venerdì 16 febbraio 2018

Il Carnevale di Ivrea



(foto da internet)

Anche il Carnevale se n'è andato e ci siamo ricordati, al di là degli sfarzi di quello di Venezia, dei carri allegorici di quello di Viareggio, di una celebrazione assai peculiare in Italia che, secondo il quotidiano The Guardian è una delle migliori mete per assaporare un Carnevale veramente alternativo: il Carnevale di Ivrea"Ivrea la bella che le rosse torri
specchia ... ", scrisse il Carducci della cittadina che  si trova in provincia di Torino.


Se in Spagna c'è la Tomatina -col lancio dei pomodori-, in Italia la più grande battaglia con il cibo si svolge proprio qui, ma a suon di arance. La festa si snoda, infatti, attorno a una sfida tra varie squadre e il lancio dell'agrume si effettua a piedi e dai carri trainati da cavalli. 



(foto da internet)

La battaglia delle arance -che si tiene nel periodo di carnevale- è una tradizione che affonda le radici nel  cosiddetto tuchinaggio (le rivolte contadine contro i nobili che portarono ad alcune forme di protocomunismo) e nella ribellione contro il feudatario di Ivrea che venne cacciato dalla ribellione popolare (rappresentata, durante la festa, dalla figlia del mugnaio che lo avrebbe giustiziato) e che permise alla città di essere un comune libero.  Alla tradizione napoleonica si devono invece la sistematizzazione della celebrazione attuale e l'introduzione della figura del Generale che sovrintende l'evento e del berretto frigio come simbolo di libertà.
Quello di Ivrea è il più antico Carnevale Storico d’Italia ed è un evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa civica popolare dal forte valore simbolico.




(foto da internet)

La spettacolare Battaglia delle arance si svolge per tre giorni nelle principali piazze cittadine. Il carnevale eporediese si caratterizza per un complesso cerimoniale che attinge a diverse epoche storiche fino a culminare nel Corteo Storico. Vera protagonista della festa è la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà ed eroina della festa sin dalla sua apparizione nel 1858. Ad accompagnarla c'è il Generale, di origine napoleonica, che guida lo Stato Maggiore, e poi il Sostituto Gran Cancelliere, cerimoniere e rigido custode della tradizione, gli Abbà, bambini che rappresentano i cinque rioni del borgo e il Podestà, rappresentante del potere cittadino. A scandire il Corteo, le note della banda di Pifferi e Tamburi.



(foto da internet)


Lo spirito dello Storico Carnevale d’Ivrea si incentra nella rievocazione della sollevazione del popolo contro il Marchese di Monferrato che affamava la città. Nella leggenda fu il gesto eroico di Violetta, la figlia di un mugnaio, a liberare il popolo dalla tirannia. Ribellatasi allo ius primae noctis imposto dal barone, Violetta lo uccise con la sua stessa spada e la celebre battaglia delle arance rievoca questa rivolta. In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini e i visitatori, a partire dal giovedì grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il classico berretto frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese.





(foto da internet)

La Battaglia delle arance, l’elemento più spettacolare della festa, rappresenta la rivolta del popolo (aranceri a piedi) contro le armate del tiranno (aranceri sui carri), si svolge per tre pomeriggi (da domenica a martedì grasso) e le squadre a piedi, senza alcuna protezione, combattono contro gli aranceri sui carri, protetti da caschi di cuoio.
Alla battaglia prendono parte nove squadre: Asso di Picche, la Morte, gli Scacchi, gli Scorpioni d’Arduino, i Tuchini del Borghetto, la Pantera Nera, i Diavoli, i Mercenari e i Credendari, che tirano da posti fissi.
I carri, invece, sono divisi in pariglie (2 cavalli) e quadriglie (4 cavalli) che si alternano all’interno delle piazze per pochi minuti.





(foto da internet)

Degno di nota è anche il Corteo Storico del Carnevale di Ivrea, popolato da svariati personaggi di epoche differenti: la Vezzosa Mugnaia (Violetta) con la sua Scorta d’Onore, il Toniotto (suo marito), il Generale e lo Stato Maggiore, il Sostituto Gran Cancelliere, il Podestà garante della libertà cittadina, gli Alfieri con le bandiere dei cinque rioni rappresentati dagli Abbà, la banda di Pifferi e Tamburi. Durante le due domeniche che precedono il Carnevale il protagonismo è tutto dei piccoli Abbà, e cioè i bambini-rappresentanti che vengono presentati dai balconi dei rispettivi rioni. Il giovedì grasso è il giorno del passaggio dei poteri dal Sindaco al Generale, e il clou dei preparativi è sabato sera quando, dal balcone del Municipio, viene finalmente svelato il nome della Vezzosa Mugnaia, l'eroina del Carnevale.


(foto da internet)

La domenica mattina è il Podestà il protagonista di una delle cerimonie più simboliche, la Preda in Dora: e cioè il lancio di una pietra nel fiume che simboleggia la distruzione della sede del tiranno. 
Durante i giorni di festa si svolgono le tradizionali Fagiolate nei rioni della città. Le Fagiolate risalgono al Medioevo, quando i fagioli erano distribuiti ai poveri dalle Confraternite eporediesi. Ad Ivrea si servono i cosiddetti faseuj grass: fagioli cotti per più di sei ore all’interno di pentoloni di rame con cotenne, cotechini, ossa di maiale, lardo e cipolle. 
La festa si chiude con la Polenta e Merluzzo, il mercoledì delle Ceneri. In piazza Lamarmora si può gustare questo piatto della tradizione eporediese.
La celebrazione finisce definitivamente con il saluto tradizionale in dialetto canavesano Arvëdse a giòbia a 'n bòt (Arrivederci all'una di giovedì), formula con la quale ci si dà appuntamento al carnevale dell'anno seguente.

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