(foto da internet)
Si stima che a Londra vivano stabilmente circa 250.000 italiani, più o meno come a Verona, dodicesima città italiana nella classifica della popolazione residente. È forse proprio questa la ragione per cui la cucina italiana si è affermata al di là dei consueti stereotipi, fatti di spaghetti alla bolognese e pizza con l’ananas. Da qualche anno, poi, nella City sono sempre più i ristoranti che propongono esclusivamente piatti e vini delle varie regioni d’Italia: un fenomeno amato dai connazionali che vivono lì, ma apprezzato anche da tutto il melting pot che a Londra vive, lavora, fa turismo.
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A questa realtà enogastronomica ha dedicato molto spazio Vogue, la stessa cosa l’hanno fatta Londonist.com, vero punto di riferimento per i londinesi, e LoveItalianLife, piattaforma web dedicata all’Italian Food & Lifestyle. Proprio questo sito ha lanciato un concorso per il miglior ristorante italiano di Londra, alla cui elezione hanno concorso chef, critici e lettori. A conferma del successo delle cucine regionali, il titolo è andato a RossoDiSera, ristorante marchigiano di Covent Garden.
Igor Iacopini, fondatore e manager del locale, è partito da Fermo dodici anni fa. In tasca una laurea in economia bancaria, nel cuore la passione per il mangiar bene e nella testa la volontà di promuovere le eccellenze enogastronomiche della sua terra. “Quando viaggiavo all’estero non trovavo mai un prodotto delle Marche, al massimo qualche bottiglia di Verdicchio. Lavoravo nel campo del marketing e ho subito capito che quel vuoto andava riempito.” Riempito di cose di casa. In senso letterale, visto che le mura interne di RossoDiSera sono rivestite con i mattoni ricavati dalla ristrutturazione di un casale di famiglia dell’Ottocento.
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L’inizio è stato complesso, ma la burocrazia britannica è stata una vera alleata: poche procedure, tutte disponibili in rete. “Piano piano abbiamo ottenuto la fiducia dei clienti e quella, altrettanto importante, dei fornitori. Per quanto riguarda i prodotti freschi siamo costretti a rivolgerci al mercato locale, che comunque è ricco di prodotti italiani, ad esempio il pesce dell’Adriatico. Per tutto il resto, ci riforniamo direttamente dalle Marche: vino, olio, salumi, formaggi, confetture. Non mancano prodotti di nicchia come le cicerchie, il lonzino di fichi, l’anice Varnelli, la sapa.” però, probabilmente, la clientela eterogenea potrebbe portare a qualche compromesso, cercando di assecondare il gusto comune, a rischio di snaturare i sapori originali. “Se un piatto non piace preferisco non proporlo, piuttosto che cambiarlo. I vincisgrassi, ad esempio, devono avere la parte superiore bruciacchiata. Ma la cosa non è apprezzata e allora li serviamo solo raramente”.
Consenso unanime, invece, per olive ascolane, cremini fritti, piatti al tartufo, salumi, formaggi.
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Per chi fa impresa a Londra non mancano le preoccupazioni legate alla Brexit, al terrorismo, a un costo della vita in costante aumento che limita la capacità di spesa di chi vive e lavora a Londra. “Bisogna fare fronte comune” – conclude Iacopini – “per dare forza a realtà come la nostra. Noi siamo l’unico ristorante marchigiano di tutto il Regno Unito, il nostro staff è tutto della nostra terra, facciamo conoscere a una clientela cosmopolita vini e cibi dei quali non hanno mai sentito neanche il nome”. Ristoranti, d’accordo. Ma anche ambasciate regionali a Londra.
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