(foto da internet)
Che la cosiddetta agropirateria avesse colpito l'olio, il pesce, la carne, il pomodoro, il parmigiano, la mozzarella e il vino, già lo sapevamo.
Il problema, diffuso in tutt'Italia e in forte aumento nonostante l'impegno da parte degli organi di
controllo per arginare il fenomeno, è un vero e proprio attacco alla salute
e alla sicurezza alimentare dei cittadini. Il giro d'affari, chiaramente, è di svariati miliardi di euro
l'anno.
Finora eravamo restati nell'ambito dell'imitazione (taroccata) di un prodotto
italiano, utilizzando scarse materie prime
che vengono poi confezionate con immagini e colori tipici della nostra terra.
Poi, però, abbiamo scoperto che esiste anche l'Italian laundering, un fenomeno ancora più subdolo e sofisticato, mediante il quale organizzazioni criminali comprano marchi prestigiosi svuotandoli di anni di tradizione, esperienze e qualità, trasformandoli in gusci vuoti come sede di riciclaggio di denaro sporco. In questo modo i soldi puliti vengono indirizzati verso l'esportazione, settore considerato particolarmente remunerativo, consentendo alle associazioni criminali di relazionarsi sia sul piano nazionale che internazionale con organismi e imprenditori rispettabilissimi. In entrambi i casi i capitali si mescolano, si intrecciano, sfumando i contorni tra legalità e illegalità.
(foto da internet)
Poi, però, abbiamo scoperto che esiste anche l'Italian laundering, un fenomeno ancora più subdolo e sofisticato, mediante il quale organizzazioni criminali comprano marchi prestigiosi svuotandoli di anni di tradizione, esperienze e qualità, trasformandoli in gusci vuoti come sede di riciclaggio di denaro sporco. In questo modo i soldi puliti vengono indirizzati verso l'esportazione, settore considerato particolarmente remunerativo, consentendo alle associazioni criminali di relazionarsi sia sul piano nazionale che internazionale con organismi e imprenditori rispettabilissimi. In entrambi i casi i capitali si mescolano, si intrecciano, sfumando i contorni tra legalità e illegalità.
Che cosa può fare il consumatore? Innanzitutto acquistare da aziende serie con
marchi riconoscibili e controllare sempre il rapporto qualità/prezzo. Bando alle super offerte e attenzione al luogo
di produzione.
(foto da internet)
L'ultimo scempio alimentare arriva dalla Puglia, ed è quello dell'alterazione dei colori negli alimenti. Dopo il pane nero colorato con sostanze chimiche, eccoci alle
olive riverniciate di un verde brillante con sostanze pericolissime!
La truffa alimentare, questa volta, è a danno dei consumatori che acquistano le olive dolci da tavola, tipo Castelvetrano. Le norme alimentari prevedono che per togliere l’amaro, caratteristico di questo tipo di oliva, si ricorre a una lavorazione particolare che prevede l’uso della soda caustica. Il processo, oltre al gusto amarognolo, toglie anche il colore del frutto che così diventa meno vivido, tendente al giallognolo e soprattutto mette a nudo eventuali macchie o difetti. E qui l'idea: come ravvivarlo, per naconderne gli acciacchi, utilizzando sostanze vietate dalla legge?
La truffa alimentare, questa volta, è a danno dei consumatori che acquistano le olive dolci da tavola, tipo Castelvetrano. Le norme alimentari prevedono che per togliere l’amaro, caratteristico di questo tipo di oliva, si ricorre a una lavorazione particolare che prevede l’uso della soda caustica. Il processo, oltre al gusto amarognolo, toglie anche il colore del frutto che così diventa meno vivido, tendente al giallognolo e soprattutto mette a nudo eventuali macchie o difetti. E qui l'idea: come ravvivarlo, per naconderne gli acciacchi, utilizzando sostanze vietate dalla legge?
Usando sostanze nocive, bandite dalla legge.
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In questi giorni, 85 tonnellate di olive tirate a lucido in
Puglia, sequestrate dal Corpo Forestale dello Stato che dopo una serie di controlli ha
denunciato diciannove imprenditori. Gli autori dell’illecito usavano un noto colorante: l'E141 (vietato) ma anche il solfato di
rame (vietatissimo non diluito), assai nocivo per la salute. Questa sostanza solitamente impiegata nei
pesticidi può portare nausea, vomito, dolori addominali, e in alcuni casi anche
alla morte!
Meditate, gente, meditate!
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