(foto da internet)
All'inizio erano soltanto fiammiferi con la capocchia in ceralacca colorata, conficcati in un foglio di cartone traforato, poi diventarono grandi spilli di plastica. Niente di complicato, virtuale o digitale, eppure dopo 65 anni i chiodini multicolore del Coloredo non soltanto resistono alla concorrenza dei videogiochi, ma festeggiano un nuovo record di vendite e diventano oggetto di studio.
Nella prima pubblicità il Coloredo era lanciato come "il gioco che non finirà in soffitta" e lo slogan si è dimostrato azzeccato. Da quando Alessandro Quercetti li inventò, nel 1953, i chiodini non sono mai andati fuori produzione e nel 2017, complice anche lo sbarco sul mercato cinese, nell'unica fabbrica di Torino ancora guidata dalla famiglia italiana ne sono stati prodotti 1 miliardo 500 milioni.
Negli ultimi 3 anni, la produzione di chiodini è triplicata e la richiesta è tale che si fabbricano 4 milioni di chiodini al giorno. L'azienda italiana esporta in oltre 50 Paesi in tutto il mondo e in un momento in cui l’85 per cento della produzione mondiale di giocattoli proviene dalla Cina proprio Pechino è diventato uno dei maggiori compratori del gioco.
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A decretare il successo del Coloredo c'è anche l'aspetto educativo del gioco, sottolineato da numerosi studi. I chiodini, infatti, sono importanti per non far perdere ai bambini, nativi digitali, il contatto fisico con il mondo reale e con gli oggetti tridimensionali. "I bambini con difficoltà di coordinazione manuale possono, attraverso i chiodini, migliorare la loro motricità fine, con effetti anche su altre abilità come la grafia, il disegno e la coordinazione manuale nel suo complesso - spiega Andrea Biancardi dell’Università di Bologna - Inoltre attraverso i chiodini possono inventare o riprodurre modelli grafici, allenando così anche le abilità di ragionamento visuo-spaziale.“
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Nel dipartimento di Neurobiologia del Karolinska Institute di Stoccolma, in collaborazione con il Centre de Recherche en Neurosciences di Lione, i chiodini sono al centro di uno studio sulla plasticità del cervello umano. I ricercatori analizzano in particolare il momento in cui si deve imparare a utilizzare un nuovo strumento manuale, in questo caso appunto il gioco dei chiodini, e come questo possa avere effetti benefici su altre funzioni cognitive, come l'attenzione e soprattutto l'acquisizione di una nuova lingua.
Lo studio è ancora in corso, ma ha confermato che le abilità di un soggetto misurate durante il gioco con i chiodini predicono le sue abilità linguistiche. È stato riscontrato infatti che grazie a un prolungato allenamento con i chiodini le abilità motorie migliorano con una ricaduta importante sulle abilità linguistiche.
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I ricercatori sottolineano che le due abilità sono legate, visto che alcune delle aree cerebrali che svolgono queste funzioni sono le stesse. I dati dicono che persone che hanno ottenuto punteggi più alti in un test linguistico sono anche più veloci nel completare un compito motorio con i chiodini. I risultati suggeriscono pertanto che i bambini impegnati per parecchie ore a settimana con i chiodini imparano a parlare meglio e prima. Per lo stesso principio, gli adulti che si avvicinano allo studio di una nuova lingua, e che giocano spesso con i chiodini, apprendono meglio, perché la parte del cervello impegnata in queste due attività è la stessa.
E allora tutti a giocare con i chiodini intramontabili!
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