(foto da internet)
Gubbio, una delle cittadine medievali più belle e caratteristiche dell'Umbria, si erge nella parte nord occidentale della regione; ha circa 30mila abitanti ed è nota ai più con l'appellativo di città dei matti, a causa dell'indole imprevedibile e scanzonata dei suoi abitanti. La cittadina, per chi non lo sapesse, rilascia anche la cosiddetta patente di matto. A Largo Bargello, infatti, c'è una piccola fontana attorno alla quale dovrete girare tre volte di corsa per guadagnarvi la patente di matto, un rito tradizionale che ebbe origine nel 1880, con un documento nel quale si fa riferimento alla patente come un'onorificenza rilasciata a chi dimostra amore per le usanze e le tradizioni della città. Attenzione: alla fine del terzo giro attorno alla fontana, si deve essere battezzati con uno spruzzo d’acqua da un eugubino.
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La cittadina fece parte della rete di città della civiltà umbra, e in epoca romana ricevette il nome di Ikuvium o Iguvium. Testimonianze del periodo umbro sono le Tavole eugubine, il più importante documento per la storia dei popoli italici, datate fra il III e il II secolo a. C. che furono scoperte intorno metà del XV secolo: sette tavole in bronzo, in parte redatte in alfabeto umbro e in parte in alfabeto latino, custodite presso il museo civico del Palazzo dei Consoli.
Gubbio è famosa per la scenografica e panoramica Piazza Grande su cui si affaccia Palazzo dei Consoli, e per il Palazzo Ducale, eretto nel secondo Quattrocento per volontà del Duca Federico di Montefeltro.
Fuori dalle mura antiche si trova il Teatro Romano, risalente aI I secolo a. C., restaurato fra l’Otto e il Novecento, che, durante la stagione estiva, è il palcoscenico per spettacoli classici.
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Gubbio è famosa anche per un'altra follia: la Festa dei Ceri che si svolge il 15 maggio di ogni anno in onore di sant'Ubaldo, patrono della città,. Tre pesanti macchine di legno (i cosiddetti ceri) vengono portate a spalla in una sorta di staffetta, di corsa, senza vincitori, fino alla Basilica di sant'Ubaldo, in cima al monte Ingino! L'ordine dei tre ceri (Sant'Ubaldo, patrono di Gubbio, San Giorgio e Sant'Antonio) è sempre lo stesso (vedi>>).
A Gubbio si racconta una favola economica che merita la nostra attenzione: 31 donne protagoniste, sarte di un'azienda in fallimento, che decisero di reinvestire, nel 2015, il loro Tfr (trattamento di fine rapporto), dopo la chiusura della ditta in cui lavoravano, per creare una nuova impresa tessile: la Sartoria Eugubina.
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La nuova azienda, una Srl, contò, all'inizio dell'avventura, sulle 31 sarte che erano, allo stesso tempo, dipendenti e proprietarie di quote, sulla partecipazione di un socio imprenditore (Rudy Severini) e sui fondi pubblici della Regione Umbria (vedi>>). L'attività iniziò con un capitale di circa 100mila euro.
Tre anni dopo l’esperienza è più che positiva: il personale è raddoppiato, e attualmente vi lavorano 56 donne e 4 uomini, specializzati in produzione dei capispalla: e cioè cappotti e giacche.
Sartoria Eugubina lavora per marchi come Cucinelli, Cavalli e Gucci e, ultimamente, si sta specializzando sul servizio su misura. L'obiettivo è quello di poter crescere ancora. Uno degli ultimi assunti è Seku Quattara, un migrante del Burkina Faso, giunto in Italia su un barcone. Seku imparò a cucire nel suo Paese e, dopo un tirocinio di qualche mese, è stato assunto dalla Sartoria Eugubina.
Tutti matti?
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