(foto da internet)
Dice la nostra amica Carmen Pinedo che la Sicilia non smette mai di stupirci. È vero.
Pochi giorni fa, con una termocamera ad alta sensibilità termica caricata su un drone, i geologi dell'Università di Camerino hanno rilevato, sul terreno dell'area archeologica di Selinunte, in provincia di Trapani, alcune anomalie termiche riconducibili ad importanti strutture sepolte risalenti a circa 2700 anni fa. I risultati del lavoro sono stati illustrati dall'intera équipe di ricercatori, tra cui il direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Enrico Caruso, Fabio Pallotta, geoarcheologo consulente dell'Università di Camerino e da Gilberto Pambianchi, presidente nazionale dei geomorfologi e coordinatore del gruppo di ricerca dell'università marchigiana.
Il lavoro svolto, frutto di un anno di letture e di sopralluoghi, permetterà di procedere alla conoscenza degli strati più profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi.
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La rivoluzionaria tecnica utilizzata dagli esperti si basa su un connubio fra geomorfologia e archeologia che permette di delineare quella che era la disposizione del terreno e degli edifici nell'antichità. Dopo 14 voli effettuati sull'area del parco archeologico, il drone ha rilevato le strutture sepolte.
Parimenti, è stato possibile ricostruire in 3D l'ambiente della città di allora e la sua evoluzione nei secoli.
Selinunte (Σελινοῦς) fu un'antica città greca, sorta nella parte occidentale della costa meridionale della Sicilia. Fu fondata nella seconda metà del VII secolo a.C. da popoli greci provenienti dalla colonia di Megara Hyblaea, una delle prime della Sicilia. Distrutta due volte, dai Cartaginesi nel 409 a.C., e dai Romani nel 250 a.C., la città continuò ad essere abitata fino al XIII secolo circa, quando venne progressivamente abbandonata e ricoperta da sedimenti sabbiosi e vegetazione costiera. Dopo l'anno 827 d. C. vi si stabilirono tribù di Arabi, le cui sepolture sono disseminate negli strati superficiali dell'acropoli. Nel 1551 un monaco domenicano, Tommaso Fazello, la riportò alla luce.
L'attuale Parco Archeologico è tra i più grandi in Europa: comprende al suo interno un'intera città e due zone suburbane destinate ad accogliere a occidente piccoli santuari ed a oriente i grandi santuari.
(foto da internet)
L'attuale Parco Archeologico è tra i più grandi in Europa: comprende al suo interno un'intera città e due zone suburbane destinate ad accogliere a occidente piccoli santuari ed a oriente i grandi santuari.
Il nome della città deriva dalla pianta di σέλινον (appio) che vegeta sulle colline dove essa ebbe sede; con la medesima voce era denominato dagli antichi anche il fiumiciattolo, oggi detto Modione, che sfociava a nord della città.
Importanti scavi, eseguiti dal 1873 al 1925, scoprirono che una parte dell'acropoli era fortificata. Selinunte ebbe il suo porto, oggi interrato, ad est dell'acropoli. Presso la spiaggia emergono avanzi di magazzini e qualche muro forse avanzo di banchina e nel tratto più pianeggiante dell'area archeologica sorgevano i templi.
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Prima degli scavi del 1920-25, dell'acropoli si conoscevano solo i cinque templi e il megaron; oggi conosciamo le fortificazioni della primitiva acropoli, la pianta di altri edifici sacri, quasi tutto il temenos dei templi, il secondo altare del cosiddetto tempio C, qualche casa ellenistica e l'edificio ellenistico che serviva per il mercato, e che aveva un portico sull'agorà.
Studi recenti hanno rivelato l'esistenza a Selinunte di piccoli templi (οῖκοι) molto più antichi di quelli sopraccitati, con caratteri primitivi e con peculiarità proprie dell'architettura greca della seconda metà del sec. VII.
Le immagini offerte dal drone hanno permesso agli studiosi di ricostruire templi e vasche colme di limpida acqua sorgiva che scorreva verso il mare per offrire un prezioso ristoro ai viaggiatori.
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Un'ultima sorpresa: il ritrovamento dell’icona di Ecate o Hekate, la dea che regnava sui demoni malvagi, sulla notte e sulla luna in tutto il mondo greco, di alcuni vasi corinzi, oggetti ornamentali, statue ed addirittura un flauto di epoca greca.
Insomma, una ragione in più per andare in Sicilia...
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