lunedì 26 febbraio 2018

Ma che licenziamento d'Egitto!




 (foto da internet)

Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo interamente dedicato alla civiltà nilotica ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante del mondo dopo quello del Cairo. Dal 2004 è in gestione alla Fondazione Museo Egizio di TorinoL'anno scorso il museo fece registrare circa 850mila visitatori, risultando l'ottavo museo italiano più visitato in Italia. Il Museo Egizio nacque all'inizio del XIX secolo quando, sulla scia delle campagne napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizie. Bernardino Drovetti, un piemontese che fu console generale di Francia durante l'occupazione in Egitto, collezionò oltre 8.000 pezzi tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti e monili. 






(foto da internet)


Nel 1824, il re Carlo Felice acquistò la collezione e vi unì altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, dando vita al primo Museo Egizio del mondo. Verso la fine dell'Ottocento, il direttore del museo Ernesto Schiaparelli, fece nuove acquisizioni e condusse importanti campagne di scavi in Egitto. Intorno al 1930, la collezione contava già con oltre 30mila pezzi in grado di testimoniare ed illustrare tutti i più importanti aspetti dell'Antico Egitto, dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano. Dopo alcuni lavori di ristrutturazione e ampliamento, nel 2015 il Museo venne nuovamente inaugurato con una superficie espositiva più che raddoppiata, una sala mostre e delle aree per la didattica. Il museo è suddiviso in quattro piani con un percorso di visita cronologico. Al suo interno si trova un'importante biblioteca, spazi di restauro e studio di mummie e papiri e, dal giugno 2015, la struttura partecipa a una spedizione archeologica internazionale in Egitto.







(foto da internet)


In questi giorni il Museo Egizio di Torino è saltato alla ribalta a causa di una polemica sorta in piena campagna elettorale che, semplificando, potremmo riassumere così: l'ex ministro Giorgia Meloni (leader del partito di destra Fratelli d’Italiavs. il Museo Egizio (o contro il direttore Christian Greco).
Perché? Perché il Museo Egizio di Torino, a fine 2017, lanciò l’iniziativa Fortunato chi parla arabo che consisteva in uno sconto (due biglietti d'ingresso al prezzo di uno) a favore delle persone che parlano l'arabo e quindi fondamentalmente immigrati nordafricani. 
Giorgia Meloni, in visita elettorale a Torino,  si scagliò contro il Museo Egizio al classico grido di "prima gli italiani", protestando energicamente dinanzi alla sede e accusando il direttore di essere razzista nei confronti degli italiani.





(foto da internet)

Il giorno del sit-in, Greco, colpito dagli schiamazzi dei seguaci della Meloni, decise di scendere in strada e di spiegare la suddetta iniziativa ai manifestanti.
Il video (vedi>>) fece il giro del web, ma il partito della Meloni rincarò la dose con un altro vizietto tutto nostrano: le minacce. Il responsabile della comunicazione di Fratelli d'Italia, Federico Mollicone, dichiarò: "Una volta al governo Fratelli d'Italia realizzerà uno spoil system automatico di tutti i ruoli di nomina del ministero della Cultura". Ovvero, quando noi arriveremo al potere manderemo a casa Christian Greco e le sue belle iniziative.
Orbene, conviene ricordare ai simpatici seguitori di Giorgia Meloni quanto segue:
a) Il Museo Egizio fa sconti durante l'anno a vari collettivi, come, del resto, tutti i musei del mondo.
b)  il Museo Egizio realizza, nel corso dell’anno, una serie di promozioni e iniziative che hanno finalità educative e di marketing (ad esempio, sconti per chi si presenta in coppia per San Valentino...).
c)  Il Governo italiano non ne nomina il direttore. Il consiglio di amministrazione del Museo è formato da cinque membri: uno nominato dal Governo, uno dalla Regione Piemonte, uno dal Comune di Torino, due dalle fondazioni bancarie (San Paolo e CRT).





(foto da internet)


Nel frattempo, l'operato di Greco ha riscosso numerose simpatie e una parte della stampa ha ricordato, ai seguaci della Meloni, che il Nostro ottenne l'incarico di direttore nel 2014, e venne rispolverato il suo curriculum disponibile ancor oggi sul portale del Museo: maturità classica a pieni voti a Vicenza, laurea in Lettere antiche con tesi in Archeologia a Pavia, master in Egittologia nell'ateneo olandese di Leiden, abilitazione all'insegnamento del greco e latino in neeerlandese, dottorato di ricerca a Pisapiù di trenta pubblicazioni scientifiche, collaborazioni con musei importanti quali il Louvre e i Musei Vaticani, curatore di esposizioni internazionali, spedizioni di scavo, e chi più ne ha, più ne metta... 
La Fondazione del Museo e la presidente  dell'ente Christillin difesero l'operato del direttore e specificarono che "Spetta solo a noi nominare e revocare i dirigenti".
Meditate, gente, meditate...

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