venerdì 27 gennaio 2017

Alberi monumentali





(foto da internet)

Un albero monumentale è una pianta di particolare valore paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale. I criteri per l'attribuzione dell'etichetta monumentale ad un albero sono i seguenti:
a) le dimensioni: la pianta deve avere dimensioni molto grandi per la specie oppure maggiori rispetto agli altri individui della stessa specie;
b) la longevità;
c) i requisiti storici: tutte le piante legate ad un evento storico rilevante vengono considerate monumentali;
d) la rarità: ad esempio una pianta con un grande valore biologico;
e) i requisiti paesaggistici e storico-architettonici: tutte le piante che hanno rilievo nel paesaggio e nelle aree importanti sotto il profilo storico e architettonico.





(foto da internet)

In Italia, i criteri generali per la definizione degli alberi monumentali sono stati definiti da una legge del 2013, la quale stabilisce l'obbligatorietà, per ogni comune, di censire i propri alberi monumentali. 
Il primo Censimento Nazionale degli Alberi di Notevole Interesse ebbe inizio nel 1982, individuando, in tutta Italia, ben 1255 esemplari. Da allora, grazie anche al contributo dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, come, ad esempio,  l'Associazione Patriarchi della Natura e del Corpo Forestale dello Stato, l'elenco degli alberi monumentali è in continuo aumento. 







(foto da internet)

Tra gli alberi monumentali, segnaliamo l'albero più alto d'Italia che ha ben 62,45 metri di altezza e una circonferenza del tronco di 3,31 metri. È un abete dell'Oregon della riserva naturale di Vallombrosa, in Toscana, nel comune di Reggello, in provincia di Firenze. L'albero è stato scovato da SuperAlberi, un gruppo di esperti arboricoltori, agronomi e scalatori del Friuli, che, da quasi 30 anni, opera per studiare, tutelare e curare gli alberi monumentali. 
Gli alberi (alcuni di essi monumentali) hanno anche occupato pagine di rilievo nel cinema e nella letteratura italiana. 






(foto da internet)

Ad esempio, nella bellissima leggenda di Filemone e Bauci, dell'ottavo libro delle Metamorfosi di Ovidio, nella quale Zeus ed Ermes, vagando per la Frigia sotto sembianze umane, trovarono asilo solo nella povera capanna di Filemone e Bauci. Quando Zeus scatenò la propria ira contro i Frigi risparmiò i due coniugi, trasformando la loro capanna in un tempio lussuoso e offrendo loro la possibilità di esprimere qualunque desiderio. Filemone e Bauci chiesero di diventare sacerdoti del tempio di Zeus e di poter morire insieme. Alla loro morte, Zeus li trasformò in una quercia e un tiglio uniti per il tronco. 
O ancora nel bellissimo romanzo ll barone rampante, di Italo Calvino, ambientato ad Ombrosa, un paesino immaginario della riviera ligure, in cui, il protagonista del romanzo, Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una famiglia nobile, dopo un futile litigio avvenuto tra lui e suo padre, decise di salire sugli alberi del giardino di casa per non scenderne mai più.






(foto da internet)

O la celeberrima Quercia del Tasso, sul colle del Gianicolo, a Roma, sotto la quale, Torquato Tasso, l'autore della Gerusalemme liberatanegli ultimi anni della sua vita, poteva ammirare, in silenzio, la vista della città eterna e alla quale lo scrittore Achille Campanile dedicò un delizioso testo umoristico (leggi>>).





(foto da internet)

Nel cinema, ricordiamo il film Il segreto del Bosco vecchio, di Ermanno Olmi del 1993 (vedi>>), una parabola ecologica sul rispetto per l’ambiente tratta da un racconto di Dino Buzzati. Il protagonista del film, il colonnello Sebastiano Procolo, eredita dallo zio parte delle sue tenute, il cosiddetto Bosco vecchio, mentre il resto è stato lasciato al nipote dodicenne di Sebastiano. Il colonnello vuole diventare il padrone dell’intera zona per poterne sfruttare le potenzialità e abbattere tutti gli alberi. Quando il bosco ne intuisce le intenzioni, ricorre ad una serie di geni, custodi degli alberi, che possono magicamente trasformarsi in animali o in uomini, per difendersi.
Nel 2014, il regista Mattia Colombo portò sullo schermo il documentario Alberi che camminano (vedi>>), scritto da Erri de Luca, che narra la seconda vita degli alberi, destinati a diventare navi, sculture, strumenti musicali e croci di vetta. 



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