lunedì 15 gennaio 2018

Modigliani: i granchi e i falsi





(foto da internet)

Prendere un granchio è un modo di dire che significa cadere in un errore grossolano. Però, di granchi, ce ne sono vari. Siamo nel luglio 2017, quando la procura di Genova ordina il sequestro di 21 quadri esposti (fra cui il celeberrimo Nudo disteso (ritratto di Cèline Howard) del 1918, presso la mostra internazionale su Modigliani, organizzata nel capoluogo ligure, a Palazzo Ducale. L'accusa: truffa aggravata, messa in circolazione di false opere d’arte e riciclaggio. Una recente perizia ha rivelato che le opere attribuite a Modigliani, esposte dal marzo 2017 a Genova, erano dei falsi clamorosi! L'intervento delle autorità giudiziarie è scattato grazie alla denuncia di Carlo Pepi, l'esperto che, nel 1984, smascherò la ormai famosa bufala delle teste attribuite a Modigliani e ritrovate nei canali di Livorno




(foto da internet)


A Genova, stando alla perizia, l'unico originale della mostra sarebbe solo uno dei disegni esposti!
Palazzo Ducale si è subito dichiarato parte fortemente lesa nella vicenda e gli indagati sono il curatore della mostra, Rudy Chiappini, il presidente di MondoMostre Skira, Massimo Vitta Zelman e il collezionista e mercante d’arte Joseph Guttmann, proprietario di alcune delle opere ritenute false.
Lo scaricabarile era inevitabile e il curatore della mostra, dopo la clamorosa figuraccia, ha dichiarato che l’attribuzione delle opere a Modigliani non è riconducibile al suo operato...
La perizia parla, invece, di opere grossolanamente falsificate, sia nel tratto che nel pigmento e con le cornici provenienti da paesi dell’est europeo e dagli Stati Uniti, per nulla ricollegabili a Modigliani.





(foto da internet)


L’esperto che ha denunciato il misfatto di Genova, Carlo Pepi, sostiene che, sin dagli anni ’80, era convinto della falsità dei quadri esposti a Genova. Il Pepi, uno dei massimi esperti di Modigliani, non è nuovo a queste imprese. Iniziò molto giovane a lavorare come libero professionista nel mondo dell'arte e, nel 1984, intervenne denunciando la falsità delle sculture pescate nei fossi di LivornoViterbo, invece, all’inaugurazione della mostra di disegni giovanili attribuiti a Modigliani, sostenne, con ragione, che quei disegni non erano proprio del maestro livornese. Pepi fu anche il fondatore dell’Istituzione Casa Natale Modigliani e vi creò un centro studi con libri e documenti inerenti alla figura dell’artista con importanti mostre.  
Ma torniamo alla cosiddetta beffa di Livorno che ebbe grande risonanza mondiale: nell'estate del 1984 tre sculture furono ritrovate in un canale di Livorno, la città natale di Modigliani, e gli esperti e i critici d’arte, dai famosissimi Giulio Carlo Argan a Cesare Brandi, furono tutti unanimi nell'attribuire le sculture all'insigne pittore. La città toscana, infatti, proprio in quel periodo, commemorava l’attività di scultore dell'artista, in occasione del centenario della nascita. Al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Maria erano in bella mostra 4 delle 26 teste di Modigliani e la direttrice del museo e curatrice della mostra, Vera Durbé, con la collaborazione del fratello Dario, sovrintendente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, decise di accreditare una vecchia leggenda che girava da tempo nella città toscana: Modigliani avrebbe gettato nei fossi livornesi quattro sculture perché da lui stesso ritenute insoddisfacenti. Iniziò quindi una folle corsa alla dragatura dei canali, un’operazione che ebbe grande risonanza nei media.






(foto da internet)


Tre studenti universitari livornesi Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci decisero di scolpire una testa -con un trapano!- con tratti duri e lunghi, tipici alla Modì, e di gettarla nei fossi. 
La scavatrice, finanziata dal comune di Livorno, lavorò per una settimana senza ottenere nessun risultato; poi il miracolo: l’ottavo giorno, sotto i riflettori delle troupe televisive, le ruspe trovarono la testa nel canale.
Per più di un mese l’altezzoso mondo dell’arte -eccezion fatta del Pepi- gridò al capolavoro ritrovato. Poi i falsari decisero di confessare tutto in un’intervista a Panorama e il settimanale pubblicò alcune foto scattate dei tre studenti in un giardino nel momento stesso in cui realizzarono l’opera.
I tre buontemponi vennero anche invitati in televisione, in prima serata, per eseguire in diretta un’altra scultura alla Modì! 






(foto da internet)


Per dovere di cronaca, ricordiamo che alcuni giorni dopo il primo ritrovamento, altre due teste false furono ritrovate nei fossi. Si scoprì, in seguito, che erano opere di un altro livornese, Angelo Froglia, scultore e pittore, che volle evidenziare come, attraverso un processo di persuasione collettiva, mediante la tv, i giornali e le chiacchiere, le convinzioni della gente fossero facilmente condizionabili. 
Insomma, i grossissimi granchi non si prendono una volta e via...













Nessun commento: