preghiamo di scrivere il vostro reclamo nei commenti. L'anno prossimo andrà meglio (si spera).

mercoledì 12 gennaio 2011

I Polaroiders

(foto da internet)







Circa due anni fa, dopo 60 anni, il gruppo Polaroid disse addio agli apparecchi per le foto istantanee che aveva creato. Una fine annunciata e inevitabile: l'azienda - che aveva smesso di produrre macchine fotografiche per consumatori già da un anno - annunciò la chiusura degli stabilimenti negli Usa, Messico e Olanda dove venivano prodotte le pellicole. Poi, dopo poco, in pieno equilibrio tra l'ormai storico passato e uno sguardo fisso al presente, la Polaroid introdusse sul mercato un nuovo modello di fotocamera con stampante incorporata denominato PoGo, il cui compito primordiale sarebbe stato quello, non semplice, di ritagliarsi un posto nel panorama delle macchine fotografiche attuali facendo leva sui suoi punti di forza.





(foto da internet)


L'azienda era nata nel 1937: all'epoca produceva lenti polarizzate a uso scientifico e militare. La prima Polaroid vera e propria che sfornava foto istantanee era nata nel 1948. fu fondata da uno studente di Harvard, Edwin Land, che lasciò l'università a pochi mesi dalla laurea per creare la compagnia. Il celebre modello Swinger venne introdotto nel 1965 e divenne immediatamente popolarissimo. Negli anni '70 la Polaroid OneStep divenne il modello in assoluto più venduto di macchina fotografica.
Ma gli irriducibili della foto istantanea sono ancora in tanti, spiega Alan Marcheselli: «È il valore di quei minuti con la pellicola in mano, mentre vedi l’immagine nascere, che dà il senso e il piacere della fotografia», parola di polaroider.
Dopo la notizia che la casa madre decise di sospendere la produzione oltre che delle macchine anche delle pellicole, in Marcheselli scattò il desiderio di avvicinarsi al mondo della fotografia analogica istantanea.




(foto da internet)



«Ho iniziato a contattare gruppi di appassionati, a frequentare artisti e a sperimentare la libertà espressiva che ti concede la Polaroid - dice Marcheselli -. E, soprattutto, ho scoperto decine di persone come me, alla ricerca di uno spazio dove non sentirsi pesci fuor d’acqua se a una moderna macchina digitale si preferiva una vecchia analogica».
Così Marcheselli si è buttato sul nuovo progetto: creare il punto di riferimento più importante in Italia per gli appassionati di Polaroid. Allaccia contatti con «The Impossible Project», l’azienda austriaca che ha rimesso sul mercato le pellicole, coinvolge la fotografa Carmen Palermo e il web designer Christian Ghisellini, e insieme a loro lo scorso anno dà vita a «Polaroiders.it», unendo vintage e internet per creare il network dei «discepoli» della foto a sviluppo immediato.





«Chi si avvicina alla Polaroid per la prima volta cerca la riscoperta del fare uno scatto unico, non più replicabile e non riproducibile in più copie», commenta Marcheselli. «La creatività viene lasciata a chi scatta, e non alla macchina come accade nelle digitali. Con le Polaroid è tutto più vero e istantaneo, e ci si può poi comunque divertire a manipolare l’immagine; con il calore, la pressione e tanti altri piccoli trucchi».






E con autentiche leggende metropolitane da sfatare, come quella di sventolare la fotografia per accelerarne lo sviluppo. Parola di Polaroider: falso, visto che si rischia solo di alterarla.

lunedì 10 gennaio 2011

Ottavo (ed ultimo) appuntamento al cinema



L'inizio delle lezioni dopo la lunga pausa natalizia segna la fine de Il cinema italiano del terzo millennio. Proprio così, venerdì prossimo potremo vedere i due ultimi film del del ciclo programmato dal dipartimento d'italiano della EOI di Sagunt: La giusta distanza e Pranzo di ferragosto. Due film diversissimi tra loro per stile, soggetto e linguaggio con i quali speriamo di chiudere in bellezza questi venerdì all'insegna del cinema italiano



Trama:
Quando nel paesino di Concadalbero, alle foci del Po, arriva la nuova maestra elementare, la bella e cittadina Mara, la nebbia sembra diradarsi e gli occhi degli uomini tornano a guardare. È così per Giovanni, diciottenne al primo incarico di inviato per "Il Resto del Carlino" e per Hassan, meccanico tunisino stimato e rispettato, in una parola "integrato". Sotto lo sguardo curioso del più giovane, nasce la storia d'amore tra i due adulti, dapprima sotto il segno dell'inquietudine (Hassan spia la ragazza al buio della sera), poi della passione, infine della tragedia. Solo trasgredendo alla regola della "giusta distanza" raccomandatagli dal direttore del giornale, che lo vorrebbe né indifferente né troppo coinvolto, Giovanni riuscirà a riportare la giustizia nel paese (l'Italia) dei giudizi scontati. (Fonte: Mymovies.it)




Trama:
Gianni ha un lavoro: occuparsi dell'anziana madre, una nobildonna decaduta, capricciosa e un tantino opprimente. Madre e figlio vivono soli in un fatiscente appartamento nel centro di Roma e faticano a tirare avanti, ricoperti di debiti come sono. Nel bel mezzo dell'afa estiva Alfonso, l'amministratore, si presenta alla loro porta per riscuotere quanto gli è dovuto, ma propone a Gianni l'estinzione di tutte le spese condominiali in cambio di un favore: ospitare la madre per la notte e il successivo pranzo di ferragosto in modo che lui possa partire per le terme. L'accordo non prevede però l'arrivo di una seconda signora, la zia di Alfonso, una simpatica anziana con qualche problema di memoria, ma l'amministratore lo convince a tenerla offrendogli del denaro. Gianni è costretto, suo malgrado, a dare asilo anche a una terza "mamma abbandonata" quando l'amico dottore, giunto per fargli una visita di controllo in seguito a un malore, gli chiede di potergliela affidare per non lasciarla sola durante il turno di notte. (Fonte: Mymovies.it)

Opera d'esordio come regista per lo sceneggiatore Gianni Di Gregorio che affronta la sua prima volta da regista attingendo alla sua esperienza personale e regalando una svolta a un fatto realmente accaduto. Incuriosito da quello che sarebbe potuto accadere se avesse davvero accettato di tenere la madre dell’amministratore per le ferie di ferragosto, ci racconta una piccola e tenera storia in cui l’improvvisato ospizio diventa il teatro di una serie di esilaranti scenette che offrono allo stesso tempo diversi spunti di riflessione.