lunedì 22 febbraio 2016

L'ottava rima (alla cara memoria di Umberto Eco)

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 (foto da internet)

Venerdì scorso ci ha lasciato Umberto Eco, semiotico, scrittore, giornalista, filosofo, editore: un italiano geniale, come ha scritto qualcuno.
Siamo tutti un po' più soli e abbiamo la sensazione di navigare a vista, senza più l'aiuto dell'astrolabio del saggio di Alessandria.
Come ricordarlo in un post? Sono stati scritti fiumi di inchiostro su di lui, e ci è sembrato banale farne un semplice necrologio.
Vorremo ricordarlo, a modo nostro, assieme con due compagni di brigata: Francesco Guccini e Roberto Benigni, esperti nel misurarsi a singolar tenzone in ottava rima


 (foto da internet)

L'ottava rima è una tradizione orale italiana che riguarda i cosiddetti poeti a braccio. Costoro, ancor oggi assai presenti nell'Italia centrale e in Sardegna, si sfidano in gare di improvvisazione. La tenzone è praticata improvvisando i versi in privato o di fronte ad un pubblico che talvolta assegna anche l'argomento sul quale i poeti devono affrontarsi (vedi>>). L'ottava rima ha delle regole precise: 
a) è composta da stanze di otto versi endecasillabi; 
b)  lo schema delle rime di ogni stanza è AB AB AB CC;
c) è obbligatoria la ripresa della rima lasciata dal poeta precedente.
Si narra che più di trent'anni fa, in una fredda serata di dicembre, Francesco Guccini conobbe Umberto Eco, mentre la moglie del cantautore dava alla luce la loro figlia Teresa.  
Guccini fu avvisato dai familiari del lieto evento al telefono della celeberrima Osteria da Vito di Bologna, nella quale il professor Eco e il cantautore mangiavano allo stesso tavolo.


(foto da internet)
Nacque una forte amicizia tra i due che durò negli anni. Cultori entrambi dell'improvvisazione in ottava rima, in cui Umberto Eco eccelleva, si sfidarono in varie occasioni. Anche Roberto Benigni prese parte alle tenzoni. 
Afferma Guccini: “Eco era imbattibile, ovviamente. Ma io me la cavicchiavo, lo mettevo in difficoltà. Benigni, invece, finiva che la buttava sul volgare”.
L'ottava rima, presente anche nelle opere di Boccaccio e di Pascoli, accomunò per sempre i tre amici.
In occasione  di un convegno dell'Associazione Italiana di Semiotica dedicato al gioco, Benigni, premiò l'enigmista Stefano Bartezzaghi, intonando: 

canto il re dell'enigmistica, il solutore, 
colui che nel pagliaio trova gli aghi...




 (foto da internet)


Durante il convegno, Umberto Eco si esibì nel gioco dell'ottava, seguito subito dopo dall'amico Francesco Guccini
Vincitore, come sempre, il maestro Eco.
In sua memoria, abbiamo provato a dedicargli questi versi:

Ci ha lasciato il grande umanista
filosofo, semiotico e scrittore
il maestro, il saggio e il giornalista
di ottave esperto narratore
uomo d'un pezzo, giusto, idealista
 in politica un vero sognatore
e dedichiamo questo post sofferto
in memoria del professor Umberto

Ciao magister!

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